Artista vicentino di notevole sensibilità, Daniele Perrino ha realizzato con “The Soot Songs” un viaggio intimo e struggente nei molteplici meandri del blues: da lui interamente composto ed eseguito, l’album disegna un affresco sonoro che mescola sapientemente tinte blues e jazz, con quell’atmosfera un po’ noir che pervade tutte le tracce. La cadenza dell’iniziale “A Moment” introduce l’ascoltatore a quei toni drammatici che la voce di Daniele riesce a esprimere molto bene: lo stesso avviene in “Burning Coals”, che cattura immediatamente l’attenzione con le sue atmosfere cupe e una melodia che quasi evoca lunghe strade desolate come potremmo vedere in un vecchio film. Il timbro vocale è profondo e pieno di pathos, inevitabile il richiamo a Leonard Cohen, e conferma quella vena intimista che trova un’altra splendida espressione in “Breath of Abandon”, una delle tracce più ispirate dell’intero lavoro; qui Perrino sembra dipingere con le parole e la musica un quadro vivido di bar fumosi e storie di dannazione alla Bukowski.
La tromba di “Some Kind of Loving” regala quelle tinte fosche che, pur malinconiche, hanno un grande fascino, come viene ribadito in “Lethargy”; non cala l’intensità emotiva con “Outshine”, con quella sua cadenza continua, mentre “The Dance of Beauty” si distingue per la sua raffinata tessitura sonora. In “Empty Dreams” sembra quasi di ravvisare un crescendo emotivo, guidato dalle note della tromba che si inserisce nelle trame del brano dal sapore jazz, conducendo l’ascoltatore attraverso un labirinto di sentimenti contrastanti, dove tristezza e speranza sembrano intrecciarsi in un delicato equilibrio. Il lavoro si conclude con “Ashes and Reflections”, il cui arrangiamento sembra quasi aprire un varco di luce che il pianoforte cerca di delineare con le sue note alte e con il cambio di ritmo conclusivo.
L’album mette in evidenza la capacità di Daniele Perrino di catturare l’essenza dell’esperienza umana in tutta la sua crudezza e bellezza: con liriche evocative e melodie talora inquietante, il musicista crea sovente un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà. Anche l’influenza di Tom Waits è palpabile in diversi passaggi, dove l’ambiguità narrativa e le atmosfere noir si fondono in un racconto musicale che affascina e inquieta. L’accurata produzione esalta la sua voce e gli arrangiamenti che creano un sound ricco e avvolgente, che trascina l’ascoltatore in un viaggio emotivo carico di malinconia e introspezione.
Luca Zaninello
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