Jerry “Boogie” McCain (1930-2012) era un eccellente armonicista, dallo stile denso e creativo, punteggiato da una voce espressiva, dalle cadenze lente e nasali, caratteristiche tipiche del Sud. Autore dotato di un senso dell’umorismo ruspante, era un uomo e un musicista senza pari, con un grande carisma sia sul palco che fuori. Certamente ha lasciato nella storia del blues una traccia inferiore ai maestri dell’armonica blues quali Little Walter (che lo ha molto influnenzato), Sonny Boy Williamson o Big Walter Horton, ma questa traccia è tuttavia indelebile. Figlio di un chitarrista, Jerry comincia a suonare l’armonica all’età di cinque anni. Durante l’adolescenza impara a suonare chitarra, tromba, batteria e lo scacciapensieri per poi tornare al suo primo strumento. È a Jackson che comincia ad effettuare registrazioni, nel 1952, per la Trumpet di Lillian McMurry, con i classici “Wine O Wine” e “East Of The Sun”. Alcuni brani registrati per Excello a Nashville sono sufficienti a farlo emergere del tutto, come l’impareggiabile “My Next Door Neighbour”. Raccoglie un grande sueccesso nel Sud con “Welfare Cadillac Blues”. Ma probabilmente l’armonicista resta più noto agli appassionati per il suo gioiello del 1960 per la Rex, “She’s Tough/ Steady”. Lo ritroviamo poi al lavoro nella sua regione d’origine, i dintorni di Gadsen, Alabama, intraprende infatti diverse tournée nel Sud, dove gode di grande notorietà. In gioventù. Girava per Gadsden su un vecchio furgone Ford, con scritti sulla fiancata i titoli dei suoi primi dischi e più tardi, il messaggio sulla sua segreteria telefonica era il seguente, “avete raggiunto il bluesman Jerry “Boogie” McCain, il miglior armonicista del mondo”.
Assomigliava molto a Sammy Davis Jr e sul palco era solito vestire di nero e ingioiellato, portando talvolta un revolver. Sapeva anche suonare due armoniche per volta una con la bocca e l’altra col naso, come faceva anche Sonny Boy Williamson II, che sosteneva di aver inventato questa tecnica, cosa che McCain ha sempre contestato. Meno virtuoso dell’armonica rispetto a Williamson, rendeva al massimo negli strumentali a tempo medio, come “Steady” o “Red Top”, con un suono grasso come quello di un sassofono o come quello di una fisarmonica, ad esempio su “728 Texas” (l’indirizzo della Jewel Records). A metà anni Sessanta, McCain ha registrato abbondantemente per Ric, Continental e Jewel. Una serie di brani risalenti al periodo 1965/68 per la Jewel di Stan Lewis, con base a Sherveport, comprende il già citato omaggio all’etichetta, “728 Texas (Where The Action Is)”. Nel 1969 conduce addirittura due carriere, intraprende infatti anche l’attività di detective. Tuttavia, Jerry McCain non amava troppo avventurarsi al di fuori di Tennessee, Mississippi, Georgia e Alabama, cosa che spiega con tutta probabilità come mai non abbia avuto la notorietà internazionale alla quale avrebbe potuto legittimamente aspirare, come sostiene anche lo studioso Gerard Herzhaft ne “La Grande Encyclopédie du Blues”. L’album “Jerry McCain’s Blues Party”(Wolf Records) è composto da inediti registrati ad inizio anni Novanta, ben diciassette canzoni, otto delle quali dal vivo. Secondo l’etichetta austriaca Wolf, che non è prodiga di informazioni in tal senso, queste incisioni sono state messe insieme dal chitarrista Rob “Hound Dog” Baskverville e da sua moglie, la cantante e bassista Penny “Queen Bee” Zamagni, entrambi del gruppo The King Bees, presenti ad accompagnare McCain sulla maggior parte dei titoli. Rileviamo anche la presenza del cantante/chitarrista Chick Willis e del cantante Nappy Brown, il famoso blues shouter, con due canzoni ciascuno. Il disco è dunque una sorta di omaggio all’insieme della carriera di McCain, cosa che si riflette nella scelta dei pezzi. Ascoltate per esempio lo strumentale “Boogie Buzz”, che dà il tono all’album. Caldamente raccomandato.
Philippe Prétet
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