Avevamo già avuto modo di introdurre il lavoro della New Shot Records, l’etichetta creata da Renato Bottani e Marco Melzi, nello scrivere del Live a Porretta di Eddie Hinton, qualche mese fa. Torniamo ad occuparcene in occasione della uscita di tre CD di artisti blues a noi cari, Roosevelt “Booba” Barnes, Lazy Lester e John Hammond. Si tratta di altrettante testimonianze dal vivo di loro concerti in Italia. Nei primi due casi, Barnes e Lester, le registrazioni provengono da un blues festival che ha lasciato un segno dalla metà degli anni Ottanta, quello di Nave, in provincia di Brescia. Di esso ne avevamo parlato, qualche mese fa, con Giancarlo Trenti, nel corso di una trasmissione dedicata a Marino Grandi su ADMR Web-Radio. Giancarlo aveva rievocato con piacere e un filo di nostalgia, quei tempi pionieristici e la collaborazione artistica e umana che aveva costruito proprio con Marino e la rivista Il Blues.
I frutti di quegli scambi e di quelle idee hanno contribuito formare cartelloni di grande interesse, consentendo di portare sul palco del festival artisti di grande spessore (Otis Rush, Jimmy Dawkins, James Son Thomas, Larry Johnson, Byther Smith, Lefty Dizz…) e molti emergenti talvolta per la prima volta in Italia, (Fernando Jones, Billy Branch, Tom Pomposello…) e l’elenco potrebbe allungarsi a dismisura. A quest’ultima categoria apparteneva Roosevelt “Booba” Barnes, il cui passaggio, nel 1991, a Nave e a Ravenna, festival gemello in quegli anni, rimasero anche gli unici, visto che, purtroppo un cancro se lo porterà via cinque anni dopo.
In “Raw Unpolluted Blues” (la bella foto di copertina è firmata da James Fraher) sono compresi dodici brani, i primi cinque (la prima a dire il vero è l’intro strumentale) del concerto di Nave, le cui registrazioni sono state fornite alla New Shot da Gigi Bresciani, i restanti provengono invece da un concerto in Iowa, al Mississippi Valley Blues Fest dello stesso anno. Barnes, noto per aver preso parte a “Mississippi Blues” di Bertrand Tavernier e “Deep Blues” di Robert Mugge, realizzato nel corso del 1990, nel medesimo anno aveva pubblicato, grazie alla Rooster di Jim O’Neal, quel grande disco dal titolo “The Heartbroken Man”.
Attingiamo dunque dall’archivio, ripescando il numero 37 de Il Blues, dove, oltre al report sul festival (a firma Angelo Morini e Marino Grandi) compariva una breve intervista con Barnes, per un confronto tra chi aveva assistito al concerto e l’ascolto dello stesso tre decadi dopo. “Energia, rabbia e qualcosa d’altro sono stati i canali lungo i quali Booba ha fatto viaggiare la band”. Ed in effetti la sua musica possedeva una carica febbrile e ruvida, data indubbiamente dalla personalità particolare di Barnes e dal buon supporto dei giovani Playboys, con alla chitarra il promettente Lil’ Dave Thompson, destinato a mettersi in proprio di lì a pochi anni, registrando per Fat Possum, JSP ed Electro-Fi e scomparso purtroppo in un incidente stradale nel 2010. “The Heartbroken Man” rimane uno dei punti focali della sua performance e la sua “Ain’t Gonna Worry About Tomorrow” non è da meno per compattezza.
