Con oltre 70 mila visitatori, con circa 100 ore di musica con oltre 20 band presenti, con 3 palchi, con piste da ballo tematiche tra il 25 al 29 giugno ad Inzago si è celebrata la sesta edizione del Vintage Roots Festival. Una rassegna attesa e che attira gente da tutta Europa. Eppure neanche il maltempo e la crisi, che ha invece toccato la scena dei festival italiani, hanno decelerato il buon momento che l’iniziativa di Inzago sta attraversando.
La base della spettacolare rassegna guidata dall’impegno e dalla passione di Davide Bianchie di tutto lo staff dell’associazione del Vintage e’ ricreare le atmosfere made in USA degli anni ’40 e ’50. Non solo dal punto di vista musicale si cura la cucina, la birra americana, le auto d’epoca e il look vintage. Anche per questo festival vale l’assioma: “The Blues had a baby and they called it Rock and Roll” («Il Blues ha avuto un figlio e lo hanno chiamato Rock ‘n Roll») infatti nella rassegna non sono trascurate le origini del R’n’roll. C’è largo spazio anche al il made in Italy integrato armonicamente con il mood del festival tipicamente vintage. Si può immaginare che non è facile trascorrere l’intero festival. Due le giornate toccate dalla nostra presenza: il 26 e il 29 giugno.
Il Giovedì 26 giugno sono andati in scena gli Italiani Monokings, che hanno mostrato tutta la loro mission. L’eloquente obiettivo è quello di reinterpretare quelle sonorità, il suono rauco, che si trova alle origini di Rockabilly, un suono difficile da definire e spesso stereotipato. Tra i brani proposti “My Baby Drives My Automobile”, udite udite il loro nuovo 45 giri. La scena è stata poi occupata dall’elegante e stramba orchestra swing di dieci “hepcats” guidata da Maurizio Meterangelo, voce e contrabbasso e da fiati e tanto divertimento. Il giusto mix per ballare e svagarsi, anche se c’è ancora da migliorare sotto il punto dell’offerta qualitativa. Il repertorio della Billy Brothers Jumpin’ Orchestra si muove e si orienta attraverso brani autografi e cover che ricalcano lo Swing americano di Count Basie, Duke Ellington, Jimmie Lunceford, Tommy Dorsey, Erskine Hawkins, Chick Webb e Louis Prima, senza dimenticare naturalmente lo Swing “pop” Italiano con Fred Buscaglione, Renato Carosone, Alberto Rabagliati, Natalino Otto, resta ampio il loro raggio di azione. Mentre la domenica, ultima giornata del festival, abbiamo come da rituale il giorno piu’ ricco. Si inizia alle 13.00 al “Jumpin Stage” con il Rockabilly dei Rockhouse Trio, band francese che tira in ballo diversi brani dall’album di cover “This Road”. Poi purtroppo la pioggia ha alterato i piani previsti sul palco centrale e i Blues Buddies di Guido Migliaro, sono stati costretti a suonare in una situazione coperta e di emergenza a discapito di una performance che avrebbe meritato una dimensione assolutamente diversa. Migliaro, voce e chitarra, in compagnia dell’altro ex Blue Stuff Renato Federico al piano e da Umberto Sirigatti al basso acustico, hanno riportato alla luce un efficace revival di blues acustico passando dalla tradizione di Charlie Patton, con una bella versione di “Stoney Pony Blues”, a brani autografi di valore come “Broken Bone Boogie” o personalizzando con stile classici come “Deep River Blues”. In successione dopo l’elezione di Miss Pin Up si è cambiato registro passando al country & bluegrass dei Wheels Fargo & The Nightingale, esilarante band italiana che rivisita con fedelta’ la parte bianca delle origini del r’n’r, provate a cercare il video del brano “I Hate My Neighbor” o l’intepretazione di “Mule Skinner Blues” di Jimmie Rodgers.
La band ruota intorno alla voce e figura della cantante carismatica Antonella Tambakiotis, soprannominata ‘The Nightingale’ portando in scena sonorita’ legati alla tradizione country-bluegrass degli anni ’40 e ’50, difficilmente reperibili nel panorama musicale italiano. Dopo un temporale una tregua ha permesso di utilizzare il palco centrale prima con gli spagnoli Chino e The Big Bet, performance non fortunata per via dell’intermittente pioggia e dopo con il pumpin piano show di Denis Mazhukov, dotato pianista russo, che in versione jukebox ha ripercorso le tracce di Jerry Lee Lewis e Ray Charles. Il pianista ha tenuto bene l’irriducibile folla di appassionati suonando in compagnia di Max Pierini alla chitarra e Laurent Mapelli alla batteria (Mad Tubes), mentre al contrabbasso si è aggiunto Pedro Bredeon (The Backseat Boogie). Tenetevi liberi per l’ultima settimana di giugno del 2015 per la settima edizione del Vintage Roots Festival. Il divertimento è garantito.
Antonio Avalle
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