Sax Gordon, che di cognome fa Beadle, è un musicista americano che più volte ha messo piede in Italia, ed ogni volta i suoi espansivi concerti sono stati segnati da equivalenti applausi del pubblico. Ecco dunque che l’intuito dello storico instancabile organizzatore di concerti e non solo, l’autoproclamatosi Rev. Gianfranco Skala, non si è lasciato scappare l’occasione di proporlo presso il locale “La Tana Garage” di Turbigo, in virtù del fatto che ad accompagnarlo c’era l’ottimo combo, tastiere (il ceco Jan Korinek), basso e batteria, del bravo chitarrista/cantante Luca Giordano.Oggi nel mondo del blues/r&b dove pullulano chitarre e armoniche principalmente come strumenti leader, sentire un sax tenore avere un ruolo di primo piano è alquanto inusuale. Sax Gordon non è un artista che fa girare tutto intorno alle doti tecniche, le mostra quanto basta per tessere una ragnatela stilistica dove cattura diverse anime che hanno una coloritura blues, r&b, funky, rock’n’roll. Con il suo strumento ha una relazione quasi intima, ci soffia dentro con veemenza, poi con dolcezza, poi con sobrietà e riproduce note con la similitudine della voce umana. Sax Gordon, anche nella parte di cantante è in piena forma, grazie anche al supporto di Luca Giordano & band che dall’alto di una ormai certificata professionalità e acutezza, è leader di un gruppo che per la coesione con il sassofonista americano, sembra che sono uniti da tempo.
Il nostro plauso va anche al fatto che Sax Gordon non ha sciorinato cover forzatamente acchiappa applausi, orientando il concerto maggiormente su pezzi autografi presi dai suoi dischi, favorendo l’ultimo uscito l’anno scorso “Rock & Roll Lives Here”, da dove ha riproposto “I Need Your Love”, “Somebody In The World For You”, “So Hard”, “Tell It”.
Il pubblico ha apprezzato, cantando, ballando e applaudendo calorosamente sia gli interventi di Luca Giordano, notevole nello slow blues “The Way It Is”, sia l’impegno delle tastiere e sezione ritmica. E’ diventato ormai celebre il “siparietto” del Reverendo Skala con la frase “one more” per chiamare i bis, prontamente risposti con l’aggiunta del sassofonista italiano, Diego Alloj, e piacevolmente apprezzati perché, pur essendo improvvisati, hanno badato più alla sostanza che non a rincorrersi in lunghi assolo.
Silvano Brambilla e Matteo Bossi
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