Blues senza censura
di Luca Lupoli
Le recenti polemiche su una supposta censura ai danni di un trapper italiano, reo di insultare il genere femminile nei suoi testi, hanno risvegliato un interrogativo nei fans del Blues, ossia di quanto questa musica rispetti la parita’ dei sessi nella sua accezione piu’ basica, donna e uomo. E’ il Blues una musica maschilista? Difficile dare una risposta categorica. I tormenti amorosi sono uno degl’argomenti principali del Blues e, da un lato, la donna e’ spesso dipinta come un essere umano viscido, traditore e privo di scrupoli, interessata solo al vile denaro. Impossibile qui non menzionare il classico “How Blue you can get”[i] con B.B. King che canta
“I gave you a brand new Ford, you said ‘I want a Cadillac’
I bought you a ten dollar dinner, you said ‘Thanks for the snack’
I let you live in my penthouse, you said it was just a shack
I gave you seven children, and now you want to give them back”
strofe immortali che usualmente terminavano tra le risate generali del pubblico, maschile. Ascoltandole, viene da chiedersi che ne sara’ stato di quei sette poveri virgulti. Dall’altro lato, la donna e’ definita come portatrice di grande gioia, soprattutto in relazione all’aspetto sentimental/sessuale. Questi due elementi si possono trovare dentro anche una singola canzone. Non mancano Blues celebrativi: In “Call my Job”[ii], Albert King canta “Hang the hat off the hook, lock the door too, I’d wish to spend my time with you, (talvolta anche “making love to you”). Il concetto e’ chiaro. Talvolta anche gioioso: Mem Shannon canta “I don’t mean no disrespect and I’m sorry if you may object … Short, fat, skinny and tall, I do not care I love them all…”[iii] Ma mentre Albert King sembra dirigersi verso una lei ben precisa, Shannon, ottimo autore di testi significativi, un po’ divaga. Il problema fondamentale e’ che il Bluesman ama le donne e ne e’ spesso riamato.
Ora i tempi sono piu’ morigerati, ma passate generazioni avevavano figliolanza a due cifre, il mitico Screamin Jay Hawkins[iv] vantava 57 figli/ie e sei mogli, anche se si teme che abbia sorpassato le tre cifre. Uomini di facili costumi. Un caso eclatante di auto-censura riguarda una delle ultime leggende del Blues, Bobby Rush[v], che una ventina di anni fa venne in Europa proponendo il suo tipico spettacolo da Chitlin’ Circuit[vi] incluse tre ballerine dalle movenze sinuose e dai fondoschiena generosi. Durante lo spettacolo, Bobby si avventurava tra queste masse in movimento, profferendo frasi di gioia e di apprezzamento. Niente di scandaloso, uno spettacolo parrocchiale rispetto a quello che si vede oggi. Mal gliene incolse, in Francia venne fischiato da folti gruppi di spettatrici, ignare di aver di fronte il “King of the Chitlin’ Circuit”. Rush decise saggiamente di abbandonare quella parte dello spettacolo, anche perche’ era recidivo, nel 1997 aveva pubblicato un album dal titolo “Loving a big fat woman”. Oggi si direbbe bodyshaming: i tempi cambiano, todo cambia.
Viene da chiedersi che sarebbe successo se invece di Bobby Rush si fosse presentato Marvin “Candy Licker” Sease, idolo di folle femminili, e peso massimo della Malaco, che nella sua canzone piu’ famosa canta “I will lick you till you cum, I’m not lying girl, I just wanna be, eight days a week, your candy licker girl…”.[vii]Folle femminili in delirio, Marvin evacuato dai Navy Seals alla fine dei suoi concerti. Scomparso nel 2011, vale la pena ricordare che Marvin aveva iniziato dal Gospel.
Ovviamente il pattuglione femminile di Blueswomen non e’ da meno, anzi. La bollente LaVern Baker, dopo aver apostrofato Jackie Wilson su mancate prestazioni, afferma: “There ain’t another cunt like me, so you better be nice…”[viii] LaVern sapeva come governare il genere maschile tanto che per venti anni gesti’ un club dell’esercito americano nelle Filippine, dove presumibilmente non si recitava il rosario. E’ un peccato che Denise LaSalle[ix] sia spesso ricordata solo per i titoli delle sue canzoni: “Married, but not to each other”, “I’m so hot”, “Pay before you pump” e “Your husband is cheatin on us”, una specialista dell’adulterio. E’ stata una grande cantante di Southern Soul e autrice dalla vita monacale, due mariti, due figli. Brooks/Koda/Brooks sottolineano che quando negl’anni 20 del secolo scorso Il Blues comincio’ ad essere inciso, le cantanti furono le protagoniste del nascente mercato almeno fino alla meta’ degl’anni 30.[x]
Proprio in quegl’anni scoppio’ la moda del “Dirty Blues” con Bo Carter, Bull Moose Jackson e il piu’ contemporaneo Chick Willis sugli scudi. Jazz, Blues, Vaudeville, fosse quel che fosse, era una musica con testi pieni di sottintesi grevi e ridanciani. Ma e’ difficile trovare un’artista di quel tempo, uomo o donna che sia, che non abbia inciso Hokum style. Giusto per non farsi mancare nulla, nel 1941 Washboard Sam incise “She belongs to the Devil”, titolo che oggi non si potrebbe piu’ utilizzare. Essere artista di Blues al femminile, da Ma’ Rainey in poi, ha significato e significa incontrare una serie di ostacoli piuttosto fastidiosi, per utilizzare un eufemismo. Fortunatamente, le nuove generazioni hanno una sensibilita’ differente, le blueswomen sono aumentate numericamente in modo impressionante e i testi sono decisamente migliorati, se non adattati ai tempi attuali, senza inginocchiarsi al politically correct. Anni fa sarebbe stato difficile ascoltare canzoni come “Blame it on Eve”[xi] di Shemekia Copeland[xii] o “You’re a Queen” di D.K. Harrell[xiii]. Anche il Blues si muove.
[i] How Blue you can get, Leonard and Jane Feathers, approx. 1949
[ii] Call my job, Albert Lewis Perkins, Emery Williams Jr. (alias Detroit Jr.), approx.1965
[iii] Spend some time with me, Mem Shannon, in “Spend some time with me”, Shanachie, 1999
[iv] Screamin Jay Hawkins, Are you one of Jay’s kids?, the Complete bizarre sessions 1990-1994, Manifesto Records
[v] Bobby Rush Songs, Albums, Reviews, Bio & More … | AllMusic
[vi] Inside the ‘Chitlin Circuit,’ a Jim Crow-Era Safe Space for Black Performers – Gastro Obscura
[vii] Marvin Sease, Grown up with the Candy Licker, Malaco Records, 2005
[viii] Think Twice in AAVV, Eat To The Beat, Bear Family Records, 2006.
[ix] Denise LaSalle Songs, Albums, Reviews, Bio & M… | AllMusic
[x] Lonnie Brooks, Cub Koda, Wayne Baker Brooks, Blues for Dummies, IDG Books Worldwide, 1998, pag. 18
[xi] Autori John Hahn e Will Kimbrough
[xii] Shemekia Copeland, “Blame it on Eve”, Alligator Records 2024
[xiii] D K Harrell, “The Right Man”, Little Village, 2023
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