Sono trascorsi 50 anni da quel 9 ottobre 1973, data della scomparsa, avvenuta a Philadelphia, della straordinaria Sister Rosetta Tharpe, appena cinquantottenne. Un’occasione da cogliere al volo per celebrare l’eredità musicale e culturale di un’artista per moltissimi versi rivoluzionaria e irripetibile. Dunque, qui di seguito, riproponiamo ai lettori l’articolo su di lei apparso sul n. 158 de Il Blues

La più grande donna in musica di tutti i tempi

di Sara Bao

Sister Rosetta Tharpe è la più grande donna in musica di sempre. Del rock, del blues, del gospel, del soul, eccetera, eccetera. Ok, c’è chi sarebbe pronto a coprirmi d’insulti per questa affermazione portando in palmo di mano nomi come Patti Smith, Janis Joplin, Aretha Franklin e Tina Turner. Va bene, sono tutte grandi donne in musica, ma la Sister lo è di più. Perché?

Rosetta Tharpe, classe 1915, nata in Arkansas da genitori raccoglitori di cotone. Il padre è anche un cantante e presto viene lasciato dalla moglie che decide di diventare un’evangelista itinerante per la Church Of God In Christ. Insomma, i geni musicali, specialmente gospel, Rosetta li ha ereditati tutti. A quattro anni comincia a seguire la mamma che viaggia in lungo e in largo per diverse città del Sud degli Stati Uniti a predicare:  Rosetta in queste occasioni comincia a esibirsi in pubblico e spesso nel suo repertorio ci sono due pezzi molto tristi, “The Day Is Past And Gone” e “I Looked Down The Line”, quest’ultimo diventato poi un masterpiece di Rosetta. Durante questi viaggi incontra molti personaggi da cui trae ispirazione, tra cui il pianista cieco Arizona Dranes. L’ha sentito a St. Louis mentre cantava il pezzo “The Storm Is Passing Over” con fervore e una dizione perfetta, due elementi che hanno poi caratterizzato anche la carriera di Rosetta.

Nel 1920 la famiglia si trasferisce a Chicago, città che ha avuto sicuramente una grande influenza sulla giovane artista. Tre lustri più tardi, la giovane musicista si sposa con il predicatore Thomas Thorpe. Un matrimonio infelice, come ricorda Rosetta, tanto che decide di lasciare il marito, trasferirsi a New York con la madre e cambiare il suo cognome in “Tharpe”.

Dal 1936 al 1938 Rosetta continua a lavorare nelle chiese fino a quando in autunno si unisce alla Cab Calloway Revue per introdurre il gospel allo sfavillante Cotton Club: è in questo momento che Rosetta fa il passo che nessuna cantante di gospel ha mai fatto, diventando la prima artista cross-over, molti anni prima che l’espressione diventasse di uso comune. Altra cosa da sottolineare è che se nel blues l’unica cantane e al contempo eccellente chitarrista è stata Memphis Minnie, nel gospel ci pensa proprio Sister Rosetta a mantenere questo ruolo. Inoltre, sono stati molti i chitarristi folk blues ad avere a che fare con l’ambito ecclesiastico, ma la Tharpe è stata la prima a incorporare il blues urbano degli anni ‘30 alla musica gospel.

Le prime registrazioni in studio sono datate 1938 per la Decca Records, quando Rosetta ha solo ventitre anni. Fin da questo primo incontro con la sala d’incisione Rosetta s’imbatte nell’annoso problema “musica sacra-musica profana”: i brani creano scandalo tra molti fedeli che sono rimasti basiti dal peccaminoso mix di testi ecclesiastici e melodie diaboliche creato dalla Tharpe. I laici invece hanno capito al volo che la Sister sa il fatto suo e ha in mano le carte giuste, o meglio, le chitarre giuste, per riuscire a sfondare nel music business. La prima canzone che incide è “Rock Me” scritta da Thomas Dorsey a cui segue la sua versione di “Denomination Blues” di Washington Phillips.
In quello stesso anno, il nome di Rosetta è anche nel cartellone di “From Spiritual To Swing”, l’evento organizzato da John Hammond al Carnegie Hall di New York per far conoscere al pubblico bianco la musica afroamericana, dagli spiritual appunto, fino allo swing. Ma non è tutto, perché la Tharpe nel ’38 partecipa anche ad alcune serate del Café Society assieme a nomi come Benny Goodman e al già citato Cab Calloway.

