Galeotta fu la Sardegna, e visto il periodo di permanenza  e il gentile invito dell’organizzazione locale non possiamo rifiutare l’invito del Rocce Rosse Blues Festival, per cui arriviamo a Marina di Cardedu proprio il giorno del concerto di Edoardo Bennato, ma la parola d’ordine è niente blues senza un po’ di mare, nonostante il maestrale.

 

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Dopo aver gustato il Cannonau di Jerzu scopriamo che l’esibizione di Fabrizio Poggi e Enrico Polverari, in cartellone come band di apertura, è stata purtroppo cancellata, e quindi, ben coperti a causa di un clima non proprio estivo, affrontiamo la serata musicale e la sua umidità. Edoardo inizia in solo, chitarra e grancassa con “Abbi Dubbi”, inno da ricordare a chi sfoggia eccessiva certezza, e con “Signor Censore” arriva la band, grandi musicisti e ottimi bluesman, come Gennaro Porcelli di cui abbiamo parlato anche sulla rivista, e l’ambiente si scalda grazie ad un ritmo trascinante e al calore tipico partenopeo. Per tutto il concerto Edo ricorda quanto il blues sia legato alla sua città, e come il dialetto napoletano sia perfetto per cantarlo.

 

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Noi ricordiamo ancora l’esperienza con Mario Insegna e i Blue Stuff, ed il fantomatico Joe Sarnataro di un po’ di anni fa, da cui Edo pesca “Lieve ‘e Mano Alloca!”,  “E’ Asciuto Pazzo ‘O Padrone” e la scatenata “Nisciuno”, assieme a pezzi da suo ultimo disco come “Pronti A Salpare”, molto interessante anche per le tematiche trattate. Tra pezzi storici come “Vendo Bagnoli” o  “Rinnegato” Bennato, perfettamente accompagnato da una band con i fiocchi, azzarda pure, sempre nel filone provocatorio che lo contraddistingue, di essere l’unico in Italia a fare blues, perché più blues di Napoli non si può.

 

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Davvero azzeccata la scaletta, come avremo modo di dirgli a concerto finito, con pezzi come  “In Prigione” o “A Napoli 55 è a Musica”, con poche azzeccate concessioni al lato romantico con brani come “Non E’ Amore”, e se “L’isola Che Non C’è” rimane solo sospesa nell’aria che sa di salsedine, “Il Rock Di Capitan Uncino” non può mancare! Il freddo non impedisce nemmeno a Tony Servillo, in prima fila per l’amico partenopeo, di passare per un saluto nel backstage a concerto finito. Edo è sempre gentile ed in forma, dall’alto delle sue 70 primavere, e ci fa piacere portargli i saluti de Il Blues, prima di goderci un meritato riposo al fresco. Ma il blues, da Napoli ad Aosta, per fortuna non dorme mai!

 

Davide Grandi

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