Abbiamo avuto la fortuna di conoscere ed incontrare Kenny Brown ed Eric Deaton molte volte, sia nel Mississippi che in Italia, perché la musica che amiamo, il blues, è profondamente radicata nel loro DNA. Quando è uscito il nuovo disco dei Black Keys, “Delta Kream” è stata una sorpresa ritrovare Eric e Kenny come componenti principali della band, professionisti del Blues delle North Hills che hanno fatto, a nostro modesto parere, un gran lavoro in studio, soprattutto visto che in poco più di una decina di ore le registrazioni sono state completate! Li abbiamo “virtualmente” incontrati perché ci raccontassero il loro punto di vista di questa incredibile esperienza.
Chi sono Eric Deaton e Kenny Brown? Ci potete raccontare qualcosa della vostra storia musicale e personale?
E – Sono nato e cresciuto in North Carolina, ed ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 13 anni. Mi sono subito interessato profondamente al blues, e dopo essermi diplomato al liceo, mi sono trasferito nel Mississippi per suonare ed imparare dai grandi bluesman che ci vivevano: Junior Kimbrough, R.L. Burnside, tutto il resto della estesa famiglia Kimbrough/Burnside, T-Model Ford, Paul “Wine” Jones, e molti altri. Ho deciso di formare la mia band circa quindici anni fa, che si chiama Eric Deaton Trio e con cui mi esibisco spesso.
Ci sarebbe molto da dire di Kenny, uomo di poche parole, e del suo trascorso nel mondo del blues. Da personaggio umile quale è sempre stato lascia in sospeso questa domanda, e a noi non resta che ricordare solamente la sua apparizione in “Black Snake Moan” accanto a Samuel L Jackson, la sua lunga militanza accanto a RL Burnside, specialmente nel periodo di riscoperta grazie alla Jon Spencer Blues Explosion, l’organizzazione del North Hill Country Picnic tutti gli anni a Holly Springs, per non dimenticare le sue apparizioni al Rootsway Blues Festival!
Quando avete incontrato per la prima volta il blues?
E – Quando ho iniziato a suonare la chitarra la musica che preferivo era il rock anni ’60 e ’70, che era profondamente influenzato dal blues. Decisi quindi di iniziare a cercare quei bluesmen che avevano ispirato gli artisti rock che adoravo. Quando avevo 14 anni comprai il mio primo Lp di blues: Muddy Waters- Rolling Stone.
K – Sono cresciuto nel North Mississippi, ho avuto la mia prima chitarra a 9 anni ed ho preso qualche lezione per imparare a suonarla. Quando avevo circa 11 anni Joe Callicott si trasferì nella casa accanto alla nostra, e così gli chiesi di insegnarmi qualche giro di chitarra, e così cominciai ad andare a trovarlo a casa sua tutti I giorni fino alla sua morte, quando avevo 15 anni. E’ così che sono venuto in contatto con il blues.
Qual è lo stato di salute del mondo del blues nella parte del Mississippi dove vivete?
E – La maggior parte dei grandi vecchi del blues ormai non c’è più, ma si è creata comunque una comunità numerosa di musicisti di blues delle nuove generazioni, che mantengono vive le tradizioni ai giorni nostri. E’ nostro dovere mantenere vivo il blues che abbiamo imparato dai musicisti storici più anziani e proiettarlo verso il futuro
K – La musica è sempre stata qui, I musicisti possono cambiare visto che molti vengono a mancare, ma altri musicisti giovani iniziano a suonare, ed in questo modo la musica stessa si evolve.
Quale è stato l’impatto della pandemia dovuta al Covid 19 sul vostri lavoro e su quello di tutti gli altri musicisti di blues che si mantengono solamente con la musica?
E – Il 2020 è stato un anno terribile per tutti I musicisti di professione. Io stesso sono a malapena riuscito ad avere qualche entrata economica, e per lo più da lezioni di musica svolte online. Le cose hanno iniziato a migliorare gradualmente nel 2021, e spero si possa ritornare ad una programmazione di esibizioni live più vicina alla normalità nel 2022.
K – Non ci sono stati molti concerti live nel 2020. Io sono riuscito solo a fare qualche concerto in streaming e qualche registrazione.
Come è successo che I Black Keys hanno deciso di fare un nuovo disco, Delta Kream, interamente composto di classici del blues, e come siete stati coinvolti in questo processo?
