Etichetta: Fantasy (USA) – 2021
Senza se e senza ma, “Heavy Load Blues” non sarà ricordato come il capolavoro né come il disco più rappresentativo di Warren Haynes e compagni. Non è sbalorditivo come l’esordio omonimo del 1995 né completo e vario come il successivo “Dose” (1998) o il recente “Revolution Come… Revolution Go” del 2017. Il lavoro ha però indubbiamente svariati pregi e si presenta come un interessantissimo esperimento, un ritorno alle radici e, addirittura, per verti versi, come un passo (quasi) obbligato all’interno della variegata produzione in studio e dal vivo del gruppo statunitense.
Il disco, permeato di Blues dalla prima all’ultima nota delle tredici tracce che lo compongono (21 per i più golosi che opteranno per l’edizione deluxe), è un lavoro onesto, sanguigno, registrato in presa diretta e senza sovraincisioni, curato nei minimi dettagli, suonato con mestiere, passione ed una ricercatezza certosina (molti degli strumenti impiegati nelle sessions sono ben più vecchi dei musicisti coinvolti).
Prodotto da Warren Haynes e dall’ingegnere del suono John Paterno, “Heavy Load Blues” alterna cover celebri “(I Feel Like Breaking Up Somebody’s Home”, “Good Morning Little School Girl” a classici minori (“Blues Before Sunrise” di Elmore James, “Snatch It Back and Hold It” di Junior Wells, “Have Mercy On The Criminal” di Elton John); include inoltre una stravagante escursione in territori waitsiani, “Make It Rain”, qualche solido brano originale (“Hole In My Soul”, “Hiding Place”) e due gemme acustiche di assoluto valore, “Black Horizon” e la titletrack.
Quest’ultima fatica targata Government Mule piacerà a molti, ma non a tutti. Quel che è certo è che farà la felicità degli amanti del Blues più classico così come quella dei cultori delle sei corde, i quali – tra i solchi delle canzoni incise dal quartetto – ritroveranno un manuale pressoché ineccepibile su come ci si debba approcciare al genere con gusto, maestria e profondo rispetto.
Umberto Poli
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