Un toscano arrivato a Chicago e tornato con qualcosa in più
Ricordo ancora la sua esibizione a Pistoia nel 1989, quando accanto al suo idolo, Albert King, alla fine fu più applaudito del re e per questo scatenò l’ira dello stesso, come spesso accade ai maestri del blues, questa volta non per esuberanza di esibizione, a parte l’assolo di rito infatti rimase al suo posto a fare la ritmica come doveroso, ma per il campanilismo del pubblico, orgoglioso di vedere sul palco un proprio compagno di passioni, un fratello esibirsi davanti al grande maestro. Nick era particolare, ognuno ha sicuramente qualche episodio con lui condiviso da raccontare, per il meraviglioso miracolo che nessuno ha il diritto esclusivo sulle esperienze vissute con chi ci ha lasciato, ed il racconto di molti, per quanto a volte ammantato di leggenda e un poco ricamato, alla fine riesce a conferire forse un pizzico di immortalità, riuscendo a diffondersi attraverso altre mille e mille vite, perdendosi così lontano nel futuro. Ricordo quando passava da casa nostra e mio padre gli faceva ascoltare la versione di Jim Kahr di “Ain’t No Sunshine”, nonostante l’indubbia classe ed il talento innato il nostro Nick si soffermava ad ascoltare e a cercare di carpire quella particolare interpretazione, sempre disposto a migliorare e soprattutto conscio che non si sarebbe mai smesso di imparare. Non lo vedevo da anni, cosa che mi dispiace molto e che inevitabilmente riguarda sempre più persone, una volta tutte in qualche modo vicine, attorno al salotto di Viale Tunisia, la redazione della rivista Il Blues, ed ora ormai da anni tutti ad inseguire giustamente il proprio sogno, ma tutte le volte che ho avuto la fortuna di scambiare due parole con lui, quel meraviglioso accento toscano mi lasciava sempre con una bella sensazione. Carlo Gerelli, uno dei collaboratori dei primi anni della rivista mi ha ricordato quando con il suo gruppo, i Chain Gang, aprì la serata alla Model T Boogie, in un locale ormai scomparso, il Magia Music Meeting, memorie rimaste indelebili come lo erano gli incontri con Nick. Matteo Bossi ha riportato alla memoria il concerto di compleanno di Gianni Di Ruvo, che volle proprio Nick come ospite d’onore, e a cui andai assieme a mio padre, uno dei momenti davvero importanti legati alla musica, ovvero quello del tempo trascorso con gli amici. Nel 1987 proprio grazie al gemellaggio tra Pistoia e Chicago, Nick assieme alla Model T Boogie di Giancarlo Crea e Dario Lombardo, un gruppo per diversi aspetti avanti anni luce, si esibì al Chicago Blues Festival, quando era uno dei più importanti a livello mondiale. Nick era lì, e sono sicuro che in qualche modo misterioso ma non per questo impossibile, è lì anche adesso a suonare.
Davide Grandi
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