Il nuovissimo “House of Sticks” conferma i Black Tornado di Thorbjørn Risager come una delle band che sanno meglio coniugare il sound a stelle e strisce con la chiara matrice europea: gli otto musicisti danesi hanno registrato l’album tra aprile e giugno 2024, utilizzando i Medley Studios e i MillFactory NuVenue Studios di Copenaghen. La mano esperta del leader, affiancata dal bassista Søren Bøjgaard e dal chitarrista Joachim Svensmark, garantisce una resa sonora che avvolge l’ascoltatore, portandolo attraverso paesaggi sonori che spaziano dal blues più grezzo al funky, fino a tratteggiare ballate dal sapore intimo e nostalgico. I fiati della title track d’apertura inaugurano un viaggio che inizia con un’interessante commistione di sonorità, quasi più legate al folk nordeuropeo che al blues, che invece viene proposto decisamente nella successiva “Already Gone”, che si caratterizza per il suo ritmo e i suoi assoli, raccontando una storia di amore perduto con la tipica intensità emotiva della band. Con “Light of Your Love” si viene immediatamente catturati dalla freschezza del brano, orecchiabile e sofisticato allo stesso tempo, mentre “Long Time Ago” ha qualche accenno di new wave, con qualche passaggio che richiama gli Eurytmics. La cadenza di “Said I Was Hurt” ha un che di retrò ma il suo crescendo progressivo permette di apprezzare l’ottimo arrangiamento.
Uno dei vertici del dischetto è certamente “Inner Light”, un brano funk intriso di soul che sfodera una sezione di fiati brillante e un groove accattivante: nonostante il testo rifletta sul passare del tempo con malinconia, Thorbjørn Risager riesce a iniettare ottimismo con il suo timbro caldo e potente. “We’ll Get By” è la tipica canzone di matrice cantautorale, magistralmente guidata dalla chitarra acustica, a cui segue l’atmosfera densa e trascinante di “Out of The Rain”. L’affiatamento tra i membri del gruppo emerge una volta di più nell’accattivante “Climbed A Mountain”, dove la sezione fiati guidata dal talentuoso Hans Nybo e gli interventi corali arricchiscono ulteriormente il tessuto sonoro. Il finale è lasciato alla rilassante “Fine Summer Night”, in cui la slide sembra emergere dalle zone paludose che in parte abbiamo incrociato o solo intravisto in questo itinerario. Thorbjørn Risager e soci ribadiscono ancora una volta la qualità e la meritata fama che hanno guadagnato in oltre due decenni di carriera, regalando un album che intreccia energia, introspezione lirica e arrangiamenti ricchi di sfumature: questi appaiono evidenti tanto nelle canzoni più dinamiche quanto nelle ballate, dove ogni strumento sembra raccontare una parte della storia. Di una storia che guarda al futuro senza dimenticare le radici.
Luca Zaninello
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