Nello scorso mese di settembre è andata in scena la ventesima edizione del Soundtracks Jazz & Blues festival che ha coinvolto quattro comuni dell’alto milanese per altrettante serate musicali. Un appuntamento che è diventato una piacevole consuetudine per tanti musicofili e, ricordiamolo, a carattere gratuito. Nonostante le difficoltà, l’organizzazione, capitanata da Daniela Rossi, ci ha tenuto a proseguire, anche e soprattutto per onorare il ricordo del di lei marito, Luciano Oggioni, appassionato e ideatore della rassegna. La prima serata ha visto protagonista Francesco Piu, in trio con il fido batterista Silvio Centamore e il vecchio amico Davide Speranza. Il tempo incerto induce però a spostare il concerto nella sala consiliare di San Giorgio su Legnano. Nessuna incertezza ovviamente nella performance di Piu e dei suoi, ben rodati quanto a repertorio e un groove che lui crediamo definirebbe croccante. Sappiamo cosa aspettarci da un suo concerto, ma ogni volta dal vivo ci  arriva una conferma della sua personalità. Vuoi per gli intrecci strumentali che in trio acquistano corpo e le coloriture dell’armonica, vuoi per la compattezza e la capacità di coinvolgere il pubblico, ancor di più in un ambiente raccolto. Scorrono dunque “Gotta Serve Somebody”, una sempre intensa “Mother” una pagina gospel come “Jesus On The Mainline” o ancora una “We Shall Not Be Moved” suonata girando per la sala. Il Soundtracks festival inizia con il piede giusto.

Anche la settimana seguente il concerto dei Gamblers viene spostato nella sala consiliare del comune di Canegrate, per le medesime ragioni legate al meteo. Pur in uno spazio non proprio pensato per i concerti dove il suono risulta, almeno all’inizio, inevitabilmente impastato, la formazione suona col giusto piglio, guidata da Fabio Marzaroli e dal basso preciso, solido, di Gabriele Dellepiane, con tre giovani musicisti a completare la line-up. Si tratta di Giulio Taddei, chitarra, con bell’attitudine anche in qualche passaggio slide, Matteo Boldini alle tastiere e Samuele Esposito alla batteria. I cinque si muovono bene, senza sbavature tra qualche cover, “San-Ho-Zay” o “Good Morning Little Schoolgirl” e alcuni originali di Marzaroli. Fabio dedica “Walking Blues” al compianto Nick Becattini da poco scomparso. Nel finale, riuscita l’interpretazione di un pezzo difficile come “You Know My Love” (Otis Rush) e bis in chiave di rock’n’roll con una energica “Everytime I Roll The Dice”.

cek franceschetti

Cek Franceschetti foto Carlo Carugo

Protagonisti della serata di venerdì 20 settembre, presso l’auditorium della scuola media di Cerro Maggiore, sono Cek Franceschetti & The Stompers. Cek propone, praticamente per intero, il nuovo lavoro, “Mr Red”, uscito pochi mesi fa su etichetta Gulf Coast Records. Canzoni originali che mischiano tante influenze (roots, folk, rock) tenute insieme dalla sua personalità genuina, estrosa, capace di trasferire la sua febbrile energia al pubblico. Franceschetti è ben attorniato da un gruppo elettroacustico, tra la sezione ritmica, contrabbasso (Pietro Gozzini) e percussioni “standing” (Federica Zanotti), l’armonica suonata talvolta con qualche effetto da Andrea Corvaglia e le chitarre/mandolino di Luca Manenti. A cominciare da “7th Heaven” e proseguendo con “The Peach & The Snake” oppure una ottima “Love Corrida”, Cek e i suoi danno corpo a un blues venato di radici, scandito dai suoi passaggi slide e dalla sua vocalità, ora declamatoria ora più pacata. Anche lui dedica un brano, “Mr Red”, al compianto Nick Becattini. L’unica cover, come sul disco del resto, è “13 Days” del grande JJ Cale, riarrangiata a dovere. Finale con recupero di pezzi di dischi precedenti, la spiritosa “Chicks & Wine” e un bis suonando “unplugged” in mezzo alla gente una divertita “When The Saints Go Marching In”.

Il 27 settembre è la data dell’ultimo appuntamento, nell’ambito della sagra del Lazzaretto a Nerviano. Peccato arrivi per ragioni di salute la defezione del puma di Lambrate, sostituito più che degnamente da un amico di lunga data, Paolo Bonfanti e dalla sua affiatatissima band, con Roberto Bongianino (fisarmonica, accordina), Nicola Bruno (basso), Alessandro Pelle (batteria), un habitué dei palchi del Soundtracks. Paolo apre ringraziando e augurando una rapida ripresa all’amico Treves (a cui ci uniamo sentitamente!) e poi inizia un concerto di ottima fattura, pescando tra le tante avventure musicali di una carriera pluridecennale. Pregevoli le rivisitazioni del repertorio dei grandi neorleansiani The Meters come “Fire On The Bayou” o “Cissy Strut”, ma altrettanto valida  la johnsoniana “Travelling Riverside Blues”. O ancora, un suo bellissimo pezzo in genovese “Sciorbì/Sciuscià” oppure uno slow blues molto espressivo. Carico e divertito, il set di Bonfanti e dei suoi scorre via in un amen e ci si trova senza accorgersene già al bis finale, sulle note della “Long Time Gone” dell’indimenticato David Crosby. Una gran bella chiusura e…appuntamento all’anno prossimo.

Matteo Bossi

paolo bonfanti

Foto di Matteo Bossi

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