Il sette marzo scorso è tornato a suonare al Bloom di Mezzago, Eric Bibb, a tre anni dal suo precedente passaggio. Allora al suo fianco aveva l’armonicista Grant Dermody, questa volta invece il chitarrista svedese Staffan Astner, già suo partner in altre circostanze, oltre che sul disco dal vivo di qualche anno fa “Troubadour Live”. Eric pesca dal un vasto repertorio, la sua produzione discografica infatti si estende continuamente con nuovi capitoli, il più recente è “Jericho Road” da cui però ha estratto solo un brano; si muove con gran naturalezza tra un blues, un pezzo più cantautorale e una ballata.
Sempre sorridente e spontaneo, la sua voce, bella e pienamente espressiva, è capace di calarsi in classici come “Going Down Slow” e “No More Cane On The Brazos”, ma anche di assecondare la melodia limpida delle sue “Shingle By Shingle” o “On My Way To Bamako”, con dedica all’ amico Habib Koitè. Molto nelle sue corde anche un episodio della tradizione Piedmont come “Going Down The Road Feeling Bad”,crediamo anche John Cephas avrebbe approvato la sua versione. Astner dal canto suo, è chitarrista d’esperienza e Bibb gli dà spazio, anche se lo si preferisce quando si limita a interventi di coloritura sonora, che non in lunghi assolo come accade in “Tell Riley”, omaggio alle peripezie del futuro B.B. King. Tra i momenti migliori ricordiamo senz’altro “With My Maker I Am One”, un pezzo trascinante, scandito dalla sua chitarra e una nuova canzone “Turner Station”. Nel finale ecco due pietre angolari delle sue esibizioni dal vivo, lo spiritual “Needed Time” e “Don’t Ever Let Nobody Drag Your Spirit Down”. Il pubblico reclama un bis ed Eric è ben felice di esaudirlo, lo fa chiudendo in punta di dita con la dolcezza della ballad “For You”. Alla prossima.
Matteo Bossi
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