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Muireann Bradley – Young Girl Blues

di Matteo Bossi

Di questi tempi, sembra piuttosto improbabile che un’adolescente ascolti country blues, una musica che risale, in alcuni casi, a quasi un secolo fa. Ancora meno che si appassioni a tal punto da imparare a suonare e cantare alcune di queste canzoni con grande dedizione.

Non è una storia di science fiction, anzi non è nemmeno un’ipotesi, visto che questa adolescente ha un nome, Muireann Bradley di Ballybofey, una cittadina della contea di Donegal, nella parte nord-occidentale dell’Irlanda. Non distante, curiosamente, da Ballyshannon, il luogo natale di un iconico artista irlandese, il compianto Rory Gallagher.

Eppure, quel che le è accaduto grazie alla musica può apparire ancor più imprevedibile. Ha iniziato per divertimento, caricando su Youtube dei video di alcune sue performance e la cosa ha avuto un esito tale che le è stato proposto un contratto per registrare il suo primo album, “I Kept These Old Blues”.

Intervista a Muireann Bradley

Un lavoro di rigoroso e diretto country blues, che ora viene rieditato con il passaggio ad un’etichetta più grossa, Decca/Universal, con l’aggiunta di un brano, una versione di “When The Levee Breaks” della grande Memphis Minnie. “Di sicuro è inaspettato e molto bello essere parte di una etichetta come la Decca e ci saranno altre cose in futuro, è entusiasmante”, ci dice lei quando abbiamo avuto modo di parlare via Zoom. “Ho iniziato a suonare a nove anni, ho suonato per alcuni anni ma poi mi sono appassionata allo sport, ho fatto ju-jitsu e boxe, ho gareggiato in entrambe le discipline. Con il lockdown però non ho più potuto allenarmi e ovviamente non potevo gareggiare e così ho deciso di riprendere a suonare la chitarra. E sono tornata al vecchio country blues degli anni Venti e Trenta. Abbiamo iniziato a mettere online un video quando avevo pronta una canzone ed era abbastanza buona. Da lì è cominciato tutto”.

Come hai iniziato a suonare?

Mio papà è il mio insegnante, ho appreso da lui a suonare. Durante il lockdown sono andata da lui con una lista di canzoni che volevo davvero imparare. Credo che le prime che volevo imparare a suonare siano state “Police Dog Blues” di Blind Blake e “Candy Man” di Reverend Gary Davis. Me le ha insegnate e le abbiamo caricate su Youtube. Le cose sono successe in fretta da quel momento. Il video ha suscitato molta attenzione e non pensavo proprio sarebbe accaduto. Pensavo avrebbe avuto al massimo qualche centinaio di visualizzazioni ma ha finito per averne oltre ottantamila. Un’altra etichetta, la Tompkins Square, ha visto i video e mi ha offerto un contratto. Ci è voluto un po’ per accettare, perché avevo solo tredici anni…ero molto molto giovane e i miei genitori non volevano firmare nulla. Ma alla fine abbiamo trovato un buon accordo e abbiamo firmato. Ci sono voluti quasi due anni per realizzare il disco, perché a causa del lockdown non potevo andare da nessuna parte a registrare e poi ho avuto anche io il covid. Lo abbiamo inciso nella mia città, Ballybofey, in un piccolo studio casalingo ed è stato tutto registrato dal vivo, nella maggior parte dei casi in una o due take, senza sovraincisioni o altro. Chitarra e voce sono state incise insieme, come quando suoni dal vivo. Avevo una lista più lunga di canzoni, ho scelto quelle che mi piacevano di più e questo è più o meno quanto.

Questa musica è sempre stata presente a casa.

Sì, mio papà è sempre stato appassionato di vecchio country blues in generale, è la musica che ricordo di aver ascoltato crescendo…tanto che, quando ho iniziato a suonare il canto è venuto in modo molto naturale. Non ci ho mai pensato troppo, né ho cercato di adottare un accento o qualcosa del genere…chiaramente mio padre mi ha aiutato un po’, ma cantare e suonare la chitarra allo stesso tempo mi risultava facile.

Alcune delle canzoni che hai scelto sono di grandi artiste come Memphis Minnie o Elizabeth Cotten. Il titolo dell’album viene proprio da un verso di “Shake Sugaree”

Memphis Minnie è una delle mie chitarriste preferite, è semplicemente straordinaria e adoro suonare “Drunken Barrelhouse Blues” o “When The Levee Breaks”! Ed Elizabeth Cotten ha una storia straordinaria, penso non abbia suonato per anni fino a che non è stata riscoperta della famiglia Seeger e poi ha suonato fino a quasi novant’anni. Sì il titolo dell’album viene dalla sua canzone…è di grande ispirazione. Mio padre mi ha raccontato le storie di questi artisti quando mi sono interessata a suonare, come Mississippi John Hurt o Reverend Gary Davis, le storie dietro le canzoni e alcune sulle loro vite e su quel che è successo negli anni Venti e Trenta.

