Tra i migliori e più originali rappresentanti di uno strumento, la steel guitar, che nel blues ha avuto, tutto sommato pochi adepti, Freddie Roulette se ne è andato il 24 dicembre scorso. La sua carriera è stata discograficamente irregolare ma costellata di collaborazioni significative. Roulette, era nato a Evanston, Illinois, in pratica una estensione dell’area urbana di Chicago ed è qui che inevitabilmente ha iniziato a suonare. Negli anni Sessanta lo troviamo nel gruppo di un chitarrista eccezionale quale Earl Hooker, che in quel periodo annovera anche Andrew “Big Voice” Odom al canto. Qualcuno ricorderà l’album “Two Bugs And a Roach” su Arhoolie con questa formazione.  L’amicizia con Charlie Musselwhite lo porta a far parte del suo gruppo ed accompagnarlo in due dischi, “Tennessee Woman” e “Memphis Tennessee” e soprattutto a seguirlo in California, terra che, contrariamente a Charlie, tornato a vivere in Mississippi, per Freddie resterà sua residenza fino alla fine. Un altro suo ammiratore, Harvey Mandel, gli produce il suo LP d’esordio, “Sweet Funky Steel” nel 1973, dopo che Roulette aveva suonato in “The Snake” l’anno precedente. Da lì in avanti la sua presenza nei club della West Coast si fa regolare, molto meno le registrazioni in studio, sebbene negli anni si contino session con Mandel, Henry Kaiser, Willie Kent. Nella prima decade del nuovo secolo pubblica due interessanti ed eclettici CD per la Tradition & Moderne tedesca, a dargli una mano ci sono musicisti quali The Holmes Brothers o David Lindley.

 

Matteo Bossi

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