Per celebrare il loro primo decennio di carriera gli Hangarvain hanno da poco pubblicato “Déka”, un lavoro che racchiude alcuni dei loro brani più rappresentativi, oltre a una serie di inediti: la formazione, guidata dai talentuosi e carismatici Sergio Toledo Mosca e Alessandro Liccardo, rispettivamente cantante e chitarrista, dimostra immediatamente una maturità artistica che supera l’età anagrafica della band. Già dalle prime due tracce emerge quel caleidoscopio sonoro che abbraccia molteplici generi, dal soul al funk, dal rock capace di passare dall’hard al southern, senza mai perdere di intensità né la propria identità blues: “Still on The Run” è un ottimo inizio che mette in risalto le doti vocali di Mosca, con un sound che affonda decisamente nel rock blues, mentre “Groovin’ High” si distingue per il suo incedere travolgente. D’altro canto, meritano una menzione speciale composizioni quali “Pressure”, quasi un inno in questa ballad intima e profonda che rivela il lato più emozionale e riflessivo del quartetto, oppure “Judgement Day”, che sviluppa l’introduzione acustica fino a costruire un groove più aggressivo.
Ogni traccia racconta una storia, trasmette un’emozione, e riflette quel motto “united we stand, divided we fail” che sembra essere il cuore pulsante del gruppo. I loro grandi pezzi quali “Keep Falling” e “Get On” sono reinterpretati con una freschezza sorprendente, mentre tutti i brani inediti dimostrano una capacità di evoluzione artistica che non molti riescono a raggiungere: l’accattivante riff che caratterizza “Through The Space And Time” paga il debito a Hendrix con sorprendente efficacia e linguaggio moderno, su cui spicca il magistrale assolo di Liccardo. “Mother’s Blues” ha quell’aura un po’ onirica e ipnotica che sembra quasi avvolgere l’ascoltatore in un abbraccio e che per certi versi ritroviamo in “Baby Blue”, che nel suo incedere lento e meditativo trova il vertice nell’assolo conclusivo sulla sei corde. Di nuovo Alessandro introduce e poi sviluppa “Company Blues”, altro gioiellino in cui tutta la band dimostra il suo talento, compresi gli ottimi Antonio Castaldo al basso e Simone Pannozzo alla batteria. La profondità dei testi, l’energia sul palco e l’autenticità musicale della loro proposta contribuiscono a rendere anche quest’album un viaggio emozionale che cattura ogni ascoltatore: “Déka” va gustato e scoperto nelle sue molteplici sfumature, per potere apprezzare un gruppo che merita tutti i riscontri positivi che hanno già ricevuto in tutta Europa. Consigliatissimo.
Luca Zaninello
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