Qualcuno dei tuoi amici ascolta questa musica?

Oh non proprio, in Irlanda non c’è una vera e propria cultura blues. Non parlo della musica con gli amici, non sono interessati perciò non ha molto senso farlo…dicono oh quella è la musica di Muireann, quella che ascolta lei. Quando ho suonato per loro non sapevano cosa aspettarsi, ma credo che alla gente possa piacere ascoltare questa musica anche se non l’hanno sentita prima, resta in testa. Mi piace l’idea di portarla davanti a persone della mia età, anche perché è musica bellissima che non dovrebbe essere dimenticata.

muireann bradley

Muireann Bradley

Trai ispirazione anche da artisti contemporanei, come Stefan Grossman, Ari Eisinger o Eric Bibb?

Si, certamente. Artisti come Stefan Grossman e Ari Eisinger sono una grossa influenza su di me, sul mio stile…come anche Roy Book Binder e Eric Bibb. Anzi Eric l’ho incontrato proprio la scorsa settimana, ho aperto un suo concerto al TradFest di Dublino, qui in Irlanda. Così ci siamo incontrati di nuovo, è una bella persona e un musicista straordinario, ho visto anche il suo concerto. Per quanto riguarda Ari Eisinger anche lui mi ha molto influenzato, l’arrangiamento di “When The Levee Breaks” in pratica l’ho imparato da lui, suona una grande versione di questo pezzo.

 Ho visto un video dove suoni “Don’t Think Twice It’s Alright” di Bob Dylan.

Amo quella canzone, penso mi piaccia ogni brano che abbia una bella parte di chitarra al suo interno ed è così anche in questo caso. È una grande canzone.

 Ho letto che la chitarra non è stata il tuo primo strumento.

Sì, i miei genitori mi hanno fatto suonare il piano quando ero piccola, credo avessi solo cinque anni…e non mi piaceva. Mi insegnava mia zia, forse è stato anche per questo! Penso fosse per imparare a leggere la musica e cose del genere, ma non mi divertiva perciò dopo circa un anno ho smesso. Non so davvero suonare il piano ma mi piace ascoltare anche il piano blues, gente come Skip James mi piace molto. Mio fratello suona il piano, ma solo nel tempo libero per divertimento.

Ti sei sentita a tuo agio nel suonare dal vivo?

Quando ho inciso il disco era solo un piccolo progetto per me, non pensavo sarebbe interessato a qualcuno…poi quando è stato pubblicato ha ricevuto molte attenzioni e ho, per così dire, dovuto imparare a suonare dal vivo. Dopo aver suonato al Jools Holland Hootenanny sulla BBC ho ricevuto molte offerte per suonare in posti importanti e cose del genere. Prima non avevo suonato quasi per nulla dal vivo, un paio di concerti in apertura, un paio di busking festival e due o tre piccoli concerti, non davanti a un grosso pubblico. Ho dovuto imparare. Lo scorso anno è stato denso, ho tenuto molti concerti e festival soprattutto durante l’estate. Sono anche stata in America lo scorso settembre, a San Diego a poi alle Hawaii. Avevo un concerto a San Diego e due alla Hawaii ed ho anche partecipato ad un documentario sulla chitarra hawaiana slack key e sull’influenza che ha avuto sul blues. Negli anni Venti e Trenta era musica molto popolare

 Hai scritto anche alcune canzoni tue?

Sì, per il prossimo album, ma non so ancora quando uscirà, non è in lavorazione al momento. Però sì, sto scrivendo alcune canzoni e sono a metà strada. Nel frattempo, ascolto molto country blues, è il mio interesse principale, Mississippi John Hurt, Blind Blake e Reverend Gary Davis, che suona anche molte canzoni gospel che amo. Era un chitarrista davvero fantastico.

Hai mai suonato una dodici corde? Alcuni di questi artisti la usavano.

Sì, ma non ho mai avuta una, l’ho suonata solo qualche volta in negozi di chitarre. So che Reverend Gary Davis la suonava spesso. Mi piacerebbe averne una e fare un po’ di pratica.

Hai suonato anche brani del repertorio di John Fahey.

Oh sì, era un grande chitarrista, suono “Sligo River Blues” ed anche “Buckdancer’s Choice”, che in realtà è stata scritta da un tizio chiamato Sam McGee, ma Fahey ne ha suonata una grande cover e la mia versione è stata influenzata dalla sua. Di sicuro anche da lui sono stata influenzata.

Conosci musicisti più giovani che suonano country blues come Jerron Paxton?

Sì, è un grande musicista, l’ho visto al Jools Holland’s Late Show, penso anche lui suoni a sua volta una versione di “Candy Man”…è davvero un bravo chitarrista e performer.

 


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