Mathias Lattin – Up Next
di Mike Stephenson
Mathias Lattin fa parte della nuova generazione di artisti blues che si sta affermando. Di certo la vittoria agli International Blues Challenge nel 2023 e la pubblicazione, lo scorso anno, di Up Next, su etichetta Vizztone, sono segnali importanti, per un musicista poco più che ventenne.
Mi chiamo Mathias Lattin e sono nato qui a Houston, Texas, ci vivo tuttora. Sono nato il 16 luglio 2002. Mia madre e mia nonna, con le quali sono cresciuto, mi hanno sempre detto che da bambino cantavo sempre, anche prima di saper parlare, perciò hanno deciso di mettermi in una scuola musicale. Ho finito per suonar il piano all’inizio, ho preso lezioni per un po’, avevo cinque o sei anni e poi, non molto tempo dopo, ho cominciato a suonare la chitarra a sette anni. All’epoca la chitarra era solo uno strumento che vedevo a scuola e sapevo di volerla suonare. Vedevo sempre gente che andava in giro con una chitarra ma ero troppo piccolo, a scuola non ti lasciavano suonarla fino alla terza elementare. In terza mi hanno finalmente lasciato suonare e da allora non ho più smesso. A scuola il programma prevedeva chitarra classica, perciò suonavo quello e apprendevo le basi dello strumento, la tecnica, erano piuttosto rigidi su questo, ci hanno anche insegnato a leggere la musica. Così ho iniziato ad imparare musica classica, nella mia famiglia però si ascoltava soprattutto R&B, band come S.O.S, The Gap Band, Frankie Beverly e Maze…ma poi mia nonna mi ha fatto conoscere il blues, quando andavo alle medie. La mia introduzione è avvenuta tramite B.B. King, mi fece vedere un video di “Why I Sing The Blues”. Sono l’unico musicista in famiglia, ho un fratello più grande, Oni Lattin, che è un rapper in Francia.
Poi è iniziata un periodo da montagne russe, cercando di conoscere molta musica sono rimasto su B.B. King per un po’, suonavo alla lettera il suo materiale, mi sono anche comprato una Peavey JF-1 perché era simile alla sua e volevo avvicinarmi il più possibile al suo tono. Ho cercato di emulare il suo stile e la sua musica, dato che la sua musica mi parla come nessun’altra. Ma ho finito per gravitare anche verso altri artisti che scoprivo, così prima mi sono appassionato a Buddy Guy, poi a Robert Cray e Jimmie Vaughan. E quando ho iniziato a suonare un po’ di più ho conosciuto un musicista di qui, John Del Toro Richardson, sono andato ad un suo concerto e mi ha lasciato suonare con lui, mi ha detto di andare al Big Easy Social Club e partecipare alle jam session del mercoledì sera. A quel tempo avevo dodici o tredici anni e John è diventato uno dei miei mentori, oltretutto è un chitarrista e mi ha dato molti consigli su chi ascoltare, come Pee Wee Smith o Rober Petway e da lì è cominciata la mia esplorazione del Delta blues.
Mia madre mi accompagnava sempre alle blues jam visto che ero molto giovane ed erano di mercoledì sera e l’indomani dovevo svegliarmi presto ed essere a scuola per le otto. A volte arrivavamo a casa all’una del mattino. Ma essere lì attorno a tutti quei musicisti, le informazioni che mi hanno dato sono state utilissime, ogni volta imparavo qualcosa di nuovo e lo aggiungevo al mio repertorio, una nuova canzone da inserire nel mio data base. Più imparavo e più mi rendevo conto di come fosse interconnesso con altri generi e come il blues e il jazz siano così simili, così ho anche un background jazz. Mia madre mi ha iscritto ad un camp qui chiamato Summer Jazz Workshop quando avevo undici anni. Era un camp intensivo di cinque settimane sull’apprendimento del jazz e delle tecniche ad esso correlate, dovevo seguire molte cose e cercavo di mettere insieme tutto, comprendere quello che faccio e vedere come tutti si collega. Mi ha davvero aperto la mente e fatto capire come tutto si tiene. B.B. King aveva una big band, così come Duke Ellington e dunque inizi a trovare delle similitudini per le orchestrazioni e la gestione dei musicisti. Johnnie Taylor aveva a sua volta una big band. Io mi sono concentrato sulla chitarra nell’ambito del blues e del jazz.
