Bobby Rush
Il concerto più atteso di tutto il cartellone della trentasettesima edizione dello storico DeltaBlues di Rovigo, strategicamente posizionato nel fine settimana di chiusura del festival, già lasciava prevedere la classica ‘chiusura col botto’ e si è rivelata infatti, in sintesi, una serata perfetta.
Il set di apertura è affidato ai Sacromud, band italiana che nei messaggi subliminali conficcati sotto la pelle della loro musica, ne fanno un concerto di lotta sociale in forma ‘teatro canzone’.
Ripercorrendo le più belle canzoni estratte dal loro omonimo album uscito nel 2022, già entrato a far parte dei migliori capitoli discografici del genere, accendono l’atmosfera in quello che non è forse considerabile un tradizionale set d’apertura ma un vero e proprio concerto prima del concerto. Un’apertura di lusso, una sorta di stesura di tappeto rosso agli onori di Bobby Rush, attingendo dalle atmosfere minacciose dei peggiori luoghi di New Orleans e dal cuore profondo dell’America in perfetto equilibrio tra Jack White e Fantastic Negrito e Dr. John. Quaranta minuti di medley ipnotico e penetrante che a fronte di un’esecuzione stilistica perfetta lascia spazio alla riflessione come di rado succede.
E’ il momento di Bobby Rush, che in un velocissimo cambio di set è pronto ad accendere la fiamma tra fantasticherie teatrali in stile vaudeville, atmosfere dowhome Chicago Blues, funk e southern soul che lo hanno reso il Re del chitlin’ circuit contemporaneo.
Nato nel 1933 ad Homer in Louisiana e ancor oggi, a novant’anni suonati, straordinariamente energico e in sorprendente forma fisica, Bobby Rush, con 70 anni di carriera sulle spalle, 3 Grammy Awards e 18 Blues Music Awards è a tutti gli effetti consacrato Leggenda del Blues.
Magistralmente affiancato dalla band statunitense con guest la performer cantante e ballerina Mizz Lowe, ha letteralmente alzato la temperatura in piazza Annonaria, rivelatasi cornice e teatro di perfette caratteristiche per lo spettacolo.
Da consumato intrattenitore e personaggio scenico, forte di una matura contaminazione di blues, funk e persino tra i responsabili del primo germoglio rap, profondamente calato nella realtà del ghetto del Sud e del Midwest, ha regalato al pubblico del DeltaBlues oltre un’ora e mezza di canzoni, storie, sermoni profani, allusioni sessuali, scioglilingua e balletti accompagnato da un suono classico, rigoroso, forte e deciso. Da ‘Chicken Heads’ a ‘Woman Knock Kneed Man’ fino a ‘Nickname’ e ‘I Ain’t Studdin’ You’ e altri successi, ha inanellato una performance con una rapida successione di brani rivelandosi ancora oggi come un istrione, comico, trascinatore, predicatore di riferimenti culturali, modello per gli uomini e sex symbol per le donne.
Non fosse per l’orario di chiusura, Bobby non finirebbe mai, regalando prima un bis, poi un altro e un altro ancora, inaugurando, infine, un ballo collettivo ai piedi del palco con tutto il pubblico presente. Uno spirito generoso e positivo, contagioso per tutti gli appassionati di blues oltre che fonte di divertimento per chiunque abbia avuto la fortuna di assistere.
In sintesi, come predetto, una serata perfetta, già entrata nelle pagine della rispettabilissima storia del DeltaBlues, fama riconosciuta da musicisti e appassionati d’Europa e degli Stati Uniti.
Lorenz Zadro
Video di Giulia Pesarin
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