Ci sono artisti la cui musica ci si attacca subito alla pelle e ci ipnotizza al primo ascolto. Walter Wolfman Washington (1943-2022) è tra questi. La sua scomparsa prematura ha lasciato un immenso vuoto nel microcosmo del R&B di New Orleans. Dotato di una innata creatività musicale, di una rara modestia e di una personalità complessa e affascinante, la sua eredità resta, probabilmente, sottostimata da questo lato dell’Atlantico, con quell’inimitabile tocco tinto di funk blues, soul e R&B. Chi tra i lettori lo ha potuto vedere in Europa può ben dirsi fortunato, tanto amava restare a casa, nel suo feudo di Nola. “Feel So At Home”(501 Record Club) , apparso postumo, si colloca nella continuità del suo precedente “My Future Is My Past” (Anti-2018), prodotto anch’esso da Ben Ellman, polistrumentista e cofondatore del Record Club del Tipitina’s. Ellman, sassofonista nei Galactic, ha il pregio di concentrarsi sull’essenziale, togliendo l’inutile: la chitarra e la voce di Wolfman sono dunque messe in primo piano e fanno faville.
Quest’ultima avventura discografica, incisa qualche giorno prima della sua dipartita, ha una visione coerente, calorosa e romantica dell’arte di Washington, di rado ascoltata in questi termini, vista la sua propensione naturale a mescolare stili e generi. La splendida canzone titolo, “I Feel So At Home”, è arrangiata da un altro misconosciuto chitarrista di New Orleans, René Hall. Gli arrangiamenti dei cori e dei violini formano, in filigrana, un eco che sublima gli assolo di chitarra dal fraseggio fluido e la voce senza tempo di Wolfman. Una sequenza da brivido garantita. Il disco si ascolta sprofondati in poltrona e trasporta in un’altra dimensione. Il contrabbasso di James Singleton (Astral Project) punteggia i pezzi che scorrono con la cremosa indolenza tipica della Louisiana e della musica di New Orleans.
Un’atmosfera pacifica, piena di tranquillità, caratterizza questa session, in cui ogni strumento trova il suo posto, è il caso del piano di Steve DeTroy (The Catahoulas) e della batteria di Stanton Moore (Galactic), che orchestrano una benevola alchimia attorno a Walter Wolfman Washington. Le condizioni ideali grazie a cui quest’ultimo , già accompagnatore dell’immenso e compianto Johnny Adams o di Lee Dorsey, ci regali una superba versione bluesy e slow down di “Along About Midnight”. Bisogna gustare i suoi assolo pregnanti, dovuti a suo zio Guitar Slim, come, forse, un regalo d’addio premonitore a tutti i suoi fan della Crescent City. Stessa cosa con “Black Night” e la ballata “Lovely Day”, cantata con voce piena di soul. Un altro viaggio interiore, intimista e commovente è la ripresa di “It’s Rainin’ In My Life”, uno dei vertici dell’album, così come “Sufferin’ Mind”, a sua volta di Guitar Slim, un rimando all’apogeo del R&B di New Orleans negli anni Cinquanta. In breve, benvenuto a quest’album che incanterà gli appassionati delle musiche inebrianti di Nola. Caldamente raccomandato.
Philippe Prétet
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