Un giorno sono capitato all’Emmits Place, ho preso parte a una delle loro jam e siamo diventati amici col proprietario, gli chiesi se potessi tenere una jam lì e fu così gentile da acconsentire, tenni anche un concerto e da ho suonato diverse altre volte nel locale. Ho tenuto la jam lì per il mio sedicesimo e diciassettesimo compleanno. La band includeva un paio di amici dal Summer Jazz Workshop o da scuola. Col bassista ci siamo conosciuti al liceo, col batterista invece al Summer Jazz Workshop e sono tuttora membri della mia band, sono ragazzi in gamba, sono sempre con me. Abbiamo tenuto un paio di concerti in quel locale ed altrettanti al Big Easy, eventi organizzati dalla Houston Blues Society.
Ho avuto per breve tempo una band chiamata Untitled, suonavamo una sorta di jazz/blues e abbiamo partecipato alle selezioni come band giovanile per rappresentare la Houston Blues Society all’International Blues Challenge. Ci siamo andati e abbiamo suonato dando il massimo. Credo fosse il 2018. Sono stato a Memphis con gli Untitled e nello stesso anno anche con Sarah Grace & The Soul, prima si chiamavano Campfire Soul, una cantante di Houston, che ha partecipato a The Voice nel 2018. Ho lo stesso batterista che era negli Untitled. Sono amico di Sarah e della sua famiglia, siamo tutti legati. Ci siamo conosciuti al Big Easy, ad una jam nel 2015 o 2016, mi hanno invitato ad un loro concerto e siamo diventati amici. Ho anche aperto per i Campfire Soul un paio di volte.
Ora suono per la band di Keeshea Pratt, mi hanno invitato a suonare con loro agli inizi e sono stati importanti per la mia crescita musicale, perciò li ringrazio e per tutto quello che ho imparato da loro. La Keeshea Pratt Band ha vinto l’IBC nel 2018. Ho avuto la fortuna di suonare anche con Miss Annika Chambers ed ho suonato anche per Miss Trudy Lynn e Jewel Brown. Sono diventato amico dei Peterson Brothers, hanno fatto un gran concerto, ma soprattutto ho potuto fare un paio di tour con Keeshea Pratt.
Il mio piano era di diplomarmi alla High School of Performing and Visual Arts qui a Houston. Mi sono candidato e sono stato accettato al Berklee College of Music di Boston, Massachusetts. Per via del COVID, Berklee ha spostato i corsi online, così ho deciso di andare al Houston Community College, dove mi sto laureando in Music Business. La mia idea è di fare domanda a Berklee ancora.
Al momento continuo a suonare con Keeshea ed altre band che mi ingaggiano, suono a feste private per conto mio. Lo faccio più che altro nella zona di Houston, mi piacerebbe suonare fuori dal Texas e nei festival. Sono con la Keeshea Pratt Band da dopo il diploma del liceo e speravamo di andare in Spagna prima del COVID ma nel gennaio 2022 dovremmo andare in Florida sulla Legendary Blues Cruise e dopo andare in tour. Mi piace molto e non lo cambierei per nulla al mondo.
Ho fatto alcune registrazioni a mio nome, all’ultimo anno di liceo ho pubblicato un singolo intitolato “Notice Me”, l’ho scritta io, prodotta e ho suonato ogni strumento. La batteria l’ho programmata io, suonato la chitarra, il basso, le tastiere e le parti vocali. L’ho registrata nella mia stanza. Quel pezzo ha una influenza jazz, da qui si possono capire le mie influenze jazz. Ho anche inciso un singolo strumentale, “A Whole World”, insieme a Anthony Frazier. Nel 2021 ho inciso un EP di cinque brani, “Let’s Start Here”, appena dopo il mio compleanno in luglio. Ci sono canzoni che ho scritto nell’arco di tre o quattro anni, ho deciso che dovevo cominciare da qualche parte a far vedere le mie influenze e far vedere alla gente cosa faccio e cosa scrivo. Così ci puoi sentire l’influenza di B.B. King, Curtis Mayfield e il mio sound alla Gary Clark Jr., puoi capire chi stavo ascoltando quando ho registrato il tutto. Ho fatto tutto io anche questa volta, suonando tutti gli strumenti, eccetto un paio di canzoni in cui il mio amico Ian Dessauer ha inciso una parte di piano, su “All On My Own”, che è uno dei miei brani preferiti ma non ho modo di suonarla spesso.
