Non sembrerebbe luglio se non ci fosse Umbria Jazz, il festival che quasi ininterrottamente dal 1973 corolla le lunghe giornate perugine. Edizione, quella di quest’anno particolarmente speciale per tanti motivi; innanzi tutto arriva dopo il terremoto che ha sconvolto il centro Italia lo scorso ottobre. Ed il festival è proprio partito dalle località umbre che più di altre hanno subito il sisma, con un’anteprima svoltasi l’1 e il 2 luglio a Norcia attraverso il chiaro messaggio di non dimenticare l’accaduto. Dopo gli avvenimenti di Torino, è un festival più “controllato” e meno libero, con occhi e presenze attenti a ciò che succede intorno; ma ciò è la naturale conseguenza dei tempi in cui viviamo.
Inoltre è l’edizione successiva alla completa riapertura al territorio umbro dopo la sua nuova edizione spring appena svolta a Terni, si torna quindi piano piano alla natura originale del festival. Formula vincente non si cambia e anche quest’anno oltre al main stage ed ai concerti gratuiti per il centro storico, i live della mezzanotte hanno visto il ritorno nel bellissimo palco del teatro Morlacchi con una infinità di suoni, linguaggi e stili sempre all’insegna dell’alta qualità. Parlando di blues, non possiamo non menzionare il debutto per UJ dei Delta Wires di Ernie Pinata, autore, armonicista e voce di origini italiane che insieme al suo sestetto di Oakland, California, ha animato sia Piazza 4 novembre, sia il palco dei Carducci nei dieci giorni di durata del festival. L’entusiasmo di Ernie è contagioso e la band si è dimostrata una scelta azzeccata per il contesto nel quale si sono esibiti. Il loro è un blues elettrico che ripercorre i consueti classici di Chicago alternandoli a originali dal fresco cd “Born In Oakland” e lo show, a volte, può sembrare un po’ “caotico” ma l’energia espressa mette in secondo piano qualsiasi imprecisione per la felicità del pubblico partecipante, sempre numeroso. Da menzionare la bravura del chitarrista Richard Healy. Passando a qualcosa di casa nostra invece, Sugarpie & Candymen si sono esibiti per tutti i dieci giorni presso il palco dei giardini Carducci ed è stato un vero spasso vederli e rivederli più volte. La band risponde ad una domanda di base. Come si sarebbero comportate, se leggende come Queen, Aretha Franklin, Diana Ross o Hendrix avessero vissuto in pieno l’Era Swing?
Umbria Jazz 2017 torna ad ospitare questo particolare progetto, già presente due anni fa, ma il quintetto si distingue per la novità della bellissima voce di Lara Ferrari, che offre colori più bluesy rispetto alla vocalist passata. Evergreen come “Chick to Chick” portata al successo da Ella Fitgerald, “My Baby Don’t Care For Me” ma anche versioni inaspettate di “Fire” di Hendrix o “Come Together” dei Beatles, per letteralmente stupire con brani pop completamente stravolti come “Still Haven’t Found What I Looking for” in veste gospel e “Kiss” in chiave blues. Bravissimi, non solo per la coesione musicale ma soprattutto per il complesso lavoro di arrangiamento. E’ un UJ ricco di presenze femminili quello di questa edizione e tra i set più eccezionali dei free outdoor concerts dobbiamo indicare la performance delle Shake’ Em Up Jazz Band da New Orleans. Il fantastico suono del rag time, dello swing, quando il blues iniziava a trasformarsi e originava i primi movimenti jazz, tutto questo è stato proposto da sei giovani ragazze tra cui Molly Reeves alla chitarra (già ad UJ con altri progetti), l’affascinante Defne Incirlioglu alla washboard e l’ottima Marla Dixon alla voce e tromba.
La fedeltà e l’autenticità del suono proposto, insieme alla invidiabile conoscenza dei loro strumenti (vedi la clarinettista Chloe Feoranzo), hanno sorpreso anche quanti non sono propriamente familiari con questi linguaggi. Sembrava veramente essere tornati indietro di cento anni quando questa musica era l’essenza di NOLA e non solo. Umbria Jazz continua a vestirsi di rosa con una serata tutta al femminile (lunedì 10 luglio nel main stage) intitolata Ladies. La musica come linguaggio universale che unisce più culture e origini, come quelle del progetto Woman to Woman, composto dalle migliori musiciste dell’ultima generazione jazz provenienti da ogni parte del globo, dal Canada al Cile. Sulle melodie della meravigliosa voce di Cecile McLaurin Salvant (scoperta di qualche edizione fa) giocano tra armonie, melodie e virtuosismi il clarinetto di Anhat Coen, il sax di Melissa Aldana, la tromba di Ingrid Jensen sulla base ritmica del contrabbasso di Noriko Ueda, la batteria di Allison Miller senza dimenticare il pianoforte di Renee Rosnes.
