Arriviamo con un certo ritardo ad occuparci dell’ultimo lavoro del georgiano Eddie 9V, il suo terzo per la Ruf, uscito ormai a fine novembre. Ma la buona musica, per fortuna, non ha scadenza e l’ascolto di “Saratoga”, lo conferma. Se “Little Black Flies”, che lo aveva rivelato ad un pubblico più ampio, ne metteva in luce la propensione blues, l’energia e la capacità di costruire brani all’impronta, alla guida di un piccolo gruppo, il successivo “Capricorn”, inciso negli omonimi studi di Macon, estendeva il suo sguardo ad includere una credibile visione soul e southern rock, testimoniata anche dagli omaggi a Syl Johnson o Johnny Jenkins.
E non stupirà quindi, trovarlo questa volta ad allargare ancora lo sguardo, spingendosi, almeno in parte, verso direzioni inesplorate. Accanto a sé Eddie 9V (alias Brooks Mason Kelly) ha, come sempre, il fratello Lane Kelly (basso, tastiere, produzione) e lui stesso suona più strumenti, in alcuni casi anche basso e batteria, in altri invece la band si allarga e comprende fiati e cori oltre a diversi altri musicisti. Lo studio principale è ancora il casalingo Echo Deco, con l’eccezione di una session tenutasi in Colorado a Denver, che ha fruttato tre pezzi tra cui la canzone titolo, caratterizzati da un suono molto anni Settanta, un soul/funk come “Halo” e un passaggio più vicino ad un blues swampy, “Delta” con chitarra acustica e fiati, mentre “Red River” si avvicina molto per costruzione a certe cose di JJ Cale, stante le differenze nell’approccio al canto.
Quando si cimenta con le soul ballad il nostro Eddie 9V è completamente a suo agio, gli arrangiamenti sono calibrati ma non troppo, lasciando quella patina di porosità che rende il tutto più sentito. È il caso di un terzetto costituito da “Love All The Way Down” con perfetti interventi dei fiati, “Cry Like A River”, che racchiude tutta l’espressività di Eddie 9V, qui sulle tracce di uno dei suoi (e nostri) eroi, l’indimenticato Eddie Hinton, fiati, organo e la voce piegata al punto giusto. Forse tra le cose più belle dell’intero album. E ancora “Love Moves Slow”, siamo dalle parti della Hi, un brano che sarebbe perfetto in un disco di Al Green casomai dovesse inciderne uno nuovo.
Nella categoria momenti inaspettati potremmo annoverare, in primo luogo, la cover di “Chamber Of Reflection”, uno dei brani più noti del cantautore canadese Mac DeMarco, rifatta in chiave soul, con un bel tappeto di tastiere. In secondo luogo, “Truckee”, più cantautorale, le cui armonie vocali sembrano prese in prestito da un vecchio disco di David Crosby. E forse perfino la languida “The Road To Nowhere” che chiude il disco facendo rivivere Elvis Presley.
Un altro disco riuscito e interessante, ci consente di osservare da vicino l’evoluzione di Eddie 9V, ammirevole per la carica con cui si getta nelle sue esplorazioni sonore, oltretutto senza affidarsi a produttori esterni ma fidandosi di sé stesso e di suo fratello. Speriamo prima o poi di vederlo dal vivo anche in Italia.
Matteo Bossi
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