Rosetta Nubin alias Sister Rosetta Tharpe (1915-1973) è stata una delle più grandi cantanti gospel della sua generazione. Un’interprete dalla voce possente e incantatoria e dal grande carisma comunicativo. La sua musica flirtava sovente col blues e lo swing. Fervente adepta dell’ “holy blues”, sulla scia di Blind Willie Johnson o di Rev. Gary Davis, è stata uno dei talenti più controversi della sua epoca, sconvolgendo i puristi con la sua folgorante entrata nel mercato secolare. Suonando nei club e nei teatre, ha contribuito a far entrare la musica spirituale in quella mainstream e all’ascesa del pop-gospel. Sister Rosetta Tharpe era nata il 20 marzo 1915 a Cotton Plant, Arkansas, i suoi genitori, Katie Bell Nubin e Willis Atkins lavoravano alla raccolta del cotone. Sua madre, che cantava a suonava il mandolino, era un membro attivo della Church Of God In Christ (COGIC), una chiesa che favoriva l’espressione musicale, la danza e la predicazione tra le donne. Sin dall’età di quattro anni, Little Rosetta Nubin si rivela un prodigio al canto e alla chitarra. A sei anni già canta nel gruppo evangelico di sua madre, conosciuta col nome di Mother Bell, seguendola nelle numerose tournée nel Sud degli Stati Uniti. Negli anni Venti, Katie Bell Nubin e sua figlia si stabiliscono a Chicago e continuano a prendere parte ai concerti religiosi della COGIC. Molto presto appare chiaro che il talento di Rosetta si situa molto al di sopra degli standard abituali, sia al canto che, soprattutto, alla chitarra, uno strumento allora poco diffuso tra le donne. Soprannominata “Godmother of rock’n’roll”, avendo giocato un ruolo preponderante nella creazione del rock’n’roll, la Tharpe è stata la prima a combinare gospel e blues con un ritmo rock. Eccellente chitarrista, è anche la prima a suonare gospel con la chitarra elettrica, influenzando, tra gli altri, Chuck Berry, Elvis Presley, Little Richard e Johnny Cash.
A Chicago Sister Rosetta Tharpe comincia ad affinare il suo stile unico, dotata di un tonante vibrato, il suo fraseggio vocale e chitarristico si ispira molto al blues. Si allinea al mondo secolare con un senso dello spettacolo e del glamour del tutto unico tra le interpreti gospel della sua epoca. Messa sotto contratto dalla Decca nel 1938, Rosetta Tharpe diviene una vedette dall’oggi al domani, i suoi primi dischi, tra cui “Rock Me” e “This Train” di Thomas A. Dorsey, sono grandi successi. In poco tempo si esibisce al fianco di superstar adulate dal pubblico quali Cab Calloway e Benny Goodman. Conduce una esistenza quasi schizofrenica, restando nelle grazie del suo pubblico con una serie di incisioni quali “Precious Lord”, “Beam Of Heaven” e “End Of My Journey”, riuscendo anche ad affascinare il crescente pubblico bianco con interpretazioni di spirtual arrangiati uptempo quali “Didn’t It Rain” e “Down By The Riverside”.
Incredibilmente, il produttore e appassionato di jazz Zev Feldman ha trovato i nastri del suo concerto a Limoges, nel grande teatro, scandagliando gli archivi dell’Institut National de l’Audiovisuel (INA). Per anni ha cercato di trovare una etichetta per pubblicarli, senza però riuscirci. Col suo socio Cory Weeds ha dunque deciso di pubblicarli sulla loro label, Deep Digs. “Live In France-The 1966 Concert In Limoges” è stato registrato durante l’ultima tappa di una intensa tournée europea, per iniziativa dell’Hot Club de France. Le note di copertina dell’esperto Jean Buzelin apportano un surplus di informazioni sui suoi viaggi in Europa, con molte foto rare. Si tratta di un concerto solista di Sister Rosetta Tharpe, nel corso del quale ha suonato ventuno canzoni gospel alla chitarra e al piano, per un pubblico che non aveva molta familiarità col genere. Lei lo ha saputo conquistare-concedendo tre bis-ipnotizzandolo con la sua travolgente energia comunicativa.
Tharpe era al suo meglio, il suo gospel era affascinante e contagioso, ma mano che lo spettacolo andava avanti. Comincia con una lettura quasi professorale di “This Train”, sostenuta da accordi rockabilly e coloriture blues. La sua voce è sobria ma guadagna subito autorevolezza. Gli effetti “stomp box” col pedale, i riff di chitarra distorta roots rock e la voce poderosa conducano il pubblico in un battimano indiavolato. La Tharpe attinge al blues del Delta pur cantando parole religiose e spirituali. Suona il piano su “Up Above My Head, I Hear Music In The Air”. Un filo più discreto rispetto alla chitarra, il suo stile al piano si colloca tra Thomas Dorseey e Meade Lux Lewis. “Down By The Riverside”, dal ritmo sfrenato, trasuda groove che manda in visibilio il pubblico, la successiva “When The Saints Go Marching In” lo infiamma definitivamente. “Jesus Met The Woman At The Well” è profonda e spirituale; un racconto biblico sconvolgente, intinto di blues nell’animo, narrato con dolore e pentimento, il tutto sublimato dalle linee melodiche del canto e un glissando di accordi. Lo spiritual “Traveling Shoes” è costruito su un giro rockabilly e le vampate blues di Sister Rosetta Tharpe, mentre gli applausi entusiasti del pubblico la sostengono. “That’s All-Denomination Blues” è un eccellente esercizio chitarristico. Il canto si fa predicatorio, le dita veleggiano sul manico della chitarra, alternando fraseggi fluidi e armonici spezzati. Il concerto termina con la sua inimitabile versione di “Nobody’s Fault But Mine”. La sua voce è un manifesto grezzo per la determinazione e la fedeltà di fronte alle prove, alle difficoltà e alla morte fisica e spirituale. Uno degli apici dello show di Limoges, molto probabilmente una delle sue migliori incisioni dal vivo. Correte dal vostro negozio di dischi di fiducia, non lo rimpiangerete. Imperdibile.
Philippe Prétet
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