Iadora's Journey

Gli Iadora’s Journey sono un quartetto che con quest’album rievocano l’anima più autentica del blues, intrecciando sapientemente reminiscenze degli anni ‘70 e un sound contemporaneo che cattura immediatamente l’ascoltatore. Si tratta di una sorta di concept album, ispirato dall’idea del viaggio (Iadora Johnson è un personaggio di un libro letto da Zardo), che è quindi molto più di una semplice raccolta di brani, come emerge dall’apertura di “Quest for Acceptance”, da cui emergono alcuni accenni progressive. I successivi “Mofu Blues” e l’ottima interpretazione di “Blues With a Feeling” di Little Walter confermano la caratura blues della formazione, con quell’intensità espressiva che cattura l’ascoltatore. Nondimeno l’accattivante funk dello strumentale “Mr Scunk” lascia spazio ai fraseggi del chitarrista Paolo Zardo, ripresi dall’hammond di Alessandro Scolz, mentre “City of Light” è un ritorno alle radici rock blues più genuine: qui la voce di Anna Pavan è in primo piano e sale agevolmente sulle note più alte, supportata da una band assai coesa, completata da Alessandro Dri alla batteria. “King Freddie” è un altro strumentale in stile Texas blues, che evoca immediatamente Stevie Ray Vaughan, mentre la cover di “The Thrill is Gone” di B.B. King è un omaggio talmente sentito che pensiamo possa venire apprezzato dal Re del blues dal paradiso dei musicisti. Le atmosfere dei seventies caratterizzano sia “Can’t See Me Without You”, con qualche accenno zeppeliniano, che “Riding to The Sun”: nel suo sviluppo, quest’ultima pare evocare l’immagine di un tragitto on the road, che si dipana attraverso una chitarra e una voce che diventano compagne di viaggio. Ci sta pure un’intensa ballad come “Finally Home”, caratterizzata dalla chitarra acustica e il ricco sottofondo delle tastiere, prima di chiudere con “Definitely Maybe”, un mid-slow finale che valorizza le qualità espressive di Paolo, che qui ci ricorda molto l’indimenticato Jeff Beck. Le sonorità degli Iadora’s Journey sanno decisamente catturare l’attenzione degli ascoltatori, ci sembra di cogliere una spontaneità e un’autenticità che non sono per nulla scontate: la capacità di attraversare generi diversi mantenendo l’organicità compositiva li rendono una delle band più interessanti, a livello europeo e non solo.

Luca Zaninello

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