È pur vero che non bisognerebbe giudicare un libro (o un disco) dalla copertina, eppure essa rivela sovente una consonanza con la musica di un determinato artista. Ci sembra sia proprio il caso di “Where I Belong” (Go Country), nuovo album di Emanuele J. Sintoni e delle fotografie che illustrano qua e là nel libretto, paesaggi virati a seppia, come a situarle in una dimensione fuori dal tempo, in ogni caso fuori dal nostro spaesato presente. Già perché le ballate di Sintoni sembrano collocarsi in un territorio di confine, combinando un cantautorato di raffinata semplicità, anche se può apparire un ossimoro, irrorato da elementi folk e blues e una veste sonora minimale.
E poi c’è l’attenzione particolare ai testi, tutte e quindici le canzoni portano la sua firma, le sue canzoni ci raccontano di lontananze e distacchi, riflessioni e ritorni, pioggia e squarci di luce. C’è molto di personale e ci sono anche diversi amici/colleghi (Thomas Guiducci, Don Antonio, Chris Horses, Jama…) venuti ad aggiungere qualche tocco ai brani, ognuno con la propria sensibilità entrando in punta di piedi per trovare una sintonia con la musica dell’artista romagnolo. Non poteva mancare, ad esempio, Grayson Capps, col quale Sintoni ha stabilito da anni una solida amicizia e collaborazione. I due regalano, forse, uno dei momenti topici dell’album con una folk ballad, “Away From Home”, davvero molto sentita, con Capps al controcanto e resofonica.
In questo contesto sonoro e lirico non stupisce che abbia voluto rievocare attraverso un brano, “The Kindest Smile In Avalon”, la parabola artistica di Mississippi John Hurt, con un fingerpicking gentile e l’armonica suonata dal sempre ottimo Marco Pandolfi. Altre pagine sono caratterizzate da candore e autoironia, pensiamo a “Until I Ran Out Of Songs” o “Gonna Take A Little”, brani che si reggono bene con pochi elementi, la sua chitarra acustica e qualche pennellata di elettrica (Don Antonio) nel primo caso o il contrabbasso di Andrea Taravelli.
Canzoni dell’appartenenza, per parafrasare il titolo, dalle atmosfere autunnali o per le piovose serate di questa strana primavera; destinate ad ascoltatori attenti, in grado di “riposare e sopravvivere” anche grazie alla musica, con un pizzico di gentilezza e follia (come canta in “Rest And Survive”).
Matteo Bossi
Comments are closed