Summer Jamboree 2024

Il rock & roll compie settant’anni! Forse la sua età reale non la sapremo mai. In verità le prime forme si collocano ancor prima di sette decadi ma, dato che l’uomo ha sempre bisogno di certezze, il 1954 viene indicato come punto di partenza di una cultura che ha cambiato il modo di essere e divertirsi. A decretare la data, è il giorno d’incisione di un classico come “Rock Around The Clock” di Bill Haley nell’aprile di quell’anno… e pensare che inizialmente venne pubblicata come b-side! Se questo anniversario vi fosse sfuggito, a ricordarlo ci sono diversi marchi ben visibili e stampati sugli stendardi che circondano i palchi del Summer Jamboree, che di anni ne compie di meno, ma anche lui non è ormai più un ragazzino. Ventiquattro sono le primavere del festival di Senigallia che continua i suoi inarrestabili successi di pubblico e critica anche in questa nuova edizione (trovate qui il resoconto dell’edizione 2023: https://www.ilblues.org/summer-jamboree-2023/). Il segreto? Chissà… è un po’ come quello di una famosa bevanda americana; tutti conoscono i suoi ingredienti ma nessuno riesce a capire le giuste dosi per copiare una miscela tra le più celebrate al mondo. Una particolarità però la vogliamo sottolineare; ed è la sua atmosfera di “famiglia”, quell’ambiente che solo le provincie italiane riescono a manifestare. Arrivi qua… e ti senti subito a casa! Al di là dei tanti fattori che il Jamboree contiene, crediamo che questo sia l’elemento madre, da coltivare e proteggere. L’onore e l’onere di aprire le danze del Jamboree 2024 sono affidati a una vecchia conoscenza del festival; sull’Hera stage della Rocca tornano Rudy Valentino e i Baleras. Da oltre quindici anni in giro per il mondo, ripropongono in una veste personale, quei brani che hanno reso noto lo stile Italiano, da Buscaglione a Carosone.
Divertente e ironico, lo show concede anche momenti al rock n roll più classico, ma sempre contraddistinto da un suono limpido, pulito e mai invasivo. Quella particolare liricità di Rudy, unita ad uno swing “educato” della line-up, regala sessanta minuti di buon gusto e musica “spensierata”.
Un tuffo nel mondo del country con una delle più belle sorprese dell’evento marchigiano. Sul main stage di Piazza Garibaldi arrivano Mary Lee and the Caesar’s Cowboys. Sembrava di essersi trasferiti su chissà quale locale di un’America rurale degli anni 30, tra ritmi country swing, western e marcati colori blues. Una musica cara a Milton Brown, Spade Cooley e altri maestri assoluti, che rivivono attraverso interpretazioni impeccabili del combo romano. Presentano anche tracce originali di quello che presto diventerà il loro debutto discografico dove la bella presenza e splendida voce di Mary si connette con naturale armonia alle compatte capacità strumentali della band; qui un ottimo Flavio Pasquello caratterizza il marchio con la sua delicata steel guitar. Sorprendono per quel linguaggio così autentico e fedele alla tradizione, rendendoli una pietra preziosa per il mondo musicale italiano troppo spesso legato a scelte di facile commerciabilità. Di tutta altra natura la performance degli irriverenti Los Killer Tones, ripresentandoci sul palco dei giardini.