La rivista Life pubblica un articolo su come “Rosetta commuove i santi la domenica e intrattiene i grandi spendaccioni il lunedì”: al Cotton Club ha osservato che il pubblico bianco non apprezza i brani più profondi, quindi si limita a suonare spiritual ritmati, riarrangiando “Didn’t It Rain”, “Down By The Riverside” e “Up Above My Head I Hear Music In The Air”. Il 1938 è stato un anno di gloria che ha contributo non poco a far circolare il suo nome e a renderla famosa.

Il 10 gennaio 1939 Rosetta torna in studio e registra sei canzoni, tra cui “This Train”, suo cavallo di battaglia e sintesi perfetta del connubio tra sacro e profano grazie a tematiche evangeliche unite a schitarrate elettriche indiavolate.

La terza sessione di registrazioni per la Decca si tiene il 13 marzo 1941 in cui Rosetta incide esclusivamente brani sacri come il traditional “Sit Down” e “There Is Something Within Me” scritto assieme alla madre anni prima. In quello stesso anno si unisce alla big band di Lucky Millinder con cui registra anche in studio: pezzo celebre di queste sessioni è sicuramente il classico “Trouble In Mind” scritto da Richard M. Jones e “Shout, Sister, Shout” di Millinder stesso. Nel 1943 Rosetta lascia la big band e comincia la sua carriera solista aprendo le serate al The Streets of Paris, un celebre night club di Hollywood.

Sister Rosetta Tharpe

Durante gli anni della Seconda guerra mondiale la Tharpe è impegnata in numerosi tour viaggiando parecchio accompagnata da validi quartetti gospel, tra cui i Dixie Hummingbirds. In quel periodo continua anche a registrare in studio, in particolare canzoni religiose tradizionali come “Let That Liar Alone” e “God Don’t Like It”. Il gusto del pubblico sta cambiando: l’era della big band è in declino e l’R’n’B con le sue sonorità elettriche e i suoi ritmi muscolosi comincia a farsi strada nel fiorente mercato dei juke box. La musica sacra non è immune da questi sviluppi. Rosetta guarda subito al futuro entrando in studio con il Sammy Price Trio con cui incide molti brani, tra cui “Strange Things Happening Every Day” che si piazza al secondo posto della Harlem Hit Parade: è la prima volta che nella musica gospel si sentono duettare una chitarra e un piano.
Come risultato della sua popolarità, Rosetta si dedica ora esclusivamente alla musica religiosa. Una conferma del suo successo è l’apparizione in un programma prodotto da Alan Lomax in cui la Tharpe appare insieme alla leggenda del country Roy Acuff: è estremamente raro che musicisti bianchi e neri appaiano insieme in un programma del genere.

Dopo un breve periodo di stop dalle registrazioni, Rosetta nel 1947 inizia a registrare in coppia con Marie Knight. Sintesi di questo connubio musicale è sicuramente la celebre “Up Above My Head”.

Nel 1956 termina il contratto con la Decca e comincia una nuova avventura con la Mercury, ma in quel periodo vige la calma piatta e gli artisti fanno la fame. Fortunatamente il critico Hugues Panassié, grande fan di Rosetta, le organizza una serie di concerti in Europa che si protraggono per quasi un anno. Gli anni ’60 sono fruttiferi per tutti i “grandi dimenticati” che avevano visto il loro apice di successo durante gli anni ’30 e i primi ’40. Anche Rosetta Tharpe nel 1960 cavalca l’onda del blues revival in Europa assieme a stelle come Muddy Waters.