Riprendendo le parole di Barnes dall’intervista citata, “beh sono stato profondamente influenzato da un uomo chiamato Howlin’ Wolf, che penso sia stato, con Robert Johnson, il più grande di tutti”. Si può ben dire che questo emerga appieno, sia nelle scelte di repertorio, “300 Pounds Of Joy”, “No Place To Go”, “Tell Me What I’ve Done”, sia nelle sue interpretazioni spiritate e dinamiche, con una vocalità davvero wolfiana. Meno pregnante, forse, in una lunga “The Thrill Is Gone” rispetto alla nervosa “How Long This Must Go On” con linee di chitarra che ricordano, in versione acida, certe cose di Little Milton. Una bella emozione riascoltare Barnes dal vivo, un musicista che andrebbe, auspicabilmente, riscoperto dalle nuove generazioni. (Barnes campeggiava in copertina sul nostro n. 77)
“Travelin Days: Live In Italy” di Lazy Lester, risale alla stessa annata, il 1991 ed è tutto incentrato sul suo concerto di Nave. Una serata in cui, “[…] con un simile tappeto sonoro alle spalle, Lester si è espresso su alti livelli, soffiando adeguatamente nella sua armonica”, per citare ancora il report apparso allora sulle pagine della rivista. Il gruppo di accompagnamento era costituito da The Shadows, un trio di Atlanta, con Joel Murphy alla chitarra, Tom Chavers alla batteria e Roger Gregory al basso, tra l’altro co-fondatore del Blind Willie’s, noto blues club della città georgiana e titolari di alcuni dischi su Ichiban/Wild Dog negli anni Novanta.
Il binomio con Lester funziona e l’aspetto ruspante della sua musica traspare senza alcuna fatica, oltretutto qui è impegnato solo all’armonica, tralasciando la chitarra che gli abbiamo visto suonare spesso in altri concerti. Scorrono quindi classici del suo repertorio quali “Sugar Coated Love” o “Patrol Wagon Blues” o una “St Louis Blues” dal ritmo campagnolo. Una musica, lo swamp blues, che “non abbisogna di abbellimenti particolari per essere eseguita la sua forza sta nell’essenzialità” (Il Blues n. 37). Difficile non essere d’accordo, tanto più che dopo la scomparsa di Lester, avvenuta nel 2018, questo modo di suonare ci sembra si sia, purtroppo, un po’ perso per strada.
Chiude questo lotto, “Birthday Blues Bash”, un Live di un altro musicista da sempre tra i più stimati da appassionati e colleghi. Ci riferiamo a John Hammond. Pochi mesi fa, nel corso dell’intervista, Tinsley Ellis si è espresso così su di lui, “Hammond è il mio eroe e un mentore da quando abbiamo suonato insieme per la prima volta quarant’anni fa. [..] Conosce ogni blues e sa a memoria tutti i testi! I suoi concerti acustici sono meravigliosi.” Ed è proprio un concerto acustico quello in questione, avvenuto il 12 novembre, ossia la vigilia del suo cinquantanovesimo compleanno, da qui il titolo del Cd. Era infatti il 2001, l’anno di uscita del bellissimo “Wicked Grin” su Pointblank, prodotto da Tom Waits, con riletture magistrali di pagine del canzoniere waitsiano da parte di John e soci. Un lavoro che il nostro porta in giro anche con una band nel biennio 2001/2002, toccando anche l’Italia, testimoniato dal “Wicked Grin-Live” edito nel 2022 in Germania.
Qui invece è in splendida solitudine nella sala Marna di Sesto Calende che tante serate musicali ha ospitato, organizzate, come questa d’altra parte, dal compianto Carlo Carlini, ringraziato da Hammond prima di eseguire “Preaching Blues”. John ha avuto una carriera lunghissima segnata da una devozione totale alla musica che lo ha folgorato da ragazzo, pari soltanto alla sua gentilezza e disponibilità. Il suo set include una serie di classici abitati con la passione che gli è propria, passando da Billy Boy Arnold a Blind Willie McTell, da Skip James a Robert Johnson. In un susseguirsi indefesso di vividi blues, John non manca, ovviamente, di eseguire una buona dose di pezzi di Waits quali “Gun Street Girl” o “Jockey Full Of Bourbon” o una “Heartattack and Vine” finale in compagnia di alcuni ospiti (Radoslav Lorkovic al piano, Paul Rigby al mandolino…un violinista ignoto). Un ottimo concerto di Hammond, chi lo ha apprezzato e seguito vi si accosterà con garanzia di soddisfazione. Detto infine del buon lavoro di mastering sonoro dei CD dalle fonti originarie, non resta che augurarsi altre uscite blues da parte dell’etichetta pavese.
Matteo Bossi
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