La musica come medicinale; viatico per ogni tipo di trattamento, sia si tratti di malessere psicofisico o semplicemente spirituale, ed in un contesto difficile e inusuale come quello che stiamo vivendo il Trasimeno Blues Festival 2020 assume una valenza curativa e vitale, più di altre volte. L’importanza di esserci diventa quindi prioritaria anche di fronte alle innumerevoli difficoltà organizzative dovute alle restrizioni obbligatorie. Svoltosi quest’anno in un periodo diverso (dal 24 al 30 agosto) rispetto alla sua storica collocazione l’evento, sempre molto atteso, ha coinvolto i territori di Castiglione del Lago, Panicale, Passignano sul Trasimeno e Tuoro nonché il Supernova di Vernazzano e L’Onda Road restaurant di Passignano. Proprio da qui è partita la nuova avventura con il duo Andrea Braido & Nathaniel Peterson; due figure che necessitano di poche presentazioni dato i loro importanti passati musicali. Un set che è inevitabilmente incentrato sulle straordinarie doti chitarristiche di Braido, attraverso una lista che compone gran parte del recente album live “Notes For The Soul”. I classici vengono stravolti dalle capacità armoniche del chitarrista trentino; jazz, country, rock, blues…. tutto è magistralmente inglobato in una struttura che potremmo riassumere con il termine fusion. Una serata da ricordare e raccontare per gli appassionati della sei corde presenti. Particolarmente riuscita la rilettura di “Thrill Is Gone”.
Un super set quello dei Savana Funk, svoltosi martedì 25 al Supernova in Località Vernazzano. Il trio bolognese convince grazie a un suono tagliente e potente costruito sul martellante lavoro del basso di Blake Franchetto; la chitarra di Aldo Betto disegna melodie funk su richiami tipici della psichedelica e dell’afro sound. La batteria di Youssef Ali Bouazza è il cuore pulsante di un’intesa perfetta in un concerto dove è difficile rimanere seduti. La band particolarmente, legata al festival dato le sue passate partecipazioni, si sviluppa su una playlist totalmente strumentale offrendo più di un’ora e trenta di energia positiva, l’ideale per una calda serata d’agosto. Magia pura quella offerta dall’acoustic trio di Corey Harris nell’ideale palco del Supernova di Vernazzano, di nuovo protagonista giovedì 27.
Atmosfera intima e senza “inganni” per un concerto essenziale e ricco di anima; quella che caratterizza il blues pre-bellico in una interpretazione “nuda” e ipnotica. Corey, torna a Trasimeno Blues incantando nuovamente tra gospel e classici del delta come “Walkin Blues”, “Keep Your Lamp”, “Pony Blues”, “CC Rider”, “Catfish Blues”; supportato da due magnifici compagni di viaggio, il bravissimo Lino Muoio al mandolino e Francesco Miele al contrabbasso, puntuale in ogni piccolo arricchimento ritmico. Il silenzio di un pubblico attento e catturato su riletture di Sleepy John Estes, racchiude il miglior indicatore per il racconto della serata, tra le migliori dell’anno. Nel weekend conclusivo di questa importante edizione, torna protagonista un palco storico del festival; potremmo forse definirlo “il palco” del Trasimeno; la suggestiva cornice della Rocca di Castiglione Del Lago con tre eventi aperti da Sugar Blue venerdì 28. Il leggendario armonicista di Harlem è un musicista totalmente cambiato rispetto a come lo ricordavamo in alcuni live di un po’ di tempo fa. Il suo approccio allo strumento con una supertecnica funambolica e roboante è stata messa da parte a favore di un linguaggio essenziale e ricco di emozione.
Le conseguenze sono presto tangibili, più di 90 minuti godibili e mai noiosi; uno spettacolo riuscito anche per merito di una buona band, ancora da rodare un po’, di cui Ilaria Lantieri al basso ne è la nascosta “direttrice d’orchestra”. Sugar non è certo un cantante, ma si fa comunque apprezzare nei momenti più legati al blues; intensissimo il momento dove lo stage lo vede protagonista solo, insieme al suo strumento. Tra “Help Me”, “Hoochie Choocie Man”, “Pontiac Blues” e brani inediti contenuti nel recente e convincente “Colours”, James Joshua Whiting è stato un’inaspettata sorpresa di questa annata lacustre. Da tempo il Trasimeno Blues festival ha rivolto lo sguardo al patrimonio africano e quei suoni all’origine del blues. Baba Sissoko. griot e strumentista del Mali, torna sul palco della Rocca dopo una partecipazione risalente a qualche anno fa insieme a Mighty Mo Rogers.
Presenta il nuovo progetto “Mediterranean Blues” che sintetizza la filosofia del quale da tempo è importante esponente; mix e contaminazione tra usi e costumi, tra cultura africana e melodie occidentali. Lo spettacolo è tutto all’insegna del ritmo, energia limpida in groove ossessivi e ancestrali che creano una sorta di ipnosi sonora. La simpatia e il forte carisma di Baba trasformano il concerto in un vero e proprio viaggio tra racconti e musica, catturando il numeroso pubblico presente. Anche qui, difficile stare fermi anche in tempi di restrizioni covid. Una band che è un sodalizio stesso tra musicisti africani e italiani dove incontriamo il bravo Domenico Canale all’armonica, ma che rafforza concretamente quel messaggio di pace sempre così abusato e bistrattato. Prima del set di Sissoko, Elisabetta Maulo e Roberto Luti avevano incantato in trenta minuti di candida emozione; magistrali! Il festival chiude l’edizione 2020 con i fuochi d’artificio, quelli prodotti dal talento assoluto e dalla chitarra di Kirk Fletcher.
Un set che lascia poco al caso, in formazione trio accompagnato dai bravissimi Jonny Henderson ai tasti e Matthew Brown ai tamburi. Sorprende come sempre per quella sua naturale fluidità, dinamismo e capacità tecnica che si unisce ad un gusto personale fuori dal comune, non a caso è uno dei strumentisti più richiesti e considerati dal settore. Tra rockin blues, soul, rock e funk sarebbe dovuto essere un concerto imperdibile per chi predilige uno strumento principe del blues e non solo….dispiaciuti quindi per tutti i non presenti. L’intensità del suono di Kirk, alla sua terza apparizione al festival, innalza maggiormente la qualità proposta dalla rassegna. Il concerto di Fletcher è stato preceduto dall’interessante intervento di Luca Mongia e Alex Ricci; venti minuti strumentali tra blues e tipici suoni hawaiani in un progetto originale e riuscito. Il programma è stato completato dai live di Little Blue Slim Duo nel curioso palcoscenico itinerante delle barche dei pescatori del lago e dalla Pugno Blues Band presso l’esordiente cornice dell’anfiteatro comunale di Panicale. Una nuova avventura è terminata, probabilmente tra le più difficili di questi oltre venti anni di festival; ne consegue una valenza maggiore di quella che in realtà già possiede, anche perché sarebbe stato facile proporsi attraverso un programma meno ricercato, invece anche nel 2020 la rilevanza e qualità dei musicisti è stata mantenuta e consolidata; complimenti Trasimeno Blues! Al prossimo anno.
Simone Bargelli
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