Come voi, immagino, nutro un immenso rispetto per i primi chitarristi elettrici di Rhythm and Blues degli anni Quaranta, i veri pionieri del rock and roll. Il problema è che Charlie Christian, l’inventore dello stile di chitarra solista “bop-chorus”, T-Bone Walker e molti altri grandi musicisti di quest’epoca sono stati troppo spesso sottovalutati. Di questo lotto fa parte anche un loro contemporaneo, Auburn Pat Hare (1930-1080) assieme a Jimmy Nolen, Pete “Guitar” Lewis o l’immenso Matt”Guitar” Murphy, al quale potremmo paragonarlo per l’eleganza del fraseggio. Pat Hare era un solista dotato di un raro senso della melodia. Chitarrista incendiario, dallo stile immediatamente riconoscibile, alternava possenti sequenze di accordi a passaggi buesy su una sola corda, anticipando, in qualche modo, il suono che Jimi Hendrix tirerà fuori dalla sua Stratocaster quindici anni più tardi. Conosciamo la storia di Pat Hare, geniale chitarrista e personaggio singolare, nato il 20 dicembre 1930 a Cherry Valley, Arkansas, col nome di Auburn Hare. Nel 1940 la sua famiglia si trasferisce in una fattoria nei pressi di Parkin, Arkansas ed è a quest’epoca che il giovane Auburn, che sua madre soprannomina Pat, comincia a suonare la chitarra. Da adolescente prende lezioni da Joe Willie Wilkins, che suonava nel gruppo di Sonny Boy Williamson e partecipa alla trasmissione radio King Biscuit Flour di quest’ultimo. Rimane anche affascinato dallo stile di Howlin’ Wolf e suona persino nel suo gruppo durante i week-end nell’area di Forrest City/West Memphis, quando è ancora giovanissimo. Wolf lo utilizza anche nella sua trasmissione radio in onda su KWEM di West Memphis. Hare compare in radio anche accanto a James Cotton, Willie Nix, Joe Hill Louis e in seguito, su WDIA di Memphis, una radio nera, dove accompagna il cugino Walter Bradford.
In questo periodo, il giorno di Natale del 1949, cinque giorni dopo il suo diciannovesimo compleanno, sposa una ragazza di tredici anni e si trasferisce a West Memphis. Hare fa i suoi inizi su disco con Bradford per una session organizzata al Sun Studio di Sam Phillips nella primavera 1952. Il disco, “Dreary Nights/Nuthin’ But The Blues” (Sun 176) è talmente raro che nessuno ne ha mai vista una copia. Dopo una prima session con Bradford ce ne sarà un’altra, il 14 giugno 1952, per quattro canzoni, tra cui una “Lucy Done Moved” che mette in risalto la voce di L.C. Hubert. Dopo Howlin’ Wolf (che lo ha con tutta probabilità licenziato per il suo comportamento problematico nello stesso anno), entra a far parte del gruppo di Little Junior Parker, con il quale resta fino all’aprile del 1953. Possiamo ascoltare Hare su otto brani dell’album degli album di Parker tra il 1954 e il 1957.
Il 14 maggio 1954 registra una delle rare canzoni a suo nome, (figura anche al canto), una cover di Doctor Clayton dal titolo sinistro, “I’m Gonna Murder My Baby”. Quando non era impegnato in tournée, Hare faceva ritorno a casa e suonava attorno a Memphis, lavorando con diversi musicisti quali Johnny Ace, Rosco Gordon, Ike Turner e James Cotton, il cui gruppo costituisce il suo supporto più regolare, all’epoca. Diventa anche il chitarrista di riferimento per le session del produttore Sam Phillips, che aveva aperto il suo studio all’angolo tra Union e Marshall a Memphis. Phillips ha detto a Robert Palmer che Hare, “aveva un ampli Fender e una chitarra piuttosto buona, il suo pickup era potente ma c’era un mismatch con la resistenza era più di quello che il suo ampli poteva sopportare, ma suonava bene”. Hare impressiona per il suono di chitarra innovativo e molto distorto, che influenzerà molto sia i gruppi inglesi di blues / rock sia gli adepti del rockabilly e dell’…heavy metal! Il suo contributo sul “Cotton Crop Blues” di James Cotton è celebre per essere uno dei primi assolo registrati, a dimostrazione del potenziale di una chitarra elettrica amplificata. Hare adorava effettivamente aumentare il livello di gain su un suono pulito, provocando un crepitio di suono molto innovativo per l’epoca. Colin Escott ha scritto, nella sua storia della Sun Records, “Hare diventa un habitué dello studio col suo suono caratteristico, grezzo, distorto e segnato da fraseggi aggressivi e una predilezione per suonare sotto il cantato, un marchio di fabbrica della Sun.” Tra gli artisti che ha accompagnato alla Sun citiamo Big Memphis Ma Rainey, James Cotton, Coy “Hot Shot” Love, Kenneth Banks e Billy Love. È anche il chitarrista presente su due canzoni di Clifton White registrate per Sun nel dicembre 1953 con Billy Love, Kenneth Banks, Harvey Simmons e Houston Stokes, ma mai pubblicate. Compare anche su un altro brano rimasto inedito e inciso nel giugno 1953, “You Can’t Love Two”, con Billy Gayles. Oltre alla Sun, Hare ha partecipato a diverse session per la Duke Records, un’altra etichetta con radici a Memphis. Alla fine del ’55, Junior Parker è al centro di una contesa tra la Sun e Don Robey della Duke. La prima accusava Robey di aver indotto Parker a rompere il contratto di esclusiva con la Sun per firmare con la Duke e chiedeva un risarcimento economico e gli interessi. Il giudice si è espresso in favore della Sun e Robey è stato condannato a rifonderla, versando anche gli interessi. Hare suona anche sul grande successo di Bobby “Blue” Bland “Further Up The Road” (Duke 170), dove la sua chitarra è ben in evidenza. Hare va anche in tour con Bland, almeno fino a che questi…lo licenzia nel 1957! Accompagna anche Rosco Gordon sia per alcune session su Duke che per altre registrazioni per RPM e Modern. In “The Blues Discography 1943-1970”, Hare viene accreditato come chitarrista per una session di cinque brani di Johnny Ace, avvenuta per Duke nel 1954, cosa che all’ascolto non sembra così evidente…Nel maggio 1954, Sam Phillips decide di far registrare Hare a suo nome; James Cotton doveva suonare l’armonica ma i due hanno fatto a pugni proprio quel giorno e Cotton è sparito. Al suo posto, Hare è accompagnato da Israel Franklin al basso e Billy Love al piano su due brani. “Cheatin & Lying Blues”, ribattezzato “I’m Gonna Murder My Baby” e “Bonus Pay”, che di fatto è una ripresa di “Ain’t Gonna Be That Way” di Eddie “Cleanhead” Vinson. Phillips sceglie però di non pubblicare il disco di Hare, che verrà ascoltato solo su un bootleg dell’etichetta Redita nel 1976 e comparirà, più tardi, sul Sun Blues Box della Charly negli anni Ottanta. All’ascolto, “I’m Gonna Murder My Baby” è una performance scura, agghiacciante e profetica, una chitarra dal suono ruvido e saturo:
She used to have a man and stay at home / But now she goes out and stays out all night long
I’m gonna murder my baby
Yes, I’m gonna murder my baby
(she’s doing me wrong, I just can’t stand it no more, I’m gonna tell you something about that woman, she just ain’t no good and I’m gonna do something about it)
Yes‚ I’m gonna murder my baby
Don’t do nothing but cheat and lie
Nel 1957. James Cotton, che è entrato a far parte del gruppo di Muddy Waters, fa venire Hare a Chicago per sostituire Jimmy Rogers. Hare diventa allora un membro regolare della band di Muddy, comparendo nel leggendario album “Live At Newport” e su numerose session nel periodo 1956/60. “At Newport” presenta il concerto di Muddy Waters al Newport Jazz Festival nel Rhode, Island, il 3 luglio del 1960. Hare è accreditato erroneamente come un certo “Tat Harris” sulla copertina dell’album! E il gruppo, senza Muddy, ha accompagnato per cinque brani anche John Lee Hooker a Newport. Hare, a quanto pare, era un tipo tranquillo da sobrio, ma quando beveva diventava violento e aggressivo. Poco dopo il 1960, viene licenziato dalla formazione di Muddy, dopo essere stato trovato ubriaco una volta di troppo. Nel 1963, Hare ritorna alla fattoria di famiglia a Parkin, Arkansas ed è là che Mojo Buford e Jojo Williams, già sidemen di Muddy Waters, lo ritrovano. Mettono insieme un nuovo gruppo a Minneapolis ed invitano Hare a suonare con loro. Presto si esibiscono regolarmente al Mattie’s Bar-B-Q nella zona sud di Minneapolis.
Domenica 15 dicembre 1963, Hare trascorre il pomeriggio a bere vino in compagnia del celebre batterista blues S.P. Leary. Hare in quel periodo viveva con una donna sposata, Aggie Winje. Dopo aver chiamato un amico di Aggie, Pat Morrow, è andato con lui da un terzo amico con cui si è bevuto mezza pinta di gin. Al ritorno a casa ha sparato qualche colpo su Aggie, poi hanno continuato a battersi e altri colpi d’arma da fuoco sono esplosi e qualcuno ha chiamato la polizia. L’agente James E. Hendricks, armato di un fucile da caccia, si è recato all’appartamento di Hare e gli dice “dammi la pistola”, a questo seguono tre spari. Quando l’agente Langaard, che si trova qualche passo dietro il collega arriva sul posto, vede Hendricks a terra e Hare che gli punta la pistola. Aggie era sul divano con du pallottole nel petto, morirà un mese più tardi per le ferite riportate. Riconosciuto colpevole della sua morte, Hare viene condannato a 99 anni di carcere. Scontando la sua pena nel penitenziario di Stillwater, Minnesota, prosegue la sua attività musicale, suonando la chitarra nella band del carcere, Sounds Incarcerated. Nel 1974 la sua domanda di libertà provvisoria viene respinta. Il gruppo però è autorizzato a suonare al di fuori della prigione, esibendosi per eventi pubblici, in ospedali e altri luoghi. In realtà, Hare è stato spesso autorizzato a lasciare la prigione, suonando anche con Muddy Waters in occasione di un concerto locale in cui questi apriva per Eric Clapton.
Pat Hare viene filmato nel 1980 per una trasmissione televisiva locale del Minnesota chiamata PM Magazine ed era sul punto di beneficiare di una grazia per ragioni di salute, quando muore per un cancro al polmone il 26 settembre 1980, a soli 49 anni. Hare non era certo un angelo, ma ci ha lasciato un’opera unica e avanguardista, che ancora non era stata oggetto di un’antologia completa. Un vuoto che viene colmato ora dalla Jasmine con “I’m’ Gonna Murder My Baby-In Session 1952-1960”. (Ri)ascoltate, per esempio, le perle senza tempo “Forty Days And Forty Nights”, “Got My Mojo Working” con Muddy Waters per i fratelli Chess, “Further Up The Road “con Bobby “Blue Bland” per la Duke o ancora l’immarcescibile “I Wanna Ramble” con Little Junior Parker e “Bonus Pay”, dalla chitarra infuocata, per convincervi dello smisurato talento di Pat Hare. E non dimentichiamo che è un riferimento assoluto e un mentore per tanti giovani chitarristi. Come chitarrista ritmico o solista, Hare resta dunque, per molti, un protagonista assoluto della scena blues e rock. Ed è proprio per questo che la compilation della Jasmin arriva al momento giusto ed è particolarmente rappresentativa della carriera e dello stile esplosivo, scintillante di un musicista che gli amici soprannominavano “Wild Boy”. Le note di copertina di Roger Dopson sono ben documentate e dal punto di vista della qualità del suono, il trasferimento in digitale effettuato dalla Reynolds Mastering è di ottima fattura. Imperdibile.
Philippe Prétet
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