Nemmeno settantenne, l’armonicista californiano Mark Hummel puo’ tranquillamente essere definito the most hard-working bluesman al mondo. Il suo curriculum parla per lui: compare in 50 albums, meta’ dei quali, grosso modo, sono a suo nome. E’ l’ideatore e organizzatore del Blues Harmonica Blowout, ossia una specie di festival dell’armonicista Blues, quest’anno alla sua 32esima edizione. Ha suonato praticamente con tutti i bluesmen americani della sua generazione e anche con diversi bluesmen del passato. Collabora con professionisti dei media trasmettendo regolarmente interviste e altre storie concernenti il Blues e soprattutto l’armonica. Ha scritto un libro … vabbe’ direte voi, tutti hanno scritto almeno un libro … Vi sbagliate, i libri sul Blues scritti da musicisti di Blues sono piuttosto rari, mentre abbondano quelli scritti da coloro che, a torto o a ragione, pensano di conoscere il Blues. Hummel ha fondato la Golden State Lone Star Revue, ovvero come si evince dal titolo, un gruppo di bluesmen californiani e texani, con Funderburgh e Baty, giusto per stare tranquilli lato chitarre. Tra gli albums, da notare i tre volumi Blues Harp Meltodown e alcune antologie che includono interessanti registrazioni con vecchi bluesmen gia’ passati a miglior vita. Per questo True Believer, Hummel schiera una formazione modulabile con Junior Watson e Billy Flynn alle chitarre, Randy Bermudes al basso, Wes Starr alla batteria e Bob Welsh al piano. Di rinforzo Jack Sanford al sax e qualche comparsa di lusso come Oscar Wilson e Joe Beard. Il tutto registrato al Greaseland di Kid Anderson. Prima obiezione (veritiera): chiunque puo’ fare un disco di Blues con questi musicisti in quello studio. Pero’ Hummel fa pesare la sua grande esperienza e indubbio talento di armonicista incalzando l’ascoltatore con buone tracce come Ghosted con Wilson al canto, Jackknifed con un corposo assolo di Sanford, Stop Messin Around con un notevole assolo finale di chitarra e Broken Heart dove Mark Hummel mostra tutti i progressi fatti nel canto, che era un po’ il suo punto debole a inizi carriera. True Believer si ascolta con piacere, quasi con gusto, consci che di dischi cosi’, almeno negli Stati Uniti, se ne pubblicano almeno una dozzina all’anno. In effetti, a prescindere dalla qualita’ c’e’ un retrogusto di Blues standardizzato, quasi codificato. Forse l’unica cosa che manca a Hummel e’ l’originalita’, e’ un armonicista walteriano eccellente, un po’ storico, un po’ assemblatore. Ma non e’ Harman, non e’ DeLay, non e’ Wliiam Clarke. Non si puo’ avere tutto nella vita e sicuramente in questo momento Hummel sta pensando a qualche altra iniziativa, tra una data e l’altra. Chissa’ se ogni tanto si sente stanco.
Luca Lupoli
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