WILLIE NELSON: MY LIFE – È UNA LUNGA STORIA

Cosa ci fa un’icona della musica country come Willie Nelson sulle pagine de Il Blues?

La risposta è molto semplice e circoscrivere il prodigioso cantautore texano alla sola musica country è un errore veramente grossolano.

Infatti la vita di questo artista nato nel 1933 ad Abbott, minuscolo comune nella Contea di Hill, è ricca di blues e di amore verso la musica nera già dalla tenera età.

Quella del giovanissimo Willie fu una fanciullezza abbastanza tipica per il tempo, con un passato come raccoglitore di cotone assieme alla famiglia, dove arrivavano i primi rudimenti della black music grazie ai braccianti afroamericani che lavoravano assieme a loro: «Amavo il paesaggio bianco e lanoso delle piante di cotone. Amavo stare ad ascoltare la musica dei braccianti neri. Non cantavano canzoni lamentose, ma canzoni di speranza, sostenute da un ritmo solido e impreziosite da melodie complesse, inventate al momento. Non potevo fare a meno di unirmi al loro canto. Erano inni di lode al Signore».

Oppure trascorrere, assieme alla famiglia, la sera davanti ad una radio Philco da cui usciva musica gospel oppure musica messicana.

Erano anni di assoluta povertà quelli a casa dei nonni Mama e Daddy Nelson che avevano cresciuto il piccolo Willie e la sorella Bobbie dopo la separazione dei genitori, ma arrivò la prima chitarra, una Stella acquistata dal catalogo Sears e con le prime lezioni del nonno a soli 6 anni la carriera di musicista del giovane Willie Nelson, anche se a sua insaputa, sembrava prendere il via.

Solo pochi mesi dopo il nonno venne portato via dal mondo da una polmonite, e per Willie e per la famiglia fu una notizia devastante che, però, non piegò loro le gambe e la famiglia continuò imperterrita per la propria strada, con forza e coraggio.

Lavoro e musica erano la vita di Willie, con una serie infinita di ascolti radiofonici, dal jazz di Louis Armstrong e Duke Ellington allo swing di Bob Wills, che con i suoi Texas Playboys che contribuirono a cambiare l’essenza stessa della musica country, senza dimenticare il blues.

La vita continuava e il giovane Willie viene a contatto con la musica di Django Reinhardt e Stéphane Grappelli, sempre con l’orecchio appiccicato alla radio Philco dove la musica sembrava galleggiare in un sogno ea arrivarono anche Frank Sinatra, Eddie Arnold, Gene Autry e Roy Rogers. «Ombre blu, canzoni blues, luna blu sopra Abbott, Texas. Ero solo un ragazzo, come milioni di altri ragazzi, che si innamorava ogni giorno di più della musica».

Una lezione che lascia il segno in una carriera dove il blues è una componente molto, molto profonda della vita di questo artista che si racconta, aprendosi ai suoi lettori, in questo volume che ripercorre un po’ la storia di questo grande e personalissimo cantautore dalla vita in parte sgangherata ma piena zeppa di umanità e generosità, con un percorso artistico unico e grandioso, capace di combattere con il potere discografico di quella Nashville che voleva costruire personaggi ben lontani dalla vera essenza del Willie Nelson che impareremo a conoscere ascoltando la sua musica e leggendo questa sua interessante biografia, scritta a 4 mani con l’amico David Ritz (Ed. Il Castello – pagg. 352 – € 22,00) e dove si possono trovare tantissimi aneddoti sulla vita dell’ottuagenario cantautore, scrittore e attore, nonché attivista statunitense.

Dalla sua passione per la cannabis e la sua lotta per la legalizzazione della stessa, dalla sua profonda fede cristiana che ritroviamo in tantissimi testi dei suoi brani, tra cui parecchi gospel e spirituals.

Le sue amicizie con alcuni Presidenti Democratici, ad iniziare con quella con Jimmy Carter e con alcuni degli artisti country che, come lui, volevano cambiare le regole di un sistema che guardava solo il profitto, come Johnny Cash, Waylon Jennings e Kris Kristofferson, con cui si legò per un lungo sodalizio musicale, fino all’ideazione assieme a Neil Young e John Mellencamp del festival “Farm Aid”, nato nel 1985 per portare l’attenzione pubblica sull’importanza delle aziende agricole a carattere familiare.

Le tante mogli e l’amore per la famiglia, i guai con imprenditori ladri e con le tasse, le case e la vita on the road, tutto questo in “My Life – È una lunga storia” dove possiamo scoprire un vero artista, con una capacità di scrittura enorme che ha contribuito a fare la storia della musica americana.

Antonio Boschi

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