In una fredda serata d’inverno il Locomotiv di Bologna apre le porte ai Tinariwen, nell’ unica data italiana del loro corrente tour. Il numeroso pubblico accorso per l’occasione viene accolto da un sottofondo field recording di desert blues. L’attesa è breve: la musica si ferma, le luci si abbassano e nella penombra fa la sua comparsa il combo di Tessalit, accompagnato dagli applausi e dalle grida di approvazione dei presenti. Dopo le presentazioni, Abdallah ci annuncia con rammarico che, a causa di problemi personali, il bassista Ag Leche non potrà partecipare al resto del tour.
Nonostante ciò la musica della band è a partire dal primo brano affilata e pericolosa: ammaliante e sensuale, incanta sin dalle prime note, ed è incarnata nell’espressione del leader Ibrahim, il cui sguardo dalla malinconia infinita lascia intuire le vicissitudini del musicista.
A fare da contraltare le mosse di danza di Alhassane, prorompente nella sua gioiosa ed aggraziata fisicità. Con il felice incipit introduttivo inizia il viaggio nell’antico blues maliano, che tanto ha reso famoso l’ensemble: la musica si fa sempre più coinvolgente e ci trasporta in un presente arcaico, in cui gli arabeschi vocali e chitarristici rendono vive le storie della gente del deserto. Quella dei Tinariwen è in questo senso musica del mondo e nomade, ma con una consapevole cognizione delle proprie radici. Nel live vengono proposti brani tratti dai vecchi dischi, fino a nuove composizioni inedite, che verranno pubblicate nell’album di prossima uscita, le cui aspettative da parte degli appassionati non verranno sicuramente deluse: il pubblico ascolta e si lascia trascinare dai racconti di Ibrahim e soci, e accompagna l’esperienza con battiti di mani e di passi di danza. Bisogna riconoscere merito al chitarrista Intidao e al percussionista Said di sostenere senza tregua l’attacco dei guerrieri in blu, e far fronte così alla mancanza di un bassista. Il brano finale per il bis inizia con un intensa ballata acustica ad opera di Abdallah, a cui poi si aggiungono gradualmente gli altri musicisti: la musica è maestosa, e sembra per l’ultima volta di perdersi fra i miraggi del Tenerè e i volti del suo popolo, importante presenza tra il pubblico. D’altronde i Tinariwen sono da sempre portavoci dell’identità e delle istanze della popolazione berbera. La carovana riprende il suo cammino, prossima tappa sarà il Bataclan di Parigi, luogo che si presta al messaggio di pace, speranza e multiculturalità della band. Il deserto non è mai stato così vicino.
Lorenzo Tuccio
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