Riley B. King alias B.B. King (1925-2015) è stato senza dubbio uno dei più grandi artisti blues dell’epoca moderna. Dotato di una voce ben calibrata, dal timbro potente e imperioso, la ricchezza del suo cantato ha le sue radici nella combinazione tra musica gospel e il blues urbano. Il suo stile di chitarra su Lucille (la sua Gibson ES-335) è il prolungamento naturale del canto. Mordente e simpatetico, con sonorità piene e rotonde, grazie all’uso attento di note allungate. Inoltre, la sua concezione del ritmo è stata innovatrice per la sua elasticità. B.B. King ha rivitalizzato il blues e tra i suoi discepoli si possono contare musicisti come Buddy Guy o Little Joe Blue. L’iconico B.B. è venerato per una mezza dozzina di album dal vivo classici, tra i quali citiamo “Live At The Regal”, “Live In Cook County Jail” e “Live & Well”. Ad essi possiamo oggi aggiungere “In France – Live At The 1977 Nancy Jazz Pulsations Festival”, una performance inedita con la sua orchestra dell’epoca, un gruppo di sette elementi , con una ottima sezione fiati. Si tratta della seconda uscita da parte del produttore e archivista Zev Feldman alias The Jazz Detective, la seconda sulla sua label Deep Digs, dopo il “Live In France” di Sister Rosetta Tharpe dello scorso anno. B.B. King aveva conosciuto un successo commerciale folgorante, conquistando anche il pubblico bianco con la hit “The Thrill Is Gone” nel 1970. Era al suo quinto tour europeo e alla sua prima apparizione al prestigioso festival Nancy Jazz Pulsations. E B.B. entra surrettiziamente in scena su qualche battuta del classico jazz “Blue Monk” di Thelonious Monk, prima di attaccare “Caldonia” di Louis Jordan.
Da notare che è la sola registrazione, benchè parziale, di un brano di Monk da parte di King. Il quale è in piena forma e stabilisce una immediata alchimia col pubblico che lo adora. La set list è costruita per alternare brani conosciuti come “Sweet Little Angel”, ad altri più recenti, alcuni dei quali sono diventati a loro volta dei classici. È il caso di “I Like To Live The Love” e “I Got Some Outside Help (I Don’t Really Need)”. Quest’ultimo compare nella sequenza di tre canzoni più forte dello spettacolo, tra “Why I Sing The Blues” e “The Thrill Is Gone”, una composizione del pianista Roy Hawkins, che contrariamente al solito, non chiude il concerto. La sua voce è talvolta ruvida, ma la sua chitarra deborda di una ispirazione davvero senza tempo. B.B. King è all’apice della sua arte. Ascoltate l’assolo elettrizzante alla fine di “To Know You Is To Love You”, qui su un tempo più rapido rispetto all’originale. Il brano strumentale “Soul Where I’m Wrong” offre al chitarrista texano Milton Hopkins, cugino del leggendario Lightnin’ Hopkins, l’occasione di brillare, si ascolti anche l suo assolo su “It’s Just A Matter Of Time”. Quel che rende questo concerto così accattivante è anche il suo gruppo di sette musicisti, sotto il nome di B.B. King Orchestra, con una rutilante sezione fiati.
Un gruppo che ha accompagnato B.B. per centinaia di concerti. Il trombettista Eddie Rowe e il sassofonista Cato Walker III sono ne fanno parte da quattro o cinque anni, così come l’eccellente chitarrista Milton Hopkins. L’organista James Toney era già al fianco di King per il suo primo concerto europeo a Parigi nel 1968 ed ha suonato con lui per decenni, come anche il sassofonista tenore Walter King, nipote di B.B. Il bassista Joe Turner e il batterista Calep Emphrey Jr sono i nuovi venuti in seno all’orchestra. Emprehy è forse il solo musicista ad aver suonato con i tre King, B.B., Albert e Freddie. In seguito ha accompagnato B.B. per trent’anni. Stranamente, è anche un periodo poco documentato della carriera di King, dopo la dissoluzione del suo gruppo di lunga data, Sonny Freeman & The Kingpins, che era con lui su dischi come “Live At The Regal” e “Blues Is King”. I suoi album/ concerto di metà anni Settanta non comprendevano il suo gruppo , ma lo vedevano in compagnia di Bobby Bland e una band stellare. È dunque una bella e inattesa sorpresa vederlo suonare con la B.B. King orchestra, cosa che dovrebbe piacere ad un pubblico ben più largo degli appassionati senza condizioni di B.B. Questa registrazione, recuperata e masterizzata da Matthew Lutthans al Mastering Lab, è stata trasferita a partire dai nastri originali dell’INA (già ORTF) una istituzione francese leggendaria, con la quale Feldman intrattiene ottimi rapporti. L’album comprende inoltre note di copertina redatte da Jean Buzelin e notevoli fotografie di Jean-Pierre Leloir, Ozier Muhammad e Jean-Marc Birraux, quest’ultimo ha immortalato la performance di King a Nancy. Un album degno di ritagliarsi un bel posto nella vostra discoteca!
Philippe Prétet
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