A quattro anni dal suo passaggio precedente, è tornata a suonare a Milano Samantha Fish, (le avevamo dedicato intervista e copertina del nostro numero 148), lo scorso due aprile presso i Magazzini Generali. Era l’unica tappa italiana del tour con Jesse Dayton, cantante e chitarrista con il quale ha realizzato un EP digitale, The Stardust Sessions, uscito lo scorso anno, anticipatore di un disco vero e proprio, previsto per metà maggio e prodotto da Jon Spencer.
Pubblico piuttosto numeroso ed eterogeneo e in effetti in questo lasso di tempo la Fish ha pubblicato due dischi su Rounder /Concord, piuttosto ben accolti, che hanno contribuito ad espandere la sua notorietà. La performance si fonda su questo nuovo progetto con Dayton, artista texano molto attivo tanto come solista che come sessionman, in ambito country e rock. Il repertorio è di conseguenza rinnovato e arrichito da alcune riprese, vario e ben congegnato nel suo sviluppo, rodato ormai da un buon numero di concerti, alterna momenti di grande energia rock’n’roll a qualche rallentamento, per poi accelerare di nuovo nel finale.
L’inizio è subito d’impatto con “Brand New Cadillac” un vecchio pezzo che molti ricorderanno nella cover che incisero i Clash sul celebre “London Calling”, seguita a spron battuto dal singolo “Deathwish”, anticipatore dell’album a venire. I due si scambiano parti vocali e chitarristiche, con disinvoltura e una certa attitudine garage. Poi il recupero di un pezzo soul di Barbara Lewis, “Hello Stranger, che la Fish ha inciso qualche anno addietro nel suo “Chills and Fever”. La band, sezione ritmica e un tastierista, li supporta con compattezza, Dayton e la Fish sembrano trovarsi bene ed anche alla chitarra i loro approcci sono complementari, ad esempio nel boogie “Feeling Good” (con doppio riferimento al suo autore Junior Parker e a Magic Sam che ne incise una bella interpretazione) oppure nella “Bulletproof” della stessa Fish, suonata con la cigar box o in un altro paio di brani tratti dal disco.
Due pezzi sono suonati dai soli leader alle chitarre acustiche, tra cui una cover di Townes Van Zandt, “I’ll Be Here In The Morning”, una delle sue canzoni più dolci, con belle armonie vocali. Il ritorno della band prevede alcune altre cover, sempre vissute con grinta, da “Shake Your Hips”, condotta da Dayton si passa per un riuscito arrangiamento di “I Put A Spell On You”, ben cantata dalla Fish e gestita con ottime dinamiche, un bell’assolo della chitarrista di Kansas City e un finale in crescendo. Nei due bis concessi si rispecchiano e si compenetrano due aspetti diversi della loro musica, il lato romantico, con la ballad, “Know My Heart” e quello più sfrenato, col recupero della classica “Going Down South” burnsidiana. Applausi meritati per una coppia e un progetto cui auguriamo le migliori fortune.
Matteo Bossi
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