Etichetta: Concord Universal 1559 (USA)-2021-
Potete dire quello che volete, può risultare scontato, datato, privo dell’energia di un tempo, potete rifarvi ai primi dischi degli ZZ Top, elogiare il periodo che precedette le batterie elettroniche e le campionature, potete accusarli di aver copiato e attinto dai bluesman di ogni periodo, potete criticare, polemizzare, fare sguardi stizziti, trovare difetti nei giri di chitarra o imperfezioni nelle melodie.
Resta comunque una sola cosa vera per me, e a quanto pare non solo per me. Billy Gibbons è davvero un figo! Non c’è nessuno che con il “solito” giro di chitarra come lui riesce a trasportarvi nel deserto del Texas, a cavallo di una potente auto, con una birra gelata tra le mani e una bellissima donna accanto. Certo sono stereotipi, triti e ritriti, ma la musica che esce dalle casse di “Hardcore” porta con sé una incredibile sensazione di “casa”. Quel piacere di ritrovare quello che stavamo aspettando, niente di più ma soprattutto niente di meno. In un periodo come l’attuale in cui gli imprevisti sono all’ordine del giorno, e solitamente poco piacevoli, ritrovare i sapori che ci fanno aumentare la salivazione è una manna.
Per questo quando ho deciso di ascoltare il nuovo lavoro del barbuto chitarrista l’ho fatto al massimo del volume. L’album è stato registrato allo Escape Studio, in pieno deserto californiano nei dintorni di Palm Springs, e prodotto da Gibbons in compagnia di Matt Sorum e Mike Fiorentino, con il contributo del tecnico del suono Chad Shlosser.
Sorum, anche alla batteria in una band di cui fa parte anche il chitarrista Austin Hanks: lo stesso sodalizio Gibbons-Sorum-Hanks che ha realizzato The Big Bad Blues, il precedente album Concord di Gibbons, vincitore del Blues Music Award indetto dalla Blues Foundation. Qui i toni sono molto più rock, distanti anche da “Perfectamundo”, sebbene la passione per le spezie sudamericane ritorni in brani come “Hey Baby, Que Paso”.
Quest’ultimo lavoro di Billy, uscito il 4 giugno ma anticipato dal singolo “West Coast Junkie”, dimostra ancora una volta come l’età anagrafica non rappresenti nulla, tanta è l’energia che si sprigiona dalle varie tracce, e come non citare “Stackin’ Bones” con le Larkin Poe, con cui si è anche esibito lo scorso maggio al Grand Ole Opry.
Se non volete ostinatamente rischiare con i sapori nuovi, qui sapete certamente cosa aspettarvi, una succulenta t-bone texana con salsa piccante!
Davide Grandi
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