Una delle tradizioni più amate nelle terre del Po – ma non solo – è quella dei Cappelletti in brodo (in alcuni casi si chiamano Anolini o, addirittura, Tortellini), ma la sostanza non cambia. Oddio, a voler guardare bene le differenze ci sono, eccome. Anzi, diciamo che le “rezdóre” di queste zone della Pianura Padana difendono con forza le tradizionali ricette che si perdono nella notte dei tempi. Una cosa in comune comunque c’è, ed è il fatto che quando ci si mette a tavola davanti ad un piatto fumante di Cappelletti in brodo è gran festa per tutti. Così come è stata l’ultima domenica del 2013 quando al Cicci Blues Bar, in quel di Viadana, grazie ad un’idea di Lorenz Zadro, abbiamo potuto festeggiare un anno che se ne stava andando aspettando con trepidazione quello che, ci auguriamo tutti, possa essere un 2014 sereno sotto ogni punto di vista. Il Cicci è un piccolo locale/ristorante a conduzione famigliare dove le tradizioni restano attaccate agli storici muri della casa che lo ospita, come fossero un secondo intonaco; una sorta di Juke Joint a due passi dal Po. E dopo che i fumi profumati di cappone, manzo e Parmigiano-Reggiano si sono diradati ecco una delle rivelazioni

Ste Barigazzi (foto Chiara De Pietri ©)

musicali della zona degli ultimi anni fare la sua apparizione sul piccolo palco. Si tratta di tre giovani ragazzi che si fanno chiamare Poor Boys e, sono convinto, sentiremo parlare a lungo di loro. Il progetto gira attorno a Ste Barigazzi (chitarra e voce), un ragazzino dalla bella faccia pulita che, però, sembra abbia dormito a casa Burnside. Se dopo averlo sentito suonare ti dice la sua età non ci credi perché, oltre alla padronanza sulla chitarra, quello che colpisce è quanto abbia appreso dagli assidui ascolti dei vecchi bluesmen del Mississippi. Un power trio che vede la presenza di Enri Zanni alla batteria e con Giorgio Pinna all’armonica e voce. Ne scaturisce un blues giovane e fresco che, al contempo, contiene tutti i suoni arrivati dal Magnolia State. Assieme ai Poor Boys abbiamo potuto assistere anche ad una breve apparizione degli ormai collaudati Alì Buma Yè, altro trio delle meraviglie sempre della provincia reggiana, che sta meritatamente conquistando la scena, non solo locale. La Jam finale era d’obbligo tra applausi e lo sfrenato ballo del mitico Gino che ha regalato al lungo pomeriggio musicale un tocco in più. Una chiusura d’anno che sancisce quanto fermento musicale ci sia in questo piccolo angolo della nostra Italia.

Antonio Boschi

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