stan mosley

“No Soul No Blues“. Cosa aspettarsi? Che gli appassionati di blues e soul si rassicurino. Effettivamente, malgrado il titolo sia una sorta di trompe-l’œil, nel nuovo lavoro di Stan Mosley si avverte la scuola del Southern Soul o Deep Soul e le note bluesy. Ouf ! Alla fine, benché sempre di meno, gli album di soul sudista  contengono sempre qualcosa in grado di deliziare i nostalgici dell’epoca di Johnnie Taylor o Bobby Womack. Originario di Chicago, è del 1952, ma stabilitosi a Houston, Texas, Stan Mosley ha fatto centro firmando per la Dialtone e mettendo a segno uno strepitoso ritorno sulle scene. Ci ricordiamo delle sue registrazioni per Malaco, tra cui il notevole “The Soul Singer”(1988) e diversi dischi per altre etichette come Mardi Gras, CDS e Double Duo.

Non appena questo disco è uscito, ancora caldo, dagli studi Wire, Eddie Stout, patron della Dialtone di Austin, Texas, che l’ha registrato e prodotto non lesinava gli elogi, “i giapponesi hanno detto che questo disco suonava talmente bene che non potevano attendere oltre per pubblicarlo e sono d’accordo, è uno dei dischi dal suono migliore che io abbia prodotto”. (La P-Vine giapponese ha pubblicato una versione con due bonus rispetto alla versione texana). Questo nuovo lavoro valorizza la voce profonda e soulful di Stan Mosley, sublimata dai fratelli Moeller, fedeli accompagnatori di Eddie Stout. Il quale si è assicurato, come spesso succede, il supporto dei Texas Horns, la formidabile sezione fiati formata da Kaz Kazanoff, John Mills e Al Gomez, a loro si sono aggiunti Anthony Farrell alle tastiere e Mike Archer al basso. L’osmosi tra questi musicisti di alto livello è stata immediata.

L’inizio è torrido con una “I’m Back To Collect” molto funky, firmata da Bill Coday e con “Blues Man (No Soul No Blues)”. L’incontro tra blues e soul è da brividi, come in “Losing Hand” dell’immenso e compianto Little Milton. “What You Need” permette di riprendere fiato con un ritmo lento, lowdon, di grande effetto. Come rivestita di luce emerge allora la diva della Louisiana Crystal Thomas, che interpreta due brani, il primo “Stomp” (di un certo Wilson Pickett) e il secondo un duetto con Mosley per cantare lo standart “I Can’t Get Next To You” (The Temptations, Al Green). Bella scelta quella di “Right Next Door (Because Of Me)” che i fan di Robert Cray non mancheranno di riconoscere, ma anche una superba e innovativa versione di “I Smell A Rat”, con l’arioso Hammond B3 di Anthony Ferrell. L’album prosegue con due canzoni a tempo medio, “Change Of Heart” e “Woman Need To Be Loved”. La versione Dialtone termina con “Undisputed Love”, dagli accenti bluesy. I due bonus presenti nell’edizione P-Vine sono “This Train”, in odore di gospel e la non meno valida “You Need Love”, interpretata un tempo da Muddy Waters e composta dal grande Willie Dixon, al cui repertorio attingono tuttora i musicisti della Windy City, per la gioia degli appassionati. Siamo dunque impazienti di (ri)vedere Stan Mosley sul palco del festival di Lucerna il prossimo novembre, per rivivere l’atmosfera molto rhythm and blues dei fantastici anni Sessanta. Un album semplicemente eccezionale!

Philippe Prétet


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