I traguardi o le ricorrenze, sarà persino banale dirlo, vanno celebrati, ancor più se l’occasione è il cinquantennale di attività per Fabio Treves e la sua blues band. E farlo in una serata di inizio luglio, nella sua Milano, in una cornice suggestiva come il Castello Sforzesco, crediamo sia stato memorabile in primis per lo stesso puma di Lambrate. La serata è stata aperta da Francesco Garolfi, abile tessitore di trame acustiche, talvolta con l’uso discreto di un loop. Buona parte del pubblico sta ancora prendendo posto, ma lui prosegue alternando sue composizioni cantante anche in italiano a versioni di classici quali “The Weight”, ricordando un’esperienza a Woodstock con Garth Hudson, “Foxy Lady” o la sua “Sono Solo”, pagina di cantautorato di qualità.
Non siamo a San Siro ma tra striscioni e applausi l’accoglienza che il pubblico riserva a Treves e ai suoi tre soci è accostabile a quella che lo stadio riserva(va) ad alcuni suoi (e nostri) beniamini rossoneri. Gli ingredienti per una festa blues divertente e condivisa ci sono tutti e infatti la band sembra percepire questa energia. Lo si sente già nella cover di “I’m Here, I’m Out, I’m Gone” della coppia Ben Harper/Charlie Musselwhite con i riff carichi e l’armonica incisiva. Le scelte di repertorio spaziano dimostrando la versatilità dell’ensemble, con la sezione ritmica formata da Massimo Serra e Gabriele Dellepiane e Alex “Kid” Gariazzo alle chitarre, lui che Kid lo era quasi letteralmente quando si è unito alla band ormai trent’anni fa.
E ovviamente il leader, Treves generoso e sornione, colora con la sua armonica ogni brano ed un suono sempre dinamico, ora pastoso guardando al suo amico Musselwhite ora più sottile e melodico. Scorrono dunque “Minglewood Blues” o un momento acustico con “Take This Hammer”, con Gariazzo all’ukulele e un pensiero alle troppe morti sul lavoro ancora oggi. Il “lentone” per dirla alla Treves “Heaven In Hell”, la johnsoniana “From Four Until Late” o le atmosfere d’altri tempi di “Between The Devil And The Deep Blue Sea” o ancora il medley strumentale che cita diversi classici degli anni d’oro del rock.
Che bella sorpresa ritrovare Guitar Ray, per anni quinto membro della band, nonché leader degli ottimi liguri Gamblers, chiamato da Treves sul palco per tutta la seconda parte del concerto. Ray è anche un cantante molto espressivo e ce lo ricorda interpretando “Bring It On Home To Me” di Sam Cooke, incidentalmente uno dei primi pezzi che ha interpretato dal vivo con Treves anni addietro. L’atmosfera di ritrovo tra amici si accentua dunque, con una simpatica “Midnight Special” e gli scambi tra Gariazzo e Ray, con Treves che lascia loro momentaneamente il palco, per la cadenzata “Broken Hearted Road”.
Tutti in piedi per il finale “I Washed My Hands In Muddy Water”, poi un omaggio a Chuck Berry e infine un bis sulle note del boogie “Shake Your Hips”. Una festa partecipata e riuscita, per suggellare mezzo secolo di musica di Treves e dei suoi, con il denominatore comune della passione per il blues e della voglia di comunicarlo, “ve voeri ben!” ringrazia lui e il sentimento è senz’altro ricambiato in toto dal pubblico.
Matteo Bossi
Comments are closed