Los Killer Tones - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

Altra bella caratteristica del Summer è quella di poter saltare in men che non si dica da un’atmosfera rasserenante come quella dei Caesar’s Cowboys alla sfrontatezza del trio messicano. Profumo di tex-mex intriso da ruvido surf e rockabilly per un’attitudine naturale a divertirsi e far divertire. Il loro è un suono asciutto, diretto senza tanti filtri, dove un carismatico Mario Suarez al contrabbasso, sprigiona tutta la sua simpatia e ribellione… quattro corde costantemente percosse ma mai maltrattate. Un susseguirsi incessante di rockin’ latino e agili ritmi che creano una contagiosa allegria tra il numeroso pubblico ormai catturato dalla loro leggerezza.  Tra i pezzi più riusciti il blues “You Don’t Love Me “ di Willie Cobbs mentre una forsennata “Tequila” dei The Champs è l’ovvia conseguenza di un coinvolgimento e ballo collettivo. Instancabili! I palchi di Senigallia sono stati da sempre il luogo dove poter ascoltare “vecchi leoni” esibirsi; artisti e interpreti che hanno segnato la storia della musica, anche solo attraverso un singolo, diventato brano indelebile e hit; almeno una volta canticchiata da tutti. Mai come in questo caso è giusto il connubio “leoni” e “artisti” perché Jay Siegel’s Tokens hanno creato una carriera intorno all’immagine del re della foresta. Il loro immancabile “The Lion Sleeps Tonight” è stato l’atteso brano conclusivo di un set non sempre precisissimo per esecuzione, ma comunque godibile. La performance risente un po’ di giusta intonazione che, dato un’età non più giovanissima, a volte accusa. Momenti in cui le strade vocali non sempre si ritrovano, seppur va detto che i colori restano comunque piacevoli. La bravura dei Good Fellas, band accompagnatrice per l’occasione, riesce a nascondere piccole defaillance e imprecisioni armoniche.
Tra canti doo-wop, ballate come “Earth Angel (Will You Be Mine?)” dei Penguins e atmosphere romantiche legate ai mitici anni ’50 d’oltreoceano, il trio di Brooklyn convince su pezzi più ritmati ma offre comunque uno spettacolo piacevole, dove le immagini di epoche passate sono l’inevitabile conseguenza. Nella serata di Domenica abbiamo il piacere di ritrovare i Lovesick, appena ammirati sui palchi umbri. Il trio emiliano ripete le belle prestazioni perugine quindi per i dettagli vi rimandiamo al nostro articolo sull’Umbria Jazz 2024. La Union Jack protagonista della giornata di martedì 30 con due band d’oltre manica. Una carica di rock n roll e rhythm blues per gli originali Howlin’ Ric and the Rocketeers, caratterizzati da un sound costruito sulla voce graffiante del frontman. La proposta piace soprattutto per la scelta di un suono limpido e scarno a discapito di quei ritmi ossessivi e roboanti già ascoltati in tante band di genere troppo uniformate…loro sono diversi. Esplosivi in brani come “Knock Three Times” e “Keep Your Hands off My Drink”, il mix è sempre ben calibrato e la bell’intesa dei cinque offre una delle attraenti sorprese di questa edizione. Non può naturalmente mancare quel tocco British in uno stile comunque legato a una consolidata tradizione US. Si cambia palco; nuovamente sul main stage, dove the Hot House Combo dal south west inglese ci riporta indietro nel tempo, in quel decennio prebellico quando il jazz, blues e lo swing s’intrecciavano e si confondevano tra loro creando un’anima oggi storica.

The Hot House Combo - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

È un progetto totalmente acustico il loro, dove venti di New Orleans e dintorni viaggiano tra le note magistralmente suonate dai quattro. Creano un’atmosfera magica in un set tra i più eccellenti delle ultime annate del Summer Jamboree. Attraverso pezzi come “Hot Rhythm”, “Was I Drunk?” e “Lonesome Hearted Blues” di Moon Mullican dimostrano di essere musicisti dotati di un talento assoluto.
Seppur creato solo cinque anni fa, dietro questo progetto ci sono Lisa e Willy Briggs, coppia nella vita e artisti espertissimi, già presenti a Senigallia più di venti anni fa. Un linguaggio autentico e unico composto da swing fra shuffle, ragtime e bluegrass. Eccezionali! Ormai è risaputo che gran parte del popolo del Jamboree attende il festival per sfoderare le danze più sfrenate e molti dei set live, ai quali assistiamo, sono comunque creati per poter ballare. Ce ne sono alcuni però che andrebbero più “ascoltati” che saltellati come quello di giovedì 1 agosto presso i giardini della Rocca dove i tuttofare Good Fellas sono la band di due voci favolose: Laura B dall’Inghilterra e la statunitense Raina Brody-Thompson. Un concerto costruito tra country e rhythm & blues ricordando figure come Patsy Cline e Shirley Gunter in un’ora di puro intrattenimento e ottima musica. “Waiting Just For You”, “Oop Shoop”, “Casting My Spell” (che ricordiamo in una bella versione di Johnny Otis) sono solo alcune delle perle ri-arrangiate ottimamente dalla house band emiliana e ben interpretate dalle due signore, sempre padrone del palco. Un set che sarà replicato qualche ora dopo con una scaletta e verve più ritmata a testimonianza di una viva duttilità e bravura stilistica. Melodie senza tempo e classici indelebili; questi i protagonisti delle tantissime strumentali suonate da Johnny Farina con la sua immancabile steel guitar.

