Fabio Treves – The Blues Is Alright
Il Blues sta bene non è solo il titolo di una cover di Little Milton che l’istrionico Fabio Treves ha portato sul palco del Druso di Ranica (BG) nella serata del 7 marzo 2025, ma è una convinzione che inizia maturare nel parcheggio del club ove, a distanza di qualche minuto inizierà una serata meravigliosa. Quando arrivo nei pressi del locale, in cui sono stato molte volte e a molti concerti, resto sorpreso dalla quantità di auto che occupano tutti i posteggi disponibili. La sorpresa si tramuta in perplessità mentre cerco posto e vedo moltissimi giovani dirigersi verso l’ingresso del locale. Alcuni con un uno striscione arrotolato. A questo punto mi fermo e controllo il biglietto per verificare che fosse effettivamente la serata giusta. Giunto all’ingresso del locale ringrazio silenziosamente la mia “paranoia” che mi ha portato ad acquistare on-line e in anticipo il biglietto di ingresso, perché appena arrivo al cancello vedo due fogli bianchi con le scritte “Sold Out” e “Biglietti esauriti”.
Il Puma di Lambrate non ha bisogno di presentazioni, soprattutto per i lettori di questo magazine, e infatti non avevo intenzione di recensire la serata, ma quando mi sono ritrovato appoggiato al bancone del bar, stretto da tutte quelle persone, vedendo la quantità di giovani presenti, ho cambiato idea. Dovevo scrivere qualcosa, se non del concerto, dell’esperienza!

Fabio Treves e Lou Marini – Foto di Andrea Capelli
Si inizia con il pubblico in sordina, tanta è la voglia di sentire suonare Treves che il suo popolo all’inizio è religiosamente calmo, in un ambiente che sembra sussurrare: Silenzio suona il reverendo! non disturbate. A questo punto però il Puma ringhia e sferza l’ambiente paragonando la situazione alla “parrocchia di don Gino”. Fatto, il pubblico risponde, e si passa da una liturgia Blues ad un concerto, con balli, urla e canti.
Il concerto inizia con pezzi più o meno recenti nella storia della Treves Blues Band, e tra sonorità Chicago Blues, ballad e pezzi strumentali il pubblico è caldo. Tripudio di entusiasmo all’ingresso di Blue Lou Marini, celeberrimo sassofonista dei Blues Brothers. Canuto e carico di energia con il baffo che lo contraddistingue da quando tutti lo hanno visto piegato sul proprio sassofono, mentre cammina sul bancone del Soul Food Cafè nell’iconica scena del film del 1980, mentre Jake e Elwood Blues subiscono una reprimenda da Aretha Franklin che scaglia le parole di “Think” contro i fratelli Blues e il marito Matt Guitar Murphy.
Chi scrive ha avuto occasione di partecipare a diversi concerti della Treves Blues Band, in diversi contesti, dai club, alle feste ai teatri e quando Fabio, dal palco, dice che quando suona al Druso non è come tutte le altre situazioni, per chi le ha vissute è chiaro che non è una sviolinata.

Treves Blues Band e Lou Marini – Foto di Andrea Capelli
Non posso darne una spiegazione, ma effettivamente in questo locale, quando suona il Puma, l’aria si elettrizza, si percepisce la gioia e l’attesa del suo pubblico che si gusta ogni nota e ogni parola, anche se per farlo resta in religioso silenzio. Era il 2024 quando, durante una serata nello stesso club nel Tour per i 50 anni di carriera, Fabio Treves lanciò un invito dal palco a “tenere vivo il Blues”, un appello così accorato da essere rimasto impresso sulla pelle di chi vi scrive.
A un anno di distanza il messaggio sembra essere arrivato, tanto che “the Blues is allright” non è solo il titolo della cover eseguita dalla Band, ma è un inno, un urlo che il popolo del Puma continua a cantare a squarciagola anche dopo che la canzone si è conclusa. Perché c’è voglia di dirlo, di affermarlo, di urlarlo più forte possibile che il Blues sta bene, è qui e ci resterà, soprattutto se tutti i giovani presenti alla serata, e che hanno cantato e ballato né più né meno di quelli “più esperti”, continueranno a diffondere il messaggio che capeggiava sullo striscione alzato nel locale: “Ride de Groove”!
Andrea Capelli
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