Sam Moore al Pistoia BLues 1990_Foto L Morotti

 Questo inizio del 2025 ha portato con sé la notizia della scomparsa, il 10 gennaio scorso,  di Sam Moore, cantante notissimo anche per il grande pubblico per essere la metà del formidabile duo Sam & Dave.

La sua dipartita ha avuto un’eco anche nei media generalisti, che ne hanno ricordato, giustamente, le qualità canore, dispiegate al loro massimo in una serie di hit, incise nella seconda metà degli anni Sessanta, quando Jerry Wexler dell’Atlantic ebbe la felice intuizione di mandarli a Memphis a registrare a casa Stax. Le cose, talvolta, si sa, accadono in fretta, per una concatenazione di eventi o forse un allineamento astrale e infatti Sam & Dave inanellano una serie di canzoni micidiali, spesso frutto di un altro duo di compositori, Isaac Hayes e David Porter.

Si verifica una saldatura tra le capacità vocali complementari dei due, che danno vita a scambi memorabili, arrangiamenti azzeccati frutto di musicisti di gran talento e qualità di scrittura.

Non occorre per forza essere accaniti fan di soul music per conoscere almeno “You Don’t Know Like I Know”, “Hold On I’m Coming”, “Soul Man”, “I Thank You”, “Wrap It Up” o “When Something Is Wrong With My Baby”, tra le pietre miliari di un periodo fulgido e probabilmente irripetibile.

Il successo è travolgente, corroborato anche dal fatto che, per citare l’illustre Peter Guralnick e il suo “Sweet Soul Music”, “[…] Sam & Dave stavano dando vita agli spettacoli dal vivo più sensazionali di tutto il paese. […] credo che nessuno che li abbia visti al loro apice abbia dimenticato presto l’impatto di una loro performance”. Già con la separazione tra Atlantic e Stax però,  le cose cambiano e sul finire dei Sessanta il duo sembra aver esaurito la sua carica dirompente.

Rufus Thomas e Sam Moore al Pistoia Blues Festival, 1988 (foto Graziano Uliani)

Rufus Thomas e Sam Moore al Pistoia Blues Festival, 1988 (foto Graziano Uliani)

Un tentativo solista di Sam Moore, peraltro molto valido, prodotto in parte da King Curtis, resta purtroppo inedito fino al 2002, quando sarà pubblicato col titolo di “Plenty Good Lovin’”. Il suo posto nella storia è fuori discussione.  Rimane, forse, un peccato che uno con quella voce clamorosa si sia limitato, dopo l’appannamento degli anni Settanta e Ottanta, a registrare, di fatto, un solo album vero e proprio, negli ultimi trent’anni, “Overnight Sensational”(2006), pur in una fase di riscoperta delle sonorità di soul classico.

Doveroso menzionare, infine, oltre alle tante collaborazioni con molti bei nomi del rock, suoi devoti ammiratori (Don Henley, Lou Reed, Bruce Springsteen), le sue partecipazioni al Porretta Soul Festival (1990 e 2001), che siamo certi sarà in grado di onorarne la memoria al meglio durante la prossima edizione.

Matteo Bossi

 

Category
Tags

Comments are closed

Per la tua grafica

Il Blues Magazine
GOSPEL & SPIRITUALS 2024