Figura di talento del blues della Windy City nel corso di sei decadi, cantante possente e vibrante chitarrista, Smilin’ Bobby Smith (1939-2023), sfortunatamente, è passato al di sotto dei radar della notorietà lungo gran parte della sua carriera. Quando gli veniva chiesto come ma venisse chiamato Smilin’ Bobby, rispondeva, “perché sorrido sempre”. Ma questo sorriso si faceva talvolta diffidente, un sorriso che sembrava dire, “vedo dove volete parare, ma sono pronto a stare al gioco”. Bobby Smith era nato il 17 luglio 1939 a Helena, Arkansas, crescendo in un’epoca, gli anni Quaranta, in cui il blues occupava un posto importante nella cultura locale. “Andavo spesso a sentire Sonny Boy Williamson (Rice Miller) al Buford’s Café. Ero un ragazzo, sbirciavo dalle finestre. Lui soffiava nella sua armonica da solo al ristorante del club, su Cherry Street. La gente lo ascoltava ed io mi dicevo che mi sarebbe piaciuto fare lo stesso. Penso che sia stato lì che ho cominciato ad interessarmi alla musica, ma non ho mai potuto permettermi di comprare una chitarra allora. Ascoltavo anche in King Biscuit Boys alla radio, erano in onda verso mezzogiorno, credo. Però non ho mai incontrato nessuno di loro, ero troppo giovane. Li ascoltavo spesso, pensando che avrei voluto suonare anch’io, non l’ho mai dimenticato.” Bobby ha suonato regolarmente al mercato di Maxwell Street, un’abitudine che manterrà per quasi quarant’anni. E imparare a suonare la chitarra non è stata una passeggiata, “ci ho messo molto tempo per imparare. Dovevo farlo, spesso guardavo gli altri suonare , come Magic Sam, prima di frequentarlo, sapevo che posizioni usava ma non riuscivo ad ottenere lo stesso suono. Per forza, la chitarra non era accordata! Una volta appreso a farlo, riuscivo a riprodurre alcuni dei suoni”.
Habitué delle strade di Chicago, dove ha suonato anche con Magic Slim,, si esibiva nei club, incrociando i principali musicisti della scena locale, vedette oppure figure meno note, da Jimmy Reed e Buddy Guy a Lacy Gibson e Lefty Dizz. Crea anche un proprio gruppo con Buster Benton, col quale è in tour in Europa nel 1988. Il suo debutto a proprio nome in Europa lo si deve ad appassionati francesi, con alcuni concerti in compagnia di Vance Kellyal Merdien di Parigi nel 2005 e poi a Cognac l’anno seguente. Ritorna altre volte in Europa, ad esempio in Spagna nel 2018, tuttavia è in club di Chicago quali il Phyllis’ Musical Inn che lo si ritrova più spesso, oppure a Madison, Wisconsin, almeno fino alla fine degli anni Dieci.
Nel 2019 partecipa all’Eastside King Festival di Austin. Il suo unico album, “Big Legged Woman”, è uscito su etichetta Wolf, accreditato a Smilin’ Bobby & Hidden Charms, sul quale suona anche alcuni brani originali, rieditato in proprio nel 2016 col titolo “You’re The One!”. Tutto ciò si spiega in parte per un repertorio non molto esteso, in parte per una certa disillusione verso l’industria discografica. “Twist Turner voleva farmi registrare ma ero in tour e non ho potuto farlo. E quando è venuto di nuovo dalla California per riprovare, non avevo tempo…Alcuni pensano di guadagnare molto registrando, ma io non sento alcuna pressione per farlo. Mi dico che se registro, Ok qualcuno mi ascolterà dopo. E questo mi sta bene”.
“Chicago Blues Alive” è il suo secondo e ultimo album e lo dobbiamo a Jay Bee Rodriguez, musicista e boss di Solo Blues, eccellente rivista spagnola dedicata al blues. Quest’opera è composta da due session “live”. La prima, registrata a Chicago nel 2001 dall’armonicista e produttore Scott Dirks, conta sei brani, quattro dei quali originali, firmati Robert Smith. Non ci si stanca di ascoltare un chitarrista brillante, impetuoso e dal fraseggio fluido, come su “Bobby’s Rock”, nella scia di chitarristi leggendari della Windy City, con l’accompagnamento di una solida (per quanto sconosciuta) band. La ripresa di “Mama Talk To Your Daughter”, con una ritmica densa e metronomica mette in risalto le sua qualità vocali e un groove potente. L’influenza di Albert King, (il colore sgargiante del suono) è immediatamente avvertibile in “As The Years Go Passing By”. “Watch Dog” è una storia ruspante che denota un innato gusto per il racconto, corroborato da un modo carismatico di occupare il palco. Notevole anche “Boogie All Night Long”, dai marcati accenti tipici del blues del West Side. Idem per “One Time”, un funky che riecheggia un certo James Brown, un brano che invita alle danze di bella fattura. La seconda parte dell’album comprende quattro pezzi interpretati nel corso della tournée spagnola del 2018. Su “Messin’ With The Kid”, cover di Junior Wells, il sax di Luis Carpiro cesella note preziose dietro la chitarra precisa di Jay Bee Rodriguez. “Help Me” rimanda invece all’alchimia tra un blues grezzo e quello urbano, sublimato dall’armonica ariosa di J. Terrassi. In una vena di puro Chicago blues è “You’re The One”, mentre “Don’t Answer The Door” è un omaggio vibrane al compianto B.B. King, magistralmente interpretato da Smilin’ Bobby.Attenzione, si tratta di un’edizione limitata disponibile scrivendo a soloblues30@gmail.com o nei negozi on line. Caldamente raccomandato
Philippe Prétet
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