Ma ora torniamo un momento all’inizio.
“Patti Smith, Janis Joplin, Arethe Franklin e Tina Turner. Va bene, sono tutte grandi donne in musica, ma la Sister lo è di più. Perché?”.

Punto primo. Perché la Rosetta è stata anticipatrice. Tampa Red e Georgia Tom hanno inventato il rock’n’roll nel 1928 col brano “It’s Thight Like That” e Sister Rosetta Tharpe dieci anni dopo ha inventato il rock sfoderando una Gibson in chiesa. E’ l’atteggiamento che conta quando si vuole precorrere i tempi.

Punto secondo. Sister Rosetta Tharpe ha un’espressione che esprime gioia e rabbia allo stesso tempo. Cos’è il rock se non liberazione? E cos’è il blues se non sfacciata ironia? La Tharpe è una pioniera anche per il fatto che in quell’epoca di musica a compartimenti stagni lei è stata una delle prime a mescolare elementi provenienti da generi diversi: parole del gospel, verve del rock, ritmiche R’n’B, siparietti pop, parentesi jazz e chi più ne ha più ne metta. Un po’ ciò che si cerca di fare oggi per essere inclusivi e senza barriere. Quindi la Sister ha profetizzato la globalizzazione musicale? Sì.

Punto terzo. Rosetta è una donna! Una donna musicista! Una donna musicista nera! Una donna musicista nera negli anni ’30! Serve che vi ricordi le condizioni sociali del Sud degli Stati Uniti in quel periodo? Razzismo, sessismo, discriminazioni varie, credo possano bastare. “Donne in rock” è un gran bello slogan inventato per raggruppare in genere tutte quelle musiciste e cantanti degli anni ’60 e ’70 che hanno segnato l’epoca del rock. Sarebbe bello però non avere la memoria così corta e aggiungere alla mischia anche personaggi come la Tharpe, “mamma” di tutte le altre.
Punto quarto. Sister Rosetta ha influenzato moltissimo le super star di qualsiasi genere musicale, dall’ancheggiante Elvis Presley, al countryman Johnny Cash, da Eric “Manolenta” Clapton fino a “Miss Peaches” Etta James e a sua maestà Bob Dylan.

Punto quinto. Secondo voi, una che organizza il suo matrimonio come un concerto gospel in uno stadio con 25.000 testimoni paganti non è da considerarsi una vera rocker al pari di Joplin e colleghe?

Sister Rosetta Tharpe

Mentre qui in Italia Rosetta Tharpe è relegata ad un angolino impolverato e oscuro, negli Stati Uniti per fortuna qualcuno si ricorda ancora di lei, tanto da farne pure uno spettacolo teatrale. Nel 2017 infatti è uscito “Shout Sister Shout!” che celebra l’incredibile vita di questa artista basandosi sulla biografia scritta da Gayle Wald con una sceneggiatura pungente e vivace, proprio come lo era la Tharpe. Questo spettacolo è la necessaria testimonianza di una delle donne più straordinarie dell’ambiente musicale mondiale: vittima di sessismo e razzismo, ma sempre esuberante e sorridente, Sister Rosetta Tharpe ha cambiato le regole del gioco spianando la strada a quelle che oggi consideriamo le “Donne in Rock”.

Il 9 ottobre 1973 si spegne una delle luci più brillanti del panorama sonoro novecentesco, ma la sua rivoluzione gioiosa è riuscita a strappare una stretta di mano tra Dio e Diavolo che ha cambiato tutto l’universo musicale successivo. Rosetta Tharpe ha cantato le lodi al Signore e ha strizzato l’occhiolino ai piaceri secolari, ha infranto la linea del colore definita da Du Bois e ha pure abbattuto il muro dei generi musicali con largo anticipo.
Allora, vi siete convinti o no che Sister Rosetta Tharpe sia la più grande donna in musica di tutti i tempi?

 

 

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