Sarà la vicinanza con la Svizzera, in ogni caso l’inizio del concerto di Shemekia Copeland nella centralissima piazza Cavour di Como, a pochi passi dal lago, avviene proprio alle 21.30. L’acquazzone rovesciatosi sulla zona nel tardo pomeriggio fortunatamente ha concesso una tregua e Shemekia e la sua band possono salire sul palco, attesi da un pubblico abbastanza numeroso (ricordiamo che il concerto era gratuito) e attento.

Nel panorama attuale Shemekia occupa una posizione centrale tra le cantanti blues, cresciuta negli anni in personalità e sicurezza nei propri mezzi, alla guida di un gruppo rodato, coi due chitarristi Arthur Neilson (con lei da molto tempo) e Willie Scandlyn, e la sezione ritmica formata da Kevin Jenkins  e Robin Gould, ci starebbe bene anche un tastierista, ma comunque l’ensemble assolve in pieno il proprio compito. Il repertorio è fondato in buona parte sugli ultimi tre dischi, prodotti da Oliver Wood, che impostano il suono lungo coordinate a metà strada tra la tradizione e l’attualità, come ben evidenziato dall’attacco di “Outskirts Of Love”, canzone titolo dell’ultimo album, quello del suo ritorno su Alligator. Poi ecco “The Battle Is Over” su temi tristemente reali o la ripresa paterna “Devil’s Hand” o ancora un brano come “Somebody Else’s Jesus”, dedicato a tutti quelli che sono, per dirla come Shemekia “a parole devoti al Signore, ma odiano un sacco di altra gente”. Ci sono piaciute “Ain’t Gonna Be Your Tattoo”, una sorta di manifesto femminista e “Never Going Back To Memphis”, molto ben costruita con quel suo andamento sinuoso e “Married To The Blues”, proveniente addirittura dal suo disco d’esordio. Ammirevole la ripresa di “Lord Help The Poor And Needy” (Jessie Mae Hemphill), del quale la Copeland dà una interpretazione piena di rispetto e senso. Colpisce il controllo, vocale e musicale e la professionalità di Shemekia; il pubblico applaude coinvolto e la richiama per un bis, “Let The Good Times Roll”. Un bel concerto di un’artista che, a neppure quarant’anni, sembra aver raggiunto un equilibrio davvero interessante, le auguriamo di conservarlo nel tempo.

Matteo Bossi e Silvano Brambilla

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