Già molto apprezzata in Francia, le apparizioni italiane di Robin McKelle sono meno frequenti, anche se alcuni appassionati la ricorderanno ad esempio sul palco di  Porretta qualche anno fa. Benvenuto allora il suo passaggio al Blue Note milanese il 4 maggio scorso, con una band rinnovata e un nuovo disco appena pubblicato, “The Looking Glass”. Un lavoro che si discosta dal precedente, una riuscita immersione nel Memphis Sound prodotta da Scott Bomar, in favore di suoni moderni, più articolato e meno soul e con arrangiamenti calibrati frutto della collaborazione con Steve Greenwell (noto per i lavori con Joss Stone).

Volti nuovi appunto anche nella formazione che la supporta dal vivo, un quartetto giovane che suona molto composto a partire dalla sezione ritmica, Adam Jackson e Matt Brandau, con il chitarrista Eli Menezes e il tastierista Jake Sherman a completare l’organico. Tutti al servizio della voce di Robin McKelle, uno strumento duttile, capace di abitare le soul ballad, pezzi funky o pagine cantautorali con eguale disinvoltura.

Foto di Matteo Bossi

Foto di Matteo Bossi

Nella prima parte del concerto presenta soprattutto canzoni da “The Looking Glass”, come “Stay” leggera ma piacevole, col coinvolgimento del pubblico, “Gravity” oppure “Brave Love”, particolarmente sentita. Robin acconsente volentieri ad una richiesta pervenutale via mail, cantando il classico di Bucharach, “Walk On By”, accompagnata solo dal chitarrista. Poi la band esce e la McKelle si siede al pianoforte, per un omaggio a Prince, “abbiamo appreso della sua scomparsa all’inizio del tour e così ho deciso di fare questa canzone in suo onore” e interpreta benissimo “Nothing Compares To You”, seguita da un’altra ballata di sua composizione, “Remember”, tra l’altro racconta introducendola “il primo brano autografo che ho inciso in un mio disco”, chiamando a raggiungerla Jake Sherman in veste di armonicista. Ancora da sola inizia la beatlesiana “With A Little Help From My Friends”, dopo la prima strofa la raggiungono i suoi musicisti e la canzone si trasforma, prendendo corpo appieno in un bel crescendo. Ricordiamo ancora una pregevole “So It Goes” e due bis generosamente accordati al pubblico milanese, che saluta cantando e ballando un pezzo funk alla Tina Turner. La McKelle ha confermato di essere una  vocalist interessante e versatile, spontanea e  con diverse frecce al proprio arco, dipende solo da lei decidere in quale direzione scagliarle, tra jazz / soul e rhythm and blues venato di pop.

Matteo Bossi

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