I Delta Moon sono una formazione di Atlanta capitanata da Tom Gray e Mark Johnson, che ha un certo seguito negli Stati Uniti, come in Europa, e ritrovarli una sera di primavera al Nidaba di Milano, era una occasione da non perdere, occasione ben ripagata. Il quartetto è stato in Europa per alcune settimane di concerti, sulla scia del recentissimo album “Cabbagetown”.
Nella continuità con l’impostazione del gruppo, il loro roots / rock, intinto di blues, si basa sull’incrocio di chitarre slide, la voce asciutta di Gray e la sezione ritmica, Franher Joseph al basso e per questo tour europeo, il batterista Greg Baba e non Marlon Patton, che ha suonato nel suddetto disco, dal quale hanno attinto per eseguire brani come, “Coolest Fools” oppure “Cabbagetown Shuffle”. La scaletta prevedeva anche un recupero di pezzi autografi del loro passato, fra questi, “Wrong Side Of Town” e “Jessie Mae” dedicato alla blueswoman Jessie Mae Hemphill. Vista la particolarità di suonare tutte e due le chitarre con lo slide e memori di un loro passato concerto, ci aspettavamo qualche “acceso” scambio di assoli, niente di tutto ciò, in maniera consapevole hanno suonato in modo compassato e mai sopra le righe, le due chitarre si sono incrociate e si sono scambiate sovente i ruoli, ritmica e solista, con grande naturalezza. L’amore per il blues è evidenziato maggiormente nell’omaggio al Burnside di “Skinny Woman” e nella rilettura di “You Got To Move”.
Il concerto scorre solido e uniforme, senza scarti, la band di rado spinge sull’acceleratore, preferendo assestarsi su tempi medi dall’impasto gradevole, a volte sincopati, con qualche richiamo ai Little Feat, buona anche la sezione ritmica, col bassista Joseph che si disimpegna come corista, voce profonda e atteggiamento rilassato. E’ una band che negli ultimi quindici anni si è guadagnata una reputazione lusinghiera, pubblicando dischi senza l’appoggio di grosse etichette (anche l’ultimo è autoprodotto) o agenzie, ma puntando sulla consistenza della musica. Una lezione di come si può essere espressivi in elettrico, senza surriscaldare le sonorità. E’ stato un piacere
Matteo Bossi e Silvano Brambilla
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