La scena blues a Houston è buona, non abbiamo un posto come la 6th Street di Austin, ma ci sono molti artisti leggendari che vivono qui. Trudy Lynn e Miss Annika Chambers sono di Houston, Keeshea Pratt vive qui, come anche Milton Hopkins (cugino di Lightnin’) e James Boogaloo Bolden, che suonava la tromba per B.B. King. Ci sono locali come The Big Easy, Green Oaks Tavern, Emmits Place…una bella scena insomma e molta musica, credo che Houston meriterebbe maggior credito. Forse appunto perché non abbiamo una Beale Street o una 6th Street.
Tengo anche concerti jazz e penso sia importante nella prospettiva di un musicista tenersi al passo dal punto di vista tecnico e considero il jazz l’aspetto più tecnico della mia musica. Quando scrivo una canzone ho ben presente la sequenza di accordi. Mi piace il jazz, l’ho studiato a scuola. In ambito jazz le mie influenze sono Wes Montgomery, che adoro, Sonny Stitt, Sonny Rollins, Arnett Cobb e Joe Henderson, Lester Young. Per un periodo nessuno mi sopportava perché ascoltavo solo Wes Montgomery e poco dopo George Benson. Li ho ascoltati tantissimo e mi piacerebbe mettere le mani su una chitarra di Wes Montgomery. Se mi vedessi suonare dal vivo, suono molte linee melodiche di Wes, le ho fatte mie.
La chitarra è il mio strumento principale, ma come dicevo, il mio primo strumento è stato il piano e non è che abbia smesso del tutto, ho solo spostato la mia attenzione sulla chitarra, ma ho sempre suonicchiato e so ancora suonare un po’ il piano. Il basso ho iniziato a suonarlo dopo, ora lo suono da circa quattro anni, mentre la chitarra dall’età di sette anni, quindi da dodici o tredici anni. A Houston ci sono un sacco di grandi batteristi, non direi mai che suono la batteria. Scrivo anche e, come dicevo, nella mia famiglia si ascoltava parecchio R&B, molto Marvin Gaye che era un autore straordinario e lo stesso dicasi per Prince, perciò guardo anche a loro nel comporre le mie canzoni.
Una cosa di cui sono grato è l’avere potuto conoscere alcuni musicisti che hanno suonato ci grandi, come James Boogaloo Bolden. Mi ha preso da parte e mi ha parlato di Robert Petway e Robert Johnson e mi ha detto quali canzoni ascoltare. Ed anche Lil’ Joe Burton, che ha suonato il trombone per B.B. King, ho avuto occasione di portarlo in giro per Houston, abbiamo passato un po’ di tempo insieme e mi ha raccontato di quando suonava per Otis Clay. Questi personaggi sono leggende viventi e sono la mia porta d’accesso, con le loro storie, ai grandi artisti coi quali hanno suonato. Di recente ho iniziato la mia collezione di dischi, leggo i nomi sul retro dei vinili. E poi mia nonna e la mia bisnonna sono grandi ispirazioni per la musica, mi hanno dato talmente tante cose da ascoltare che non riesco nemmeno a ricordarle tutte.
Mi interesso anche di gospel, sono cresciuto in chiesa e di recente sono diventato il chitarrista per una chiesa e una delle canzoni che mi hanno davvero segnato è “Jesus Is Real” e mi piacciono molti i quartetti gospel come gli Highway QCs.
La musica è un’attività full time al momento, oltre agli studi. Non sceglierei niente altro. Ho conosciuto Christone Kingfish Ingram a Clarksdale, Mississippi ad una jam alla Pinetop Perkins Workshop. Lui abita li vicino e da lì siamo rimasti in contatto. Conosco Zach Person da un po’, ci siamo incontrati a Houston quando lui era ancora al liceo, si sta facendo conoscere, ha vissuto a Houston ma ora vive ad Austin. Sto imparando a suonare blues acustico con la chitarra, so suonare in elettrico ma è diverso. Il blues acustico è una forma d’arte a sé e la chitarra acustica uno strumento molto diverso dall’elettrica è come per un pianista suonare l’organo.
(Intervista telefonica con il cantante, chitarrista e autore texano realizzata nel novembre 2021.)
traduzione di Matteo Bossi
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