Johnny Farina - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

L’artista italo americano noto attraverso il duo Santo & Johnny tra i due decenni 60/70 oggi è un 83enne in gran forma. Sul palco del main stage, accompagnato dai bravissimi Di Maggio Connection, è un susseguirsi di temi resi celebri anche dalla più nota filmografia US; “Il Padrino”, “Il Mago di Oz”, “The Blues Brothers” sono solo alcune delle opere richiamate; brani come “Sleepwalk”, “Caravan”, “And I Love Her” rievocano immagini in bianco e nero, quando le cose erano certamente più sincere e schiette. Johnny non è sempre in “linea” e sintonia con le armonie della band, ma tutto gli é perdonato perché ha l’entusiasmo e lo spirito di un ventenne. Una serata non per tutti, all’insegna di uno strumento che subito fa pensare a sapori di Hawaiian Party e isole caraibiche. Se ti scorre il rock and roll (quello vero) nelle vene lo capisci subito… Ti bastano poche note per comprendere di che “malattia” dovrai morire! E quei giovanotti della classe 85, Class Of ’85, non solo hanno il rock & roll nel DNA ma anche ben stampato nei loro visi e sorrisi. Il rock & roll, come dicono loro, di una volta, quello che amavi, ami e amerai suonare finché avrai un briciolo di fiato nei polmoni. Figure che storicamente, proprio in un lontano 1985 facevano la scena musicale di casa nostra in quello che allora era uno dei primi grandi raduni italiani di genere; Forlì 1985. Vecchi amici si ritrovano e non può che nascere un grande show fatto di passione, attitudine e good vibrations. Si divertono e fanno divertire sulle note di evergreen come “My Babe” di Ron Holden e “You got a Heart like a rock” di Charlie Gracie. Si può unire satira, rock & rolll, punk e cartoni animati? A quanto pare sembra proprio di sì. La risposta nei MFC Chicken, quartetto inglese all’insegna di una sana follia ed energia esplosiva.

The MFC Chicken - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

Un set a tutto gas… ed è consigliato tenere le cinture ben allacciate perché la velocità è spesso sostenuta. In un mix scatenato di suoni aggressivi fa capolino anche qualche sinergia ska. Scaletta per gran parte originale dove show nello show diventano le espressioni cartoonesche di Spencer Evoy, cantante, sax ma soprattutto leader del quartetto. Quello che sorprende è che, dietro un live ben coreografato e fisico, la performance strumentale risulta perfetta senza la minima sbavatura e incertezza. Bravissimi musicisti che amano prendersi poco sul serio ma non la loro musica fatta di sudore, ritmo e coesione. L’ironia di un brano come “Fuck You, Me” riassume meglio di qualsiasi aggettivo quello che questa band è e ha presentato. E dopo una sostanziosa scorpacciata di rock & roll, cosa può mancare per continuare una goduriosa serata? Una buona dose di blues, naturalmente! Immediatamente serviti con un concerto sorprendente di grandissimo blues! Un set intensissimo, come da tempo non assistevamo, quello dell’austriaco Norbet Schneider che, a differenza del sound dei suoi album, regala un’incredibile performance di jump e rockin blues.