Molte di queste già viste sui palchi perugini, ma questa è una vera all star band dai connubi invidiabili e risultati eccellenti, occasione unica per vederle tutte assieme. Da poco autrici di uno splendido cd il loro è un viaggio attraverso la tradizione più classica del jazz, con una verve (non poteva essere in altro modo) elegante e sensibile. Tutte bravissime, ma un particolare cenno al volto di Cecile, vocalità straordinaria ricordando le grandi regine del jazz del secolo passato come Bessie Smith e Billie Holiday. E’ stato uno dei miglior set dell’ Arena. Il ritorno di Dee Dee a Perugia é un gemellaggio con la sua città natale; Memphis. La divina Bridgewater ripercorre quella tradizione musicale che ha reso la metropoli del Tennessee fra le capitali della musica mondiale.
Tra blues, rhythm n blues e soul una delle cantanti più famose al mondo non può che regalare uno spettacolo nello spettacolo, carisma e classe da vendere. La passione che la sessantasettenne mette sul palco dovrebbero essere di esempio a tanti giovani; una voce ancora immutata tra brani di Bobby Bland, Mavis Staple, Al Green e Carla Thomas. C’è spazio anche per “Stormy Monday” e “Rock Me Baby” in un intermezzo ironico e scherzoso insieme alle due giovani coriste Sharisse Norman e Shontelle Norman-Betty. Facciamo un passo indietro, sabato 8 luglio sempre all’arena Santa Giuliana apre la serata una delle tante novità assolute del cartellone; i Lettuce (letteralmente lattuga) sono un sestetto di giovani strumentisti provenienti da Boston, dalla Berckley School Of music, al debutto sui palchi perugini. Grazie ad un sound incentrato sul funk più tosto, dai risvolti praticamente rock, esibiscono un perfetto connubio tra tradizione e nuova generazione, producendo una musica legata molto al ritmo e tutte le sue venature più atipiche. Eleganti quando serve, pragmatici e lineari dove conta, i Lettuce sono bravissimi nei loro 60 minuti. Hanno suonato incessantemente e con innata energia hanno saputo coinvolgere e convincere quanti non li conoscevano ancora. Molti dei brani suonati sono contenuti nell’album “Crush”. Headliner della serata l’inglese Jamie Cullum; per lui un ritorno dopo la partecipazione di qualche edizione fa (sono già passati 10 anni?).
Definirlo crooner, come hanno fatto in molti, è riduttivo per questo prodigio non solo al suo strumento, il piano, ma soprattutto per la vena compositiva che ha dimostrato negli anni. Influenzato dal soul e il rhythm n blues Jamie è un vero folletto, naturale e intraprendente sostenuto da un quartetto impeccabile che dimostra tutta la dinamicità necessaria per seguire la direzione del trentottenne talento inglese. Il suo set è per gran parte caratterizzato da una forte matrice pop, ma quando decide inaspettatamente di vestirsi di blues lo fa con grande naturalezza in uno degli migliori shuffle di tutta la kermesse con reminescenze alla Ray Charles, senza dimenticare la sua persuasiva versione di “The Wind Cries Mary” di Hendrix. Particolare attenzione alle sue patinate ballate. Tra i tanti artisti che in questo 2017 il mondo del jazz ricorda nei 100 anni dalla loro nascita ce n’è uno che ha segnato la formazione di tante cantanti tra cui Simona Molinari. Ella Fitzgerald viene omaggiata dalla bellissima Simona in una nottata intensa che ha visto protagonista il palco del Teatro Morlacchi, quello più dedicato ai concerti di “settore” denominati“’Round Midnight”. “Loving Ella”, questo il titolo del progetto che Simona porta avanti da qualche anno, è accompagnato dal suo quartetto nel quale in aggiunta c’è un personaggio che Umbria Jazz conosce bene; Mauro Ottolini. Uno spettacolo non solo fatto di musica ma anche di racconti riguardanti il trascorso di Ella, cantante che ha fatto la storia del jazz ma come la stessa Simona ricorda, particolarmente legata alle influenze più autentiche del blues. La cantate partenopea è apparsa in gran forma con l’eleganza e la raffinatezza che sempre la contraddistinguono. Tra un classico e l’altro c’è spazio (nel bis) anche ai brani originali che compongono il suo repertorio solista.
Il progetto é stato molto apprezzato da un teatro quasi al completo e oltre la qualità della performance piace sottolineare come Simona abbia ricordato la regina; con passione e grande rispetto. Tanti tantissimi gli eventi e concerti che hanno composto questo nuovo cartellone del Festival, tra i quali va doverosamente menzionata la partecipazione di Brian Wilson, soprattutto perché unica data italiana, ma come sempre va riscontrata l’alta qualità delle proposte in particolare quella dei free outdoor concerts, rispetto alle ultime annate, citando anche il rocambolesco soul-funk-jazz degli Huntertones (altra novità) e i ritmi scanzonati e solari dei newyorkesi Sammy Miller and the Congregation, immancabili dopo il successo dello scorso anno. Cercando di trattare, in questo spazio, i set più legati al blues consigliamo a chi ama la musica, quella vera, di non mancare alle prossime edizioni, perché UJ non è soltanto un insieme di concerti ma un’esperienza unica e indelebile che vi resterà nel cuore. Appuntamento quindi ad Orvieto dal 26 dicembre al 1 gennaio, quando UJ diventerà Winter per la venticinquesima volta e a Perugia dal 13 al 22 Luglio 2018 per un’altra imperdibile avventura.
Simone Bargelli
Comments are closed