E’ una presenza costante, quando cerchiamo musica di qualità, Warren Haynes. E anche se il suo ultimo disco solista lo ha fatto quasi una decina di anni fa (“Ashes & Dust”, 2015) il chitarrista e cantante leader dei Gov’t Mule non manca mai di essere presente con la sua “mole” artistica in innumerevoli progetti, che piaccia ascoltare non solo per la caratura del musicista in sè, quanto per le trame che gli stessi lavori intessono d’intorno, con altri grandi musicisti oltre alla continuità di un favoloso passato. Basti a parlar chiaro il sodalizio con Derek Trucks, per esempio, già dal loro feeling nei tardi Allman (di cui prossimamente uscirà lo storico ultimo show, che fu al Beacon Theatre di New York nel 2014) o i recenti concerti in onore del celeberrimo “The Last Waltz” di The Band, così come il “Life Is A Carnival” dedicato a Robbie Robertson, regia di Scorsese al forum di Los Angeles. Warren è un fiume in piena e la sua chitarra lo traduce concretamente: mille rivoli ne intrecciano l’impasto sonoro in corali opere d’arte, non solo per il lavoro di uno, quanto piuttosto per un ensemble propriamente “di concerto”, quand’anche i nostri siano in studio. Così la conoscenza di Jamey Johnson o Lukas Nelson in giro per “The Last Waltz” li ritrova ospiti qua a impreziosire alcune tracce, che trovano sfogo per Haynes anche in questo suo quarto lavoro solista. Le altre, col supporto di musicisti come John Medeski alle tastiere, Terence Higgins della Dirty Dozen Brass Band alla batteria, Kevin Scott dei Gov’t Mule al basso, Saundra Williams e Mayteana Morales per i cori. E l’album “Million Voices Whisper”(Fantasy/Universal) stavolta cede il passo a un’opera molto soul, che lascia il potente rock-blues ai Muli (e al loro trentennale, nel 2025) per imbracciare le Gibson in un contesto intriso di quel che fu per Haynes un primo approccio alla musica cantata, quella di Sam & Dave, Wilson Pickett o Otis Redding.
E ci riesce egregiamente, per quel che la sua voce gli concede alla grande nella quasi dozzina di pezzi che compongono il disco, a cui si aggiungeranno poi delle bonus di studio a impreziosirne l’edizione Deluxe: “Baby’s On The Move”, “Smooth Sailing”, il medley “Find The Cost of Freedom /Day of Reckoning” (di nuovo con Nelson & Johnson), “Back Where I Started” (ancora con Trucks). Ma sembra che “Million Voices Whisper” nasca piuttosto d’intorno a quel che il passato lascia irrisolto, un altro seme gettato in terra che possa germogliare. Ché se mai avessimo il dubbio che l’eredità degli Allman non avesse messo abbastanza frutti, l’altro piccolo segno è in quella canzone che alla dipartita di Gregg Allman rimase incompiuta, la “Real, Real Love” ora ripresa da Haynes a partire dal testo e coadiuvato dall’amico Trucks per dargli linfa musicale, a realizzare nientemeno che lo snodo attorno a cui si sviluppano molte delle trame dell’album.
Proprio da lì, per esempio, alcune delle relazioni tramite le quali prende forma il progetto, Haynes che chiama Trucks e una soul – ballad che progressivamente diviene il cardine del lotto: non a caso Trucks compare anche all’inizio, per l’altrettanto splendida “These Changes” in apertura, manifesto di quanto a seguire. E quando decolla, sappiamo quanto potrebbe arrivare a durare dal vivo, tra la slide che scivola sulla “diavoletto” e gli intrecci della Les Paul in coda, tripudio chitarristico su tappeto d’organo in un jammin’ spaziale. Bravi, come in “Hall Of Future Saints” danzante del binomio Haynes – Trucks, pure in chiusura. Ma “Million Voices Whisper” regala ben oltre l’orizzonte sopra descritto, nel mentre che sulla medesima vena artistica si costruiscono anche gli altri interventi di cui sopra, come Nelson & Johnson appunto, all’incedere tribale di “Day Of Reckoning”, o in tutta la libertà di Haynes di sbizzarrirsi al contrappunto fiatistico di un solare e delicato r&b che pare “Go Down Swinging”. Assaggi, da un disco veramente godibile, che per dirla alla Kerouac, è come “un lungo blues in una jam session d’una domenica pomeriggio”: dialoghi soul e molti intrecci spontanei, e un altro centro nel bersaglio della grande musica.
Matteo Fratti
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