Norbert Schneider - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

Un fraseggio del longilineo cantante e chitarrista quarantacinquenne, impeccabile e sconcertante. Un linguaggio letteralmente perfetto e naturale che lascia a bocca aperta, all’insegna dei maestri del genere (T-Bone Walker tra tutti). Come se non bastasse Norbet possiede una voce bellissima che unita a quell’immagine gentile, diventa musicista elegante e possessore di un gusto fuori dal comune. Ad accompagnarlo ci sono i bravissimi capitolini Jump Aces, tra cui due figure storiche del panorama italiano blues come Marco Meucci al piano e Alessandro Angelucci alla chitarra. Un concerto che avremmo voluto non finisse mai dove brani come “Tiger Man” di Joe Hill Louis e “Please Send Me Someone To Love” di Percy Mayfield espongono un livello accurato d’interpretazione musicale e signorile capacità. Cuore, competenza e ricercatezza; Norbet Schneider and The Jump Aces, tra i momenti di più alta qualità di questo Summer Jamboree 2o24. Sabato 3 agosto è il momento dell’immancabile Abbey Town Jump Orchestra e la loro line-up fatta di ventidue elementi. Tradizionale questa serata dove tanti protagonisti dell’edizione odierna e vecchi amici del SJ si alternano sul palco di una piazza Garibaldi sold out, in oltre due ore di musica e “fuochi d’artificio”. Ultima giornata, domenica 4, dedicata alle grandi vocalità. Inizia la serata Richard Nola da Parigi, viaggiando sul velluto grazie ai sempre ottimi Good Fellas.

Richard Nola - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

Il calore avvolgente e rassicurante del loro swing accompagna il vocalist francese in un omaggio a Big Joe Turner e i suoi discepoli. Quei crooner che hanno reso unico il loro rhythm and blues. Esplorano terre conosciute attraverso pezzi celebri come “T-Bone Shuffle” “Corina, Corina” “Honey Hush” e “(Get Your Kicks On) Route 66”. Tocca a Barrence Whitfield chiudere gli spettacoli dello stage principale in questo entusiasmante 2024.

Barrence Withfield - SJ24 - Il Blues

Foto di Simone Bargelli

L’esperto cantante della Florida è supportato dai già ascoltati MFC Chicken mettendo in scena un concerto all’insegna dei suoni più sfrenati. Parte con situazioni maggiormente legate al rhythm and blues, passando per un po’ di New Orleans sound e concludendo in una seconda parte totalmente dedicata al rock and roll più esuberante con impronte garage. Pezzi originali come “Bloody Mary” si alternano a singoli come “Ooh Wee” e classici tra cui una bella interpretazione della tradizionale “Big Mamou”; qui, il carisma e la forte presenza di Barrence personalizzano un ottimo set contrassegnando i suoi alti ritmi colorati da un deciso tocco “black”. Tanti, tantissimi i concerti proposti, sempre all’insegna dell’alta qualità artistica, una costante imprescindibile che in questa edizione ha raggiunto livelli inattesi. Non a tutti, ahimè, abbiamo potuto assistere ma doveroso è ricordare la partecipazione di: Rhine Valley Ramblers (Austria), Big Five (Germania), David Hermlin Trio (Germania), Los Moustros (Messico), Lewis Jordan Brown (Inghilterra), The Jolly Rockers (Italia), Waka-Doo (Italia), Ricky Rialto & The Green Rats (Italia). Oltre a questo… il Burlesque, il Dance Show, la sfilata d’auto d’epoca, il Village Vintage Market, Walk-In Tattoo e tanto altro. Anche quest’anno il traguardo è raggiunto, in un viaggio di nove giorni dove la città di Senigallia è stata conquistata dal popolo colorato del rock & roll, invadendo alberghi, ristoranti e strutture ricettive. Registrato di nuovo, il tutto esaurito e contribuendo a incrementare le entrate del sistema economico locale. E allora ci piace concludere ricordando, come già abbiamo fatto in passato, una frase del mitico Muddy: “The Blues Had A Baby And They Named It Rock And Roll”… Chissà se Alessandro e Angelo si siano ispirati a lui per costruire questa fantastica e magica “Hot Rod” chiamata Summer Jamboree!

Simone Bargelli

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