E – L’intera registrazione è avvenuta in maniera molto spontanea, Dan Auerbach aveva ingaggiato me e Kenny per fare una sessione di registrazione del nuovo disco di Robert Finley, “Sharecropper’s Son”. RIuscimmo a finire quelle sessioni di registrazione in un giorno solo ma Dan ci aveva scritturati per tre giorni. Così Dan decise di chiamare anche Patrick Carney per il giorno successivo. E quindi Dan disse “Perché non facciamo dei pezzi di Junior Kimbrough?”. Così registrammo ben sei canzoni di Junior Kimbrough in quella giornata. E quando tornammo, il terzo giorno registrammo invece dei pezzi di R.L. Burnside e un brano di Fred McDowell. Ed ecco come nacque Delta Kream!
K – Mi avevano ingaggiato per suonare sulla session di regstrazione di Robert Finley e andò talmente bene che Dan chiamò Patrick il giorno successivo e portammo a termine ben 10 ore di registrazioni che diventarono poi il disco Delta Kream, ma non sono certo che fosse pianificato fin dall’inizio, ma credo che sia accaduto quasi per caso!
A chi spettò il compito di scegliere I brani che sarebbero stati inclusi in questo disco? Avete per caso avuto delle idee o suggerimenti che poi sono state usate nella versione finale dei pezzi comparsi su Delta Kream?
E – Credo che sia stato proprio Dan a scegliere la maggior parte delle canzoni che abbiamo registrato. Io l’ho aiutato con alcuni dei riff di chitarra e con i testi per le canzoni di Junior Kimbrough.
K – Abbiamo inciso un brano per volta e tra i vari pezzi facevamo una breve pausa per chiacchierare e scegliere la canzone successiva.
Cosa ne pensate dell’esperienza di aver fatto parte delle registrazioni di Delta Kream?
E – Incidere Delta Kream è stato davvero molto divertente! Dal punto di vista musicale tutto scorreva lisco in maniera naturale. Ogni brano l’abbiamo completato solamente con poche ripetizioni. E l’intero progetto è nato spontaneamente, ed è stato registrato in due giorni – un gran modo per fare un disco di blues!
K – Ho fatto diverse sessioni di registrazione con i ragazzi negli studi di Dan e tutto ha sempre funzionato bene, davvero un gioco da ragazzi.
Che cosa pensate di quello che Dan Auerbach (grazie anche al suo lavoro con Jimmy “Duck” Holmes) e Patrick Carney stanno facendo per il blues?
E – Credo che la decisione di Dan e Pat di realizzare un disco di puro Hill Country Blues a questo punto della loro carriera sia stato davvero un grande tributo per il blues. Loro hanno davvero una numerosa fan base, e molti di loro ascolteranno queste canzoni di North Mississippi Blues per la prima volta. E il lavoro di Dan come produtture di Jimmy “Duck” Holmes e Leo “Bud” Welch mantiene i riflettori accesi sul Mississippi.
K – Lo fanno con il cuore perché amano questa musica e questo è proprio il modo migliore se non l’unico.
Qual è stata la vostra esperienza personale con due dei principali musicisti di Hill Country Blues, RL Burnside and Junior Kimbrough, con cui avete avuto l’opportunità di suonare?
E – R.L. Burnside e Junior Kimbrough sono i due re! Loro sono in miei principali guru musicali ed io gli sarò sempre grato per il tempo che sono riuscito a trascorrere suonando con loro e imparando da loro nella mia giovinezza. Quegli anni di apprendistato con loro mi hanno senza dubbio reso il musicista che sono oggi. Io manterrò sempre viva la loro musica finché avrò la possibilità di esibirmi dal vivo!
K – Jr e RL erano dei miei ottimi amici e abbiamo trascorso bellissimi momenti suonando e divertendoci assieme, mi mancano molto e anche per loro posso solamente continuare a fare quello che ho sempre fatto.
Quali sono I vostri progetti per il futuro?
E – Ho delle nuove canzoni su cui ho lavorato. Ho iniziato anche a suonarle nei concerti live con la mia band e ho in programma di inciderle prima che passi troppo tempo. Mi piacerebbe molto riuscire a portare la mia band anche in Italia e suonare i nuovi pezzi per tutti voi!
K – Ho suonato in un paio di progetti che usciranno quest’anno ed ho anche in programma di fare qualche incisione in più per me stesso.
[Davide Grandi]
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