Eddie 9V - Capricorn cover album

Etichetta: Ruf (D) -2023

Eddie 9V ce lo aveva anticipato nel corso dell’intervista apparsa nel nostro numero 159, “Altre canzoni che ho scritto le abbiamo incise ai vecchi studi Capricorn a Macon, spero di pubblicarle su un EP prossimamente. C’è anche un pizzico di southern rock, ho invitato anche un ragazzo che conosco a suonare slide un po’ nello stile di Duane, si chiama Dusty McCook.

Anche lì abbiamo inciso tutto dal vivo, seppur in uno studio molto più professionale del nostro salotto.” Eccole qui allora, raggruppate in questo CD che però è ben più di un EP, ma un album vero e proprio di undici pezzi. Il disco conferma tutto quanto di buono il precedente “Little Black Flies” aveva svelato di questa band georgiana guidata da Eddie 9V, cantante e chitarrista fervente appassionato di blues e soul.

Viene voglia di citare anche Tinsley Ellis (Il Blues n. 158) che a proposito di queste registrazioni ci disse, “ho ascoltato le cose che ha fatto al vecchio studio Capricorn a Macon ed è davvero bravo, molto soulful. Lui è un po’ come Sean Costello quanto a talento.” Ecco in una frase Ellis ha fotografato perfettamente questo disco.

“Soulful” è la definizione che più si addice a queste tracce, brevi ma grondanti groove, con fiati e a volte la chitarra di McCook, le tastiere e un tappeto ritmico senza pecche. I pezzi sono suoi, ma non è casuale, per esempio, la ripresa di “Down Along The Cove” di Dylan, il riferimento è infatti alla versione che ne diede Johnny Jenkins nei medesimi studi, nel suo esordio su Capricorn, “Ton-Ton Macoute!” con diversi membri della Allman Brothers Band a supporto.

Un altro episodio non autografo è la convincente e quasi filologica ripresa di un pezzo in origine inciso da Syl Johnson (scomparso nel febbraio 2022),  per la Hi a metà anni Settanta, “Bout To Make Me Leave Home”. C’è poi anche un breve gospel, “Mary Don’t You Weep”, con Kristie French al canto e un organo che sembra preso di peso da una chiesa battista georgiana.

Il resto è scritto da lui stesso col fratello Lane ed è rock’n’soul caldo e ruvido, Eddie non insegue mai la pulizia nell’esecuzione, piuttosto il far emergere la forza intrinseca della performance, cercando di catturare il momento, senza pensarci troppo. Per concisione e ispirazione, episodi come “How Long” o la “Yella Alligator”, intrisa di funk rurale, avrebbero potuto davvero provenire da una vecchia session Capricorn di cinquant’anni fa circa.

Il country soul “It’s Going Down” o la ballad soffice “Are We Through” sono altre frecce estratte dalla sua faretra già ben fornita e conferma della direzione più soul in cui si sta muovendo, per riprendere ancora la nostra conversazione. Eddie e soci confezionano un altro gran bel disco, spontaneo e pieno di passione per la musica di un’altra era, a dimostrazione che il passato se rivissuto in un certo modo può essere ancora molto attuale senza sfociare per forza nel revivalismo.

Speriamo che il 2023 lo veda anche, finalmente, in giro per l’Europa.

Matteo Bossi

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