Pat Fulgoni da Huddersfield e’ un cantante eclettico, produttore, apparentemente anche trombettista, imponente senza essere massiccio, look da vero cantante hard rock, barba da profeta e capello lungo.  Attivo dagl’anni 90 con i Kava Kava, un gruppo tra il rock e il funk psichedelico, Pat Fulgoni e’ attualmente dedito al drum & bass, nel senso che canta su basi di batteria e basso, piu’ che essere un blues singer a tempo pieno.  E quando si da al Blues, comincia con Voodoo Child, Little Wing, Purple Rain e via seguendo.  Forse per questo ha chiamato il suo gruppo Blues Experience, per ricordare quella Experience che fu di Jimi Hendrix: un paragone piuttosto impegnativo. Per questo suo nuovo disco, c’e’ un precedente the Dark Side of the Blues Live in Prague del 2021 (curiosamente si trovano tracce di un disco con lo stesso titolo che sarebbe del 2000), Pat Fulgoni si avvale delle prestazioni di Jacob Beckwith, chitarrista di una buona mano, pero’ lontano da Blues. Se nel Live in Prague erano presenti molti classici di Blues, da Rock Me Baby a Help Me, in questo nuovo disco c’e’ uno sforzo di suonare qualcosa di differente, tentativo quanto mai lodevole se rimanesse in un ambito Blues, cosa che purtroppo non accade. Ed e’ paradossale che il pezzo migliore sia proprio uno straclassico, The thrill is Gone, dove Fulgoni puo’ sfoderare il suo talento vocale accompagnato solo dal piano. Versione bella e scarna.  Poi si va dove porta il vento: Drifter ha un buona parte di piano, in Midnight train la sezione ritmica incalza ma il treno non sembra partire, in Bleeding Heart c’e’ un piano Honky Tonky, ma come emerge chiaramente in Confusion Blues siamo in un ambito Rock, con Fulgoni che, poco aiutato dal suo chitarrista, canta con quel rantolo tipico che fa tanto Ian Gillan.  Per finire, spunta perfino un pezzo, poco coerente nel quadro generale, del magnifico e inclassificabile Gil Scott Heron, Lady Day and John Coltrane.  Non e’ dato sapere se Fulgoni voglia continuare col Blues, o se sia solo un’attivita’ parallela, magari solo concertistica, ma il Fulgoni versione drum & bass convince maggiormente, anche a causa della produzione “fredda”, vuota.  A Fulgoni i mezzi vocali non mancano, e se un giorno decidesse davvero di fare il Blues singer, non dubito ci riuscirebbe. A volte la versatilita’ e’ un limite.  Buona prova di Rory Wells al basso e Zebedee Sylvester alla batteria, fondamentale Sam Bolt alle tastiere per dare colore a questa pallida esperienza.

Luca Lupoli

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