Serata ad altissimo livello di blues al Druso di Bergamo. Protagonista del palinsesto il pianista e cantante Kenny “Blues Boss” Wayne, dagli USA. Ad accompagnarlo una line up importante: alla chitarra Heggy Vezzano, al basso Russell Jackson (che, come recita la promo, ha suonato con Mr. B.B.King), e alla batteria Joey DiMarco.
Ammetto, non senza un po’ di vergogna, di aver sentito per la prima volta nella mia vita Kenny “Blues Boss” Wayne questa sera, nonostante sia un classe 1944 e abbia all’attivo circa 15 album, ma non sarà l’ultima. Sì, perché da questa sera il Capo del Blues ha nuovo fan che, se ascoltasse ancora CD, avrebbe acquistato seduta stante l’ultima fatica del pianista, facendosela autografare. Tuttavia chi scrive, al di fuori del digitale, ascolta musica in vinile e quindi nei prossimi giorni la mia collezione si arricchirà senza dubbio di un nuovo pezzo.
Ma veniamo alla serata. Che dire? Sono le 00.30 di un mercoledì sera e sono al computer a scrivere questa recensione pur di non perdere le vibrazioni e l’emozione che mi ha regalato la serata.Non so dirvi quanto sia durato il concerto perché ero talmente preso dalla musica che non ho guardato l’ora, né all’inizio né alla fine. Non parlerò di tecnica musicale perché non sono nessuno per giudicare il lavoro di musicisti professionisti e soprattutto non ho le competenze adeguate. Non starò neppure ad elencare tutti i premi e i riconoscimenti che questo artista ha ottenuto (tanti!), quindi vi racconto delle emozioni e, al momento, mi viene una sola parola: pazzesco!
I musicisti sono stati di una simpatia travolgente, a fine concerto si sono fermati a chiacchierare con il pubblico e Wayne firmava autografi. La musica di questa band coinvolge, ti prende, hai la sensazione di essere tirato dal bavero della giacca da questo ritmo boogie-woogie blues. Tanti i pezzi suonati, in alcuni tratti sembrava di stare ad una jam session, con iniziative di assoli di basso, chitarra e tastiera. Dal suo sito internet leggo che Wayne è stato incoraggiato dal padre predicatore, il reverendo Matthew Spruell, a suonare musica gospel. E si è sentito. Ma soprattutto si è visto quando parte del pubblico non ha più resistito e si è alzato a ballare o, come il sottoscritto, ha iniziato a dimenarsi in modo scomposto sulla sedia per tutto il resto del concerto.
Questo fino all’ultima canzone, quando seduto non ci stava più nessuno e tutti ballavano allegramente. La band aveva già finito di suonare, il pubblico non se ne voleva andare e ha chiesto a gran voce un ultimo pezzo (e non era la solita scena del gruppo che abbandona il palco per poi rientrare, perché ho visto il batterista arrivare spedito con un bicchiere in mano dalla direzione del bancone bar). I commenti tra il pubblico erano entusiasti, qualcuno dietro di me sosteneva di non aver mai sentito esecuzioni a questo livello. Io, che qualche live l’ho visto, per non fare torto a nessuno non mi spingo a tanto, ma certamente è stato un livello altissimo. La serata non è stata solo di ottima musica, ma è stata anche divertente. Io e molti altri come me, abbiamo passato gran parte del tempo a sorridere.
Il locale, inoltre, mi è parso ideale per questa musica: una location senza troppi fronzoli, con un bancone bar, il palcoscenico e qualche sedia di plastica (oltre naturalmente alla postazione del fonico). Tutto ciò che serve, ogni aggiunta avrebbe probabilmente disturbato quelle emozioni e sensazioni che Kenny “Blues Boss” Wayne e la sua band hanno saputo trasmettere, dove ci deve essere solo il pubblico, la musica e l’artista.Una circostanza che mi ha molto colpito è che Heggy Vezzano non ha mai smesso per un secondo di sorridere. Sembrava di vedere un bambino la mattina di Natale davanti a tanti regali meravigliosi e inaspettati. Da questa serata mi porto a casa tante cose belle, un nuovo artista che non conoscevo, una allegria contagiosa e la piacevole sensazione che mi ha dato l’aver constatato che nel locale, con i miei 38 anni, non ero il più giovane dei presenti.
Andrea Capelli
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