Con i dovuti distinguo, sono due imprescindibili punti di riferimento per il blues soffiato nell’armonica. Insieme per qualche data in Italia, hanno condiviso lo stesso palco anche ad Azzano San Paolo (BG) il 18 Luglio. Si sono presentati entrambi in quartetto, ma per quanto riguarda la Treves Blues Band, la scelta è stata “obbligata” dalla forzata e lunga assenza dell’ottimo Guitar Ray.

C’è stato dunque qualche riassesto nel repertorio con qualche lieve sbavatura, ma ecco i quattro moschettieri a pieno regime sul palco, il batterista Massimo Serra, il bassista Gabriele Dellepiane (Gab D), il prodigo chitarrista/cantante Alex”Kid” Gariazzo e naturalmente Fabio con l’armonica, alle prese con un repertorio variegato che, pur con inserimenti di alcune dinamiche contemporanee, la barra è sempre rimasta dritta nella tradizione neroamericana, con delle incursioni in quella bianca. Introdotta da Gariazzo con la weissenborn hanno proposto “Walking Blues”, poi in modalità unplugged ecco una trascinante “Can’t Be Satisfied”, avanti con “Midnight Special” chiusa da Fabio con l’imitazione del treno. Chicago ha trovato il punto di forza in “It Hurts Me Too” e “Just Your Fool”, mentre due rock’n’roll hanno surriscaldato il concerto, “Lodi” (Creedence Clearwater Revival) e “Marie Marie (Blasters).

Foto di Matteo Bossi

Infine dopo che Fabio ha ricordato l’apertura che la TBB ha fatto l’anno scorso a Bruce Springsteen a Roma, è partita una versione di “Pay Me My Money Down”, che il boss aveva già ripreso per il suo disco “The Seeger Session”. Il numeroso pubblico era già su di giri e pronto per ascoltare Charlie Musselwhite, accompagnato dal suo quartetto abituale con Matt Stubbs alla chitarra e l’impeccabile sezione ritmica composta da June Core e Randy Bermudes, quest’ultimo di ritorno con Charlie dopo alcuni anni coi Fabulous Thunderbirds. Vedere suonare Charlie equivale allo scorrere davanti agli occhi dell’ultimo mezzo secolo abbondante di blues, racconta la sua esperienza ed ogni nota assume una patina di vissuto che non è replicabile né si può apprendere dai libri. In forma smagliante anche a livello vocale, detta tempi e dinamiche, varia i ritmi e pesca da un pozzo di canzoni molto profondo. “Good Blues Tonight”, è emblematica, “è quello che suoniamo noi  ogni sera”, dice Charlie introducendola. Ed è appunto un blues vibrante, naturale e privo di forzature. “Strange Land” è un altro dei suoi classici, uno dei suoi primi brani, composto “quando mi sono trasferito a Chicago e non conoscevo un’anima, mi sentivo così”, poi un bellissimo omaggio allo scomparso James Cotton, “lo conoscevo dal 1961, quando vivevamo a Memphis” con “West Helena Blues”, piena di rispetto e lirismo.

Foto di Matteo Bossi

Propone anche una ironica “Roll Your Moneymaker” di Shakey Jake Harris e poi “As The Crow Flies” di Tony Joe White che qualcuno ricorderà interpretata anche da Rory Gallagher. Ci si trova a pensare che non ci sono purtroppo più molti bluesmen della sua tempra, la sua personalità tranquilla, spiritosa e diretta va di pari passo con la sua bravura all’armonica. Notevole espressività impressa a “It Ain’t Right” oppure il divertente duo con Fabio Treves, richiamato sul palco per una “Blues Overtook Me” da manuale. Chiude dopo oltre un’ora e mezza condotta da par suo, con un brano divenuto suo marchio di fabbrica, “Christo Redemptor”, come sempre evocativa e densa di emozioni. Lode anche al gruppo, compatto e in completa sintonia col suo leader, Stubbs ormai da diversi anni con Musselwhite si produce in un bel lavoro alla chitarra, sulle parti ritmiche e soliste, Charlie approva con un cenno o un sorriso. Prima di riprendere la strada il nostro si presta generoso e affabile a salutare i tanti ammiratori accorsi ad Azzano. L’ennesimo concerto da ricordare, perciò grazie Mr. Musselwhite.

 

 

Matteo Bossi e Silvano Brambilla

 

                                                                                                